Tunisia, scoperto a Parigi l’archivio segreto del regime

Pubblicato il 22 Giugno 2011 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA

TUNISI –  La targa era semplice, ”Centro culturale tunisino”, apposta all’ingresso di un bel palazzo in una strada di Parigi, in rue Botzaris, insieme a quelle di altre associazioni, come il Raggruppamento degli Studenti tunisini, o della rappresentanza in Francia dell’Rcd, braccio politico del regime di Ben Ali.

Ma anche solo a guardarlo questo non appare come un palazzo qualsiasi: muri alti e grate coprono completamente ciò che accade all’interno del loro perimetro.

Se forse in Tunisia erano in pochi a conoscere l’esistenza di questo palazzo, a Parigi la rete degli oppositori al regime di Ben Ali sapeva benissimo che, dietro quell’anonimato, si nascondeva uno dei capisaldi dell’intelligence dell’ Rcd (il partito-Stato), un luogo dove venivano raccolte e diligentemente archiviate informazioni, corredate anche di immagini, su tutto, a cominciare dai nemici, reali o potenziali: giornalisti, uomini politici e finanzieri, in Tunisia e in Francia.

A scoperchiare casualmente il vaso di Pandora sono stati un centinaio di tunisini che vivono a Parigi ai margini del benessere, e che, senza una casa, decisero di occupare il palazzo di rue Botzaris. Per necessità, ma anche per portare il profumo del ”gelsomino” e della rivoluzione in tutti i luoghi per loro simbolo della dittatura.

In circostanze ancora non chiarite, e di cui oggi scrive, in prima pagina, il quotidiano tunisino Le Quotidien, l’archivio dell’Rcd, migliaia di file e schede, è spuntato fuori, una scoperta che rischia di avere un effetto devastante in Tunisia, ma anche in Francia, dove Ben Ali aveva (e forse ha ancora) tantissimi amici, anche ad alti livelli pubblici.

Tutto, all’interno del Palazzo, sembra trasudare mistero. Anche perché, in queste ore, vengono fuori aspetti a dir poco inquietanti, ma che in fondo appaiono terribilmente eguali a quelli di molte dittature.

Così, ad esempio, l’associazione studentesca ospitata era, insieme, un centro di formazione dei giovani tunisini inquadrati nell’Rcd a cui era stato affidato il compito di essere i messaggeri politici e di comunicazione di Ben Ali in Francia, ma anche un’antenna per monitorare gli oppositori, per carpirne i segreti, per comprendere se c’erano, nei loro confronti, margini di ricattabilità o peggio.

Per questo Fausto Giudice, definito ”giornalista e militante zapatista”, ha scritto che il palazzo di rue Botzaris ”ricorda uno dei numerosi luoghi segreti di detenzione e tortura disseminati in Tunisia più che un ‘centro culturale”’. L’archivio scoperto in modo casuale è impressionante e, a detta di chi ha avuto la possibilità di dargli una sbirciata, contiene migliaia di fotografie, ricevute bancarie, documenti, fatture intestate all’Rcd, copie di lettere ad esponenti della politica francese.

Ma gli oppositori di Ben Ali storcono il naso sulla celerita’ con cui, nel giro di pochi giorni, il palazzo è stato evacuato con la forza dalla polizia ed e’ diventato pertinenza dell’ambasciata tunisina in regime di extraterritorialita’, quindi intangibile.

Karim Guellay, blogger e oppositore militante, si chiede come sia stato possibile che il palazzo – ufficialmente di proprietà di un ente privato – sia stato evacuato su richiesta dello Stato tunisino, quando esso ancora non godeva dell’extraterritorialità. E la risposta che si dà è molto chiara: ”Penso che questa storia degli archivi sia una bomba politica, economica e finanziaria e che nessuno abbia interesse che escano fuori e siano utilizzati”.