Ucraina, fallito incontro Kerry-Lavorv su Crimea. Anche Kharkiv vuole referendum

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 14 Marzo 2014 - 20:33 OLTRE 6 MESI FA
Ucraina, fallito incontro Kerry-Lavorv su Crimea. Anche Kharkiv vuole referendum

Sergei Lavrov e John Kerry (Foto Lapresse)

ROMA – Ucraina, fallisce l’incontro tra il segretario di Stato americano, John Kerry, e l’omologo russo, Sergei Lavrov, mentre si avvicina il referendum in Crimea. Domenica 16 marzo la penisola ucraina dovrà decidere se tornare alla Russia, come prima del 1954, quando Nikita Krushchov la regalò a Kiev ai tempi dell’Urss. Il sì è scontato. E alla Crimea potrebbe unirsi Kharkiv, l’ex capitale ucraina nell’est del Paese. I filorussi vogliono organizzare anche lì un referendum per l’annessione a Mosca già domenica, insieme ai crimeani.

Che l’incontro bilaterale a Londra, durato ben sei ore, sia finito con un buco nell’acqua lo hanno detto gli stessi protagonisti. Kerry ha chiarito che gli Stati Uniti, come l’Unione Europea, non riconosceranno l’esito del referendum (cosa che probabilmente, come per Abkhazia e Ossezia del Sud nel 2008, non farà quasi nessun altro Paese). Lavrov ha negato che per ricostruire i rapporti tra Mosca e Kiev ci sia bisogno della mediazione internazionale, respingendo ogni ingerenza.  Kerry ha annunciato sanzioni, Lavrov le ha bollate come “controproducenti”.

Se domenica il referendum passerà, già lunedì il Consiglio europeo potrebbe vietare l’ingresso nel suo territorio ai vertici del potere politico-economico russo, decisione, concordata con Washington, che potrebbe colpire anche gli amministratori delegato di Gazprom, Alexei Miller, e di Rosneft, Igor Sechin. A rischio anche i beni sparsi per l’Europa di molti oligarchi russi, come Roman Abramovich e Oleg Deripaska.

Lo scontro è arrivata anche su internet. Degli hacker hanno attaccato il sito del Cremlino (Kremlin.ru), del ministero degli Esteri e della Banca centrale. Pirati informatici hanno colpito anche i siti web governativi della Crimea: nel mirino il portale dell’Alta Corte di Simferopoli, insieme ad altri, così come quello del Comitato elettorale per il referendum di domenica a Sebastopoli. Mentre l’intellighenzia anti-Putin si mobilita e oltre 100 tra scrittori, attori, politologi e registi hanno firmato una lettera aperta contro la guerra. Ma, come dimostra piazza Bolotnaya, difficilmente potrà avere qualche effetto.