Iran, per Netanyahu un incubo di 2500 anni

Pubblicato il 6 Marzo 2012 - 20:31 OLTRE 6 MESI FA

TEL AVIV – Nel suo spinoso incontro di ieri a Washington con Barack Obama dedicato al dossier nucleare iraniano, Benyamin Netanyahu si e' concesso una inquietante digressione biblica che non si sa se abbia avuto effetto sul vitale alleato americano, ma di certo ha fatto storcere il naso a qualche suo detrattore in patria.

Messo da parte per un momento il dettagliato esame del minaccioso potenziale atomico su cui sta alacremente lavorando il regime degli ayatollah, il premier ha regalato al presidente degli Stati Uniti un testo significativo: il 'Libro di Ester', sullo sterminio degli ebrei progettato in Persia da Amman, un consigliere di re Assuero. Eventi che sprofondano nella notte dei tempi, vecchi di 2500 anni, stando alla narrazione sacra.

Gli ebrei di allora erano con le spalle al muro. Ma un intervento in extremis della regina Ester, ebrea lei stessa, avrebbe cambiato 'le sorti' (in ebraico: Purim): i perseguitati si sarebbero salvati, e Amman sarebbe finito sul patibolo con tutti i suoi seguaci. Purim – simbolo di sconvolgimento dei piani nefasti del malvagio di turno – e' da allora occasione di una carnevalata annuale, che si festeggia appunto da oggi.

Il richiamo di Netanyahu – che pur non avendo fama di osservante rigoroso, pare talora mostrarsi come chiamato dall' alto a un ruolo salvifico verso il suo popolo – ha destato la attenzione di diversi commentatori locali. In alcuni si e' aggiunto un senso di allarme.

Quasi tutti riconoscono al premier di godere di un ampio seguito popolare (nei sondaggi al Likud, destra, vengono accreditati 40 seggi, un terzo della Knesset) e di avere motivi fondati per temere per la sicurezza nazionale alla luce dei progressi nucleari attribuiti all'Iran.

Ma fra le pagine del 'Libro di Ester' sembra annidarsi anche un approccio inquietante, ai limiti dell'irrazionale, secondo la voce pragmatica di chi in Israele crede (in testa l'ex capo del Mossad Meir Dagan, tutt'altro che una colomba) che una resa dei conti militare con Teheran rappresenti comunque un azzardo micidiale: il suggerimento di un determinismo storico che in fin dei conti non lascia scampo allo stesso popolo ebraico. Netanyahu da parte sua non molla. Ed e' tornato sull'argomento rivolgendosi alla Conferenza dell'Aipac, la piu' influente lobby filo-israeliana d'America.

''Questa settimana – ha osservato, azzardando un ardito paragone fra il racconto biblico e il presente – leggeremo come 2500 anni fa un antisemita persiano cerco' di distruggerci''. Quindi ha citato una sorta di maledizione storica piu' generale: ''In ogni generazione c'e' chi vuole annientare il popolo ebraico''.

Poco prima, il premier aveva anche menzionato il campo di sterminio di Auschwitz, e il rifiuto delle potenze occidentali di bombardarlo (per non discostarsi dallo sforzo bellico centrale) come un precedente paragonabile all'attualita'. Equiparando in qualche modo Auschwitz alla centrale di Natanz – ha denunciato il direttore del giornale liberal Haaretz, Aluf Ben – egli ''si e' avvicinato piu' che mai al punto di non-ritorno verso un conflitto con l'Iran''.