Gerusalemme est, scontri tra palestinesi e coloni

Pubblicato il 28 Giugno 2010 - 09:25 OLTRE 6 MESI FA

Gerusalemme

Torna a salire la tensione a Gerusalemme est in due rioni dove è più sensibile negli ultimi tempi l’insediamento di cittadini israeliani. Un focolare di violenza è stato segnalato negli ultimi giorni a Silwan, alle pendici della Città vecchia, dove anche la scorsa notte si sono avuti scontri fra dimostranti palestinesi, alcuni dei quali armati di bottiglie incendiarie e reparti delle forze dell’ordine.

Secondo la stampa, decine di persone sono rimaste intossicate da gas lacrimogeni. All’origine dei contrasti vi è la crescente opposizione degli abitanti palestinesi alle attività di una associazione ebraica legata al movimento dei coloni.

Quest’ultima ha annunciato di recente che sgombrerà ”anche con la forza, se necessario” un edificio che decenni fa fungeva da sinagoga e dove nel frattempo si sono sistemate famiglie palestinesi.

Un secondo focolare di tensione è nel rione di Sheikh Jarrah dove ieri – secondo la televisione commerciale Canale 10 – sono iniziati lavori edili nell’area dell’ex Hotel Sheperd. Si tratta di un edificio di importanza storica per i palestinesi che sarà demolito in parte per fare spazio a un rione ebraico. In questo contesto il quotidiano Haaretz rivela oggi, con grande evidenza, che il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha deciso di lanciare un ambizioso piano regolatore che – secondo il giornale – rischia di impedire una futura spartizione politica della città.

Aspre critiche al comportamento del sindaco Barkat sono state espresse dal ministro laburista Yitzhak Herzog (Affari sociali) che ha chiesto una verifica in seno al governo. Herzog ha biasimato in particolare l’iniziativa di Barkat di allestire a Silwan il cosiddetto ‘Parco del Re’ (Salomone) che comporterà la demolizione di 22 case palestinesi, costruite senza i necessari permessi, mentre regolarizzerà altre 66 abitazioni palestinesi che pure rischiavano di essere rase al suolo.

Queste polemiche giungono alla vigilia di una delicata missione del premier Benyamin Netanyahu dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama che nei mesi scorsi ha manifestato grande interesse nella situazione a Gerusalemme est, nel timore che una crisi possa bloccare i negoziati indiretti israelo-palestinesi per i quali la diplomazia statunitense ha lavorato a lungo.