Siria, clan e giovani: le due anime della protesta contro Bashar al Assad

Pubblicato il 25 Marzo 2011 - 19:50 OLTRE 6 MESI FA

Bashar al Assad

BEIRUT – A dieci giorni dall’inizio delle proteste senza precedenti contro il regime al potere in Siria, emergono due anime della mobilitazione, che finora si è mostrata spontanea: in seguito a una controversia locale nella regione meridionale di Daraa, i clan sunniti si sono sollevati contro il potere centrale, incarnato dalla famiglia alawita (sciita) degli Assad, mentre nelle città cominciano ora a scendere in strada i giovani di Internet, che reclamano un futuro di ”libertà” e che si dicono ”laici”.

La scintilla è scoppiata a Daraa, capoluogo della zona agricola e tribale dell’Hawran, al confine con la Giordania, da sei anni afflitta da una perdurante siccità e da un’immigrazione interna di contadini provenienti da altre regioni depresse.

L’arresto a fine febbraio di una quindicina di bambini di una scuola elementare di Daraa, ”colpevoli” di aver scritto sui muri slogan anti-regime, ha esasperato i residenti, per lo più sunniti e appartenenti agli stessi grandi clan dell’area.

Giovani ma anche uomini di mezza età, madri di famiglia, bambini e anziani hanno partecipato attivamente alla protesta sin da venerdì 19 marzo, assembrandosi nel cortile dell’antica moschea al Omari per richiedere le dimissioni del governatore e del capo locale della polizia segreta, definiti come responsabili di una quotidiana ma silenziosa vessazione contro gli abitanti di una città da tempo in fermento.

Dopo la prima carneficina del 23 marzo, l’appello delle tribù di Daraa è stato raccolto da tutti i residenti dei villaggi vicini. ”Se uccidi una persona, è come se uccidessi un intero clan”, ha detto un abitante di Daraa intervistato oggi dalla tv panaraba al Jazira.

Alla protesta del sud della Siria, da oggi si sono uniti, anche se in modo meno massiccio e organizzato, i giovani delle città medio-grandi: Homs, Hama, Latakia, Raqqa, e in parte anche i due centri più importanti, Damasco e Aleppo. Qui, il 16 marzo scorso si era avuto un raduno senza precedenti di intellettuali, dissidenti e familiari di detenuti politici. Oltre 30 di loro erano stati arrestati e si pensava che la sollevazione di Daraa potesse rimanere circoscritta.

I giovani siriani delle città sono sunniti, alawiti, drusi, ismailiti ma si dicono ”laici” e ”non interessati al confessionalismo”; navigano su Internet ma studiano sapendo che nel proprio Paese non avranno un lavoro dignitoso né tantomeno la possibilità di costruirsi una famiglia. Anche per questo hanno preso coraggio e si sono uniti ai fedeli delle moschee. Questi ultimi, forse, saranno i prossimi protagonisti della mobilitazione.

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