Terrorismo, dal Kosovo al Ponte di Rialto: la jihad che abbiamo allevato e protetto

di Riccardo Galli
Pubblicato il 30 Marzo 2017 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA
Terrorismo, dal Kosovo al Ponte di Rialto: la jihad che abbiamo allevato e protetto

Terrorismo, dal Kosovo al Ponte di Rialto: la jihad che abbiamo allevato e protetto (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Terrorismo, una cellula di terroristi individuata e bloccata qui in Italia, a Venezia. Polizia e anti terrorismo li controllavano da tempo, li avevano sentiti esultare al telefono alla notizia delle mattanze di cristiani in altre parti d’Europa per mano dei “soldati dell’Isis”. Ora stavano progettando un colpo contro gli infedeli proprio lì a Venezia, nel posto abitualmente più colmo e infarcito di carne infedele da macellare: il Ponte di Rialto sempre pieno di gente. La cellula terroristica era formata da persone in Italia con regolare permesso di soggiorno, regolare lavoro, regolare documenti…E, attenzione, non erano arabi, tanto meno sbarcati dai barconi, tanto meno venuti dalle jiahd d’Africa d’Asia e del Medio Oriente.

No, erano tutti kosovari. Kosovo, anni ’90. Una guerra civile e insieme di nazionalità di etnie e di religione sta devastando quel che era la Jugoslavia. In Kosovo si forma e combatte una milizia musulmana prima ancora che nazionalista e comunque la nazione kosovara in armi si identifica, vuole identificarsi con l’Islam. E  con una precisa idea e pratica dell’Islam, quello che spara. A questa milizia l’Occidente, Italia compresa, offre protezione, armi, sostegno. L’Occidente lo fa per una sorta di fregola anti slava che si mischia alla comprensibile e corretta missione di opporsi alla violenza che i serbi mettono in campo. I serbi che combattono e quando possono sterminano i musulmani in Kosovo e Bosnia non sono certo soldati del bene e quando l’Occidente interviene, anche militarmente, nelle guerre jugoslave lo fa giustamente contro di loro.

Il guaio è che lo fa soltanto contro di loro, solo contro i serbi. La milizia musulmana kosovara si fa finta di non vedere che sia già jihad anti Occidente e non solo anti serbi. In Kosovo non è solo nazionalismo da piccola patria oppressa, è già nazionalismo da grande patria musulmana da riconquistare. Ma si fa finta di non vedere e non sapere. I soldati dell’Islam kosovaro vengono armati e sostenuti da quelli che a breve saranno i loro bersagli. In Kosovo si ripete lo schema che fu già in Afghanistan: gli Usa che armarono le milizie che poi furono i Talebani e Al Queda.

Per anni l’Occidente ha allevato e protetto una crescente jihad con base e patria in Kosovo. Ancora oggi e sempre più quel lembo dei Balcani è base e culla di una jihad, guerra di religione contro l’Occidente. Da lì partono, anzi sono partiti e già hanno raggiunto il resto d’Europa, soldati di questa jihad appunto allevata e protetta da noi stessi. La superficialità e la miopia con cui l’abbiamo fatto (nella ex Jugoslavia l’Occidente ha pure fatto apertamente il tifo per i diretti e orgogliosi eredi degli ustascia in Croazia)  presenta oggi il conto: dal Kosovo al Ponte di Rialto in fondo ce la siamo voluta.