Usa, riforma sanitaria: Obama vince primo test al Senato, sì al dibattito

Pubblicato il 22 Novembre 2009 - 08:50 OLTRE 6 MESI FA

Con un insolito voto notturno, il Senato degli Stati Uniti ha dato una primo via libera, pur senza entrare nel merito, alla grande riforma sanitaria allo studio del Congresso, dopo avere convinto le due piu’ reticenti tra i democratici, Marie Landrieu della Lousiana e Blanche Lincoln dell’Arkansas, ad esprimersi in favore del dibattito in aula.

Per il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si tratta di una prima vittoria, anche se l’iter legislativo rimane lungo e difficile. Il voto del Senato era visto infatti come un vero e proprio test, visto che la riforma sanitaria e’ la prima tra le priorita’ programmatiche della Casa Bianca, puntando a ‘coprire’ praticamente tutti gli americani.

Se non fosse stato raggiunto il quorum i senatori avrebbero ritardato di settimane, se non di mesi, l’iter legislativo della riforma: la piu’ ambiziosa da 40 anni a questa parte, quando cioe’ venne lanciato il programma Medicare di assistenza ai piu’ anziani.

Con il via libera di domenica del Senato e’ stato deciso di avviare il dibattito sulla grande riforma sanitaria allo studio del Congresso da diversi mesi. Occorreva una maggioranza qualificata di 60 senatori su 100. Hanno votato a favore tutti i democratici, che sono 58, come anche i due indipendenti a loro vicini. I voti contrari sono stati 39. L’ultima ad aver detto di si’, nel pomeriggio di ieri, e’ stata Blanche Lincoln dell’Arkansas, che dovendo affrontare le urne l’anno prossimo secondo fonti politiche appariva reticente a dare il suo assenso, viste le perplessita’ dei suoi elettori.

Nel suo seguitissimo intervento la Lincoln ha detto che ”e’ molto importante iniziare il dibattito”, aggiungendo pero’ che ”non mi esprimero’ in favore del testo, almeno nei termini in cui e’ stato redatto” fino ad ora. Poche ore prima anche un altro senatore reticente, Mary Landrieu della Lousiana, si era detta pronta a votare a favore del dibattito, mantenendo anch’essa le proprie riserve. La Landrieu aveva ricordato che la spesa sanitaria Usa rappresenta ”oltre il 16% del prodotto interno lordo americano, circa il doppio rispetto agli altri paesi”.

Per sedurre il senatore della Lousiana, sono stati inseriti nel piano decine di milioni di dollari di agevolazioni per le vittime dell’uragano Katrina. C’e’ anche chi probabilmente ha giocato sporco nei suoi confronti, rivelando alla stampa che la Landrieu ha appena effettuato un misterioso rimborso di quasi 25 mila dollari di contributi elettorali all’Irs, il fisco americano.

Il testo messo a punto dal Senato, che ha l’appoggio della Casa Bianca, prospetta spese per circa 850 miliardi di dollari in dieci anni e prevede una cosiddetta opzione pubblica, cioe’ la possibilita’ per gli Stati di mettersi in concorrenza con le assicurazioni. Contrariamente a quello approvato dalla Camera, con spese di oltre mille miliardi, non prevede limiti per la copertura assicurativa degli aborti terapeutici, come richiesto dai deputati democratici cattolici in cambio del via libera.

Una volta approvato dal Senato, se verra’ approvato, il testo dovra’ essere poi unificato con quello della Camera, in vista del secondo doppio esame parlamentare definitivo. I tempi potrebbero essere ancora lunghi, e non e’ affatto detto che la riforma della sanita’ Usa verra’ varata entro la fine dell’anno. Anzi c’e’ chi sostiene che alla fin fine un accordo sara’ difficilissimo da trovare, con il serio rischio di un nulla di fatto.

Poco dopo la decisione del Senato a favore dell’apertura del dibattito sulla riforma della sanità il presidente Barack Obama ha detto che si tratta di “un voto storico che ci fa compiere un passo avanti verso la fine degli abusi delle compagnie assicurative, il contenimento della spirale dei costi medici, la garanzia di stabilità per coloro che hanno l’assicurazione e l’estensione della qualità della copertura medica a favore di chi non ce l’ha”.

Adesso la Casa Bianca guarda con interesse ad “produttivo dibattito” che avverrà in aula a partire dal 30 novembre. La Camera ha già approvato una propria legge di riforme – con 220 voti contro 2015 – e tocca adesso al Senato concludere il proprio iter prima dell’armonizzazione dei testi.

Il principale ostacolo per la bozza di legge viene da senatori democratici o indipendenti contrari all’opzione di un piano sanitario pubblico. La Conferenza episcopale chiede invece ai senatori di non votare a favore di un testo che ristabilisce forme di finanziamento pubblico per gli aborti.