Tunisia, Ben Alì, dal pugno di ferro al passo indietro

Pubblicato il 13 Gennaio 2011 - 21:11 OLTRE 6 MESI FA

Ben Alì

Guarda all’occidente in politica estera ma governa il suo Paese con un pugno di ferro che fa assomigliare la Tunisia più a una monarchia assoluta che a una repubblica: il presidente tunisino Zine El-Abidine Ben Alì, generale passato alla politica, è al potere da 23 anni e, se sarà di parola, vi resterà solo per altri quattro: stasera, 13 gennaio, ha infatti annunciato che nelle presidenziali del 2014 non si ripresenterà.

E’ al potere da quando con un golpe ‘soft’ ha deposto il ‘padre della patria’ Habib Burghiba che lo aveva nominato premier e successore costituzionale il primo ottobre 1987. Nato a Sousse, il 3 settembre 1936, è riuscito nella non facile impresa di chiudere ogni spazio all’opposizione e di imbrigliare la libertà di stampa (ma stasera ha promesso di ripristinarla e di sbloccare Internet) dando però l’impressione – almeno fino all’esplosione della rivolta – a imprenditori e turisti europei che frequentano la Tunisia di un sistema efficiente, affidabile e soprattutto tranquillo.

La carriera di Ben Ali è tutta in discesa: dal 1964 al 1974 gestisce le forze militari del ministero della Difesa; tra il 1977 e il 1987, salvo una parentesi come ambasciatore in Polonia, è a capo della Sicurezza Nazionale del ministero dell’Interno. Poi viene nominato primo ministro e candidato alla successione da Burghiba. Ma poche settimane, il 7 novembre, fa dichiarare Burghiba mentalmente instabile e lo costringe nella prigione ‘dorata’ di un palazzo a Monastir.

Il suo partito, il Raggruppamento Costituzionale Democratico (ex Partito socialista desturiano), domina la scena politica nazionale e Ben Ali vince le elezioni del 1994 e del 1999 la con la percentuale bulgara di oltre il 99 per cento. Il controllo totale e assoluto del Paese viene formalizzato nel 2002 grazie all’imposizione di una riforma costituzionale che di fatto abolisce ogni limite alla sua rielezione. E nel voto del 2004 viene rieletto con oltre il 94% dei consensi.

Ben Ali, negli anni, vince anche la scommessa contro l’integralismo. E la repressione contro gli islamici di Ennadha è senza appello, tanto che la Tunisia, oltre che stabile, sembra addirittura laica. Ora è alla prese con la sua sfida più ardua, la rivolta del pane: per placare la piazza ha ordinato alle forze di sicurezza di non usare più le armi contro i manifestanti ed ha annunciato di aver ordinato la riduzione del prezzo del pane, del latte e dello zucchero. Chissà se basterà.

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