Di Pietro e la visita di Gheddafi: “Accolto come una rockstar, Berlusconi svende l’Italia”

Pubblicato il 30 Agosto 2010 - 14:11 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Di Pietro

”Il weekend appena trascorso verrà ricordato, in Italia, per la visita a Roma di Muammar Gheddafi. Il leader libico è stato accolto come una rockstar. Un’agenzia ha reclutato 500 hostess. Fotografi e cronisti hanno seguito, attimo dopo attimo, ogni spostamento del colonnello di Tripoli. Non c’è giornale che non riporti una sua foto in prima pagina. Lui, il dittatore libico, ha voluto lanciare un appello all’Europa affinché l’Islam diventi la religione dominante. Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha parlato di folklore e ha chiesto, come sa fare lui, di non gonfiare il caso”.

Lo dice Antonio Di Pietro, nel suo sito web. ”Ma come è possibile – si chiede il leader Idv – siglare trattati con Gheddafi? Com’è possibile svendere la dignità dell’Italia? Come è possibile che, mentre gli altri Paesi ospitano leader democratici, in Italia arrivi un dittatore, venga accolto come una star in aeroporto con 500 ragazze reclutate apposta per lui? Ci dicono che c’è un trattato di ‘amicizia’ fra l’Italia e la Libia, siglato nell’ottobre 2008”.

Dunque Berlusconi svenderebbe e umilierebbe l’Italia, trasformandola nel palcoscenico di un dittatore, in cambio di un trattato che prevede un esborso di cinque miliardi di euro in 25 anni per risarcire la Libia dai danni coloniali. In cambio, una strada prioritaria per le aziende italiane. In realtà, però, dietro a questa storia – osserva Di Pietro – c’è un grosso giro di affari che coinvolge direttamente il Presidente del Consiglio. Gheddafi fa la star in casa nostra perché Berlusconi tutela l’ennesimo conflitto d’interessi. Come scriveva il ‘Guardian’, qualche giorno fa, c’è un legame d’affari fra Gheddafi e Berlusconi. Una società libica chiamata Lafitrade ha acquisito il dieci per cento della Quinta Comunication, una compagnia di produzione cinematografica fondata da Tarak Ben Ammar, storico socio di Berlusconi. Lafitrade è controllata da Lafico, il braccio d’investimenti della famiglia Gheddafi. E l’altro partner di Ben Ammar nella Quinta Comunication è, ‘con circa il ventidue per cento del capitale’, scrive il ‘Guardian’, una società registrata in Lussemburgo di proprietà della Fininvest, la finanziaria di Berlusconi.

Sempre il ‘Guardian’ faceva notare il fatto che Quinta Comunication e Mediaset, ossia l’impero televisivo di Berlusconi, possiedono ciascuna il 25 per cento di una nuova televisione via satellite, Arabala Nessma Tv, che opera anche in Libia, sulla quale il colonnello potrebbe esercitare influenza attraverso la quota che ha rilevato nella Quinta Comunication”. ”Il premier quindi svende la dignità del Paese per tutelare le sue aziende. In compenso, però, fra qualche mese la foto di Berlusconi comparirà sui passaporti libici. Forse il Presidente del Consiglio, conscio della prossima sconfitta elettorale, ha deciso – conclude il presidente dell’Idv – di scappare a Tripoli, che non è come la tunisina Hammamet, ma si sta bene anche lì”.

E son basta l’affonda di Di Pietro, si aggiunge anche un appello dell’Idv al sindaco di Roma: ”Se Alemanno è deciso a continuare nella peregrina idea di mettere una tassa sui cortei, per ripagare l’amministrazione capitolina dei costi sostenuti per pulizie e soprattutto per sicurezza, non perda l’occasione di applicarla al dittatore Gheddafi, il cui tour comporta costi altissimi in termini di forze dell’ordine spiegate e di disagio ai cittadini romani che devono rientrare al lavoro in una città paralizzata”.

Lo afferma il Senatore Stefano Pedica, segretario regionale dell’Italia dei Valori Lazio. ”E’ inconcepibile infatti – continua Pedica – che agli operai, agli studenti e alle associazioni che protestano per legittimi motivi si minacci di far pagare le tasse e invece a chi, come Gheddafi, viene in Italia per fare bella mostra di donne e cavalli si conceda ogni privilegio e si paghi ogni spesa. E’ proprio la nemesi della storia: oggi è l’Italia a fare la figura del paese coloniale di un dittatore fra i più cruenti e scomodi, e la colpa di questa vertiginosa discesa in termini di status internazionale porta il nome di Berlusconi”. Il senatore dipietrista ricorda che oggi l’Italia dei Valori manifesterà montando una ”tendopoli della legalità” davanti all’Accademia Libica di Via Cortina D’Ampezzo per attendere l’incontro fra Gheddafi e Berlusconi.