Siria. Veto russo-cinese, ”Licenza di uccidere in tutta impunità”’

Pubblicato il 6 Febbraio 2012 - 13:28 OLTRE 6 MESI FA

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu

NEW YORK, STATI UNITI. Dopo il doppio veto russo e cinese che ha sancito l’incapacita’ del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di trovare un’intesa su un testo di condanna del regime siriano, Stati Uniti, Lega Araba e opposizione siriana sono di nuovo tutti compatti nel criticare l’esito della votazione.

”Una farsa”, secondo il segretario di stato Usa Hillary Clinton; una licenza ”di uccidere nella piu’ totale impunita”’ secondo i principali gruppi d’opposizione raggruppati nel Consiglio nazionale siriano (Cns).

Dalla Lega Araba, che ha appena sospeso una missione di osservatori in Siria, toni meno perentori ma l’assicurazione che l’organizzazione panaraba continuera’ a lavorare con il regime e con l’opposizione siriane per trovare ”una soluzione politica” alle sanguinose repressioni della rivolta in atto da 11 mesi contro il regime di Bashar el Assad.

Il tutto dopo l’ultima strage, con 250 persone uccise a Homs sotto le bombe di regime, e mentre continuano violenti combattimenti tra soldati governativi e disertori, con un bilancio complessivo di 58 morti riferito dall’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo. La meta’ delle vittime di quest’ennesima giornata di sangue sono civili, tra cui due ragazzini di 12 e 14 anni.

Intanto la Russia ”spiega” il veto con ”l’intenzione di fare tutto il possibile per una rapida stabilizzazione” della situazione in Siria e annuncia l’invio a Damasco del suo ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, incaricato di lavorare alla realizzazione di ”riforme democratiche indispensabili”. Ma gli Stati Uniti l’hanno presa decisamente male: ed hanno annunciato l’intenzione di rafforzare le sanzioni contro Damasco per bloccare finanziamenti e vendite d’armi al presidente Bashar al Assad, chiedendo ai partner occidentali di fare altrettanto.

A nome dell’Unione Euopea il ministro degli Esteri francese Alain Juppe’ ha detto che ”L’Europa rafforzera’ le sanzioni e aumenterà la pressione internazionale in modo che il regime dovra’ constatare che e’ isolato e non puo’ piu’ andare avanti”.

Il ”rischio di guerra civile” e’ stato poi nuovamente evocato dall’Organizzazione della Cooperazione Islamica (Oci, 57 Paesi membri), mentre di guerra civile gia’ in atto parlano gli oppositori del Cns che – sull’esempio del Cnt libico di fronte a Gheddafi – aspira a prendere il potere al posto del presidente Bashar al Assad e della sua dinastia alawita, mai pienamente accettata nel Paese dagli altri musulmani, sunniti o sciiti che siano.

All’estero gruppi di oppositori siriani si sono dati da fare per accreditare la seconda tesi, quella della guerra civile gia’ in corso: sedi diplomatiche di Damasco sono state attaccate in Egitto, Kuwait, Grecia, Germania, Gran Bretagna e Australia; a Tripoli e Beirut sono state prese di mira le ambasciate russe.