Italia contro Gheddafi, ma anche no… Pacifismo di governo, di destra e di sondaggi

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 23 Marzo 2011 - 14:49 OLTRE 6 MESI FA

Gheddafi e Berlusconi 7 mesi fa

ROMA – Contro Gheddafi, ma anche no: è questo il succo della mozione congiunta Pdl-Lega presentata al Parlamento perché la voti ed è questo è il senso quel che diranno al Parlamento i ministri Frattini e La Russa. Mozione che è il frutto, il concentrato di un pacifismo di governo, di destra e di sondaggi. Mozione che, come tengono a sottolineare quelli che l’hanno scritta, è “completamente diversa, più ampia e analitica” di quella votata dalle commissioni parlamentari quattro giorni fa. Lo dicono loro, con soddisfazione: l’Italia ha cambiato in quattro giorni linea e posizione. Nella nuova mozione si legge che l’Italia si impegna e si sente impegnata a “opportune iniziative politico-diplomatiche”, ad “intimare il cessate il fuoco”, a “riattivare gli accordi petroliferi con la Libia”. E si legge anche che l’Italia chiede agli europei soldi per gestire gli immigrati che arriveranno e che esige il “burden sharing”, cioè che gli europei se ne prendano in casa la gran parte. Si legge infine l’impegno alla “difesa del territorio nazionale” che è cosa in astratto ovvia ma che in concreto significa richiesta di un blocco navale anti rifugiati. Dunque il governo Berlusconi-Bossi schiera l’Italia sulla linea della trattativa, anche con Gheddafi, propone un cessate il fuoco che Gheddafi ha già tre volte proclmato e ignorato, fa parte della missione Onu-Nato ma senza sparare. E chiede in cambio della sua partecipazione la conferma degli affari fatti con Gheddafi e uno scudo, navale e finanziario, contro gli immigrati. Uno scudo che sostituisca il “tappo” anti immigrazione che Gheddafi non garantisce più. Il cambiamento di linea c’è, eccome se c’è.

In fondo è semplice e finalmente chiaro: Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti non accettano che Gheddafi resti e si muovono di conseguenza. Parfigi, Londra e Washington non prevedono di trattare ancora con Gheddafi. Con loro altri paesi europei tra cui la Spagna, la Danimarca, l’Olanda. Al contrario Russia, Turchia e ora Italia non escludono di tornare a trattare con Gheddafi e si muovono, o non si muovono, di conseguenza. La Russia non ha alcun problema ad assumere questa posizione, non fa parte della Nato. La Turchia ha la giustificazione di essere un paese, se non arabo, di certo non pienamente occidentale. La Turchia sta nella Nato ma è comprensibile che sulla Libia assuma posizione “eccentrica” rispetto a quella occidentale. L’Italia sta con Russia e Turchia. Non è “neutralista”, è su altra posizione da quella francese e anglosassone. Però sta anche nell’allenza militare con francesi e anglosassoni. Non si chiama fuori come la Germania, non sta alla finestra come la Cina. Sta dentro e pilota su altra rotta da quella di Sarkozy, Cameron e Obama. Finalmente è chiaro: Roma è contro Gheddafi ma anche no.

Pacifismo di governo, maturato e cresciuto sulla poca “volenterosità” di Berlusconi. Pacifismo di governo che ha fatto outing dopo le pressioni e le “spiegazioni” di Bossi. Riassumibili in due argomenti: con la guerra ci fregano il petrolio e ci imbottiscono di profughi. Pacifismo di destra, di pubblica opinione di destra, correttamente interpretata da Feltri, Sallusti, Ferrara e tanti altri. Pacifismo di destra che è una relativa novità, pacifismo di massa e di gente coagulato intorno all’argomento principe del “facciamoci i fatti nostri”. Se sia tutto un nuovo, vincente ed egemone sentire oppure una modernissima reincarnazione del “franza o spagna purché se magna” è questione tanto intrigante quanto secondaria. Pacifismo di sondaggio: Berlusconi e i ministri hanno letto che almeno tre italiani su quattro non spenderebbero un euro, figurarsi un soldato, per Tripoli.

Ora che finalmente si è capito da che parte l’Italia sta, contro Gheddafi se cade ma anche con la trattativa con Gheddafi se il Rais resiste, come va a finire? Ipotesi uno: Gheddafi diventa buono, non spara più e tutti si siedono intorno a un tavolo. Ipotesi improbabile, Gheddafi spara e sparerà finché potrà. Ipotesi due: Gheddafi resta quel che è, resiste e spara. E allora francesi e anglosassoni vanno avanti più o meno da soli: se Gheddafi resiste ancora, Parigi, Londra e Washington vanno in crisi e pure la Nato. Impossibile immaginare le modalità e le conseguenze di questa crisi. Ipotesi tre: Gheddafi resiste ma perde mezza Libia, Tripolitania e Cirenaica, Tripoli e Bengasi diventano due mezzi Stati in mezza guerra tra loro. E allora son guai per loro e anche per tutti i paesi del Mediterraneo, sponda Sud e anche Nord. Ipotesi quattro: Gheddafi cede, cade in fretta, in pochi giorni. Tutti salgono sul carro della vittoria, anche Russia, Turchia e Italia che pigiavano il freno. Ipotesi cinque: Gheddafi crolla dopo lunga resistenza. E allora la nuova Libia del post Gheddafi si ricorderà, non con amicizia, di chi tirava il freno. Somma e sottrai, moltiplica e dividi: la strategia di Berlusconi e Bossi, la linea del contro Gheddafi ma anche no è perfetta e vincente nel campo domestico, è l’abito della misura adatta che l’Italia vuole indossare. In campo internazionale è un vestitino stretto: se Gheddafi lo butteranno giù gli altri difficile pensare che ricompenseranno l’Italia con quel che Bossi esige. Bossi che può dettar legge a Berlusconi, un po’ meno a Obama, Cameron, Sarkozy e Zapatero. Se Gheddafi resta, gli alleati occidentali “ringrazieranno” di questa sconfitta anche l’Italia.

E la risoluzione Onu? Chi sta dentro o fuori quelle righe, quel mandato? La risoluzione autorizza ogni “azione per impedire siano colpiti i civili in Libia”. Ci stanno dentro sia quelli che con Gheddafi sarebbero ancora dispostio a trattare sia quelli che escludono possa restare al potere in Libia. Sia Sarkozy che Berlusconi perché, è bene ricordarlo, Gheddafi è stato il primo a sparare e spara ancora. La differenza è che per francesi e anglosassoni ha sparato una cartuccia di troppo e il fucile gli va tolto, con le cattive. Per Berlusconi basta invece che non spari più e un mezzo fucile se lo può tenere, se ce la fa.