Alberto Clò: “Sono troppe le centrali elettriche in Italia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Aprile 2015 - 14:22 OLTRE 6 MESI FA
Alberto Clò

Alberto Clò

ROMA – “Sono troppe le centrali elettriche” dice, intervistato da Italia OggiAlberto Clò, a capo di Rie, istituto di ricerche industriali ed energetiche.  Ex-docente di economia industriale all’università di Bologna, Alberto Clò è stato ministro dell’Industria nel governo Dini.

Domanda. Durerà il prezzo del petrolio ai minimi storici?

Risposta Credo di sì. E se il negoziato sul nucleare iraniano avrà esito positivo la produzione e le esportazioni di quel paese aumenteranno e vi sarà un’ulteriore pressione al ribasso. Una grande occasione per rimettere in sesto il nostro paese, speriamo non venga sprecata”.

Domanda. Perché l’Europa dell’energia sembra un miraggio?

Risposta. C’è la testarda volontà degli Stati di mantenere una piena sovranità nel decidere la struttura della propria offerta di energia e le modalità con cui darvi soddisfazione. Ciò vanifica la potenziale forza contrattuale dell’Europa, come possiamo constatare rispetto alla crisi russo-ucraina.

D. Inoltre sembrano prevalere, nel settore, gli interventi diretti degli Stati….

R. Sì, c’è il pesante ritorno degli Stati e delle politiche pubbliche. La Gran Bretagna, per esempio, un tempo icona delle liberalizzazioni e del mercato, oggi è tornata sotto la stretta regia dirigistica dello Stato. Poi basta rammentare il caso dell’accordo concluso tra il governo francese e la EdF per la realizzazione di una centrale nucleare, con redditività garantita dallo Stato per decenni e prezzi oltre due volte quelli di mercato. Il vero nodo della politica energetica in Europa è lo squilibrio tra efficienza ed equità che ha trovato riscontro nel manifestarsi di una sempre più ampia ‘piaga sociale’ della povertà energetica: persone che non sono in grado di comprarsi l’energia sufficiente a riscaldarsi o illuminarsi. Una piaga quantificabile, in Europa, tra 50 e 125 milioni di individui.

D. Anche alla luce della discesa del prezzo del petrolio qual è lo stato di salute dell’industria energetica?

R. Si può parlare di crisi. Innanzi tutto il crollo dei consumi di energia, specie elettricità e metano, dopo l’esplodere della grande crisi economica, ha provocato forti eccessi di capacitproduttiva. Inoltre la notevole penetrazione delle rinnovabili – in forza degli immani sussidi loro riconosciuti – ha ulteriormente esasperato questo surplus di capacità. L’Italia, che aveva completamente rinnovato il suo parco centrali con enormi investimenti nelle centrali a ciclo combinato (a metano), dispone oggi di una potenza oltre due volte la domanda di punta, con centrali nuove inutilizzate. Un gravissimo spreco di risorse. Infine il crollo dei prezzi del petrolio sta falcidiando i margini delle imprese,.

D. L’Italia dipende troppo, per l’energia, da Libia e Russia?

R. Nell’ultimo biennio più si è aggravata la crisi russo-ucraina e quella libica più è aumentato il peso delle importazione di gas dalla Russia e dalla Libia. Un paradosso. Dal 33% dei consumi finali nel 2012 provenienti da Russia e Libia siamo passati al 51% nel 2014..

D. È sbagliato l’approccio italiano alle energie alternative?

R. Sì, la confusa politica di sostegno alle rinnovabili è stata connotata da molti errori: l’assenza di una qualsiasi programmazione tanto che l’esagerata penetrazione ha spiazzato le centrali tradizionali e ha raggiunto con sette anni di anticipo gli obiettivi europei. Morale: i consumatori hanno finito per sovvenzionare le importazioni dei fornitori esteri.

D. I giacimenti energetici italiani quale contributo potrebbero dare rispetto al fabbisogno?

R. Potremmo in pochi anni raddoppiare la produzione nazionale di idrocarburi, con investimenti sui 15 miliardi di euro, in buona parte di provenienza estera, dando lavoro all’intera filiera petrolifera che conta eccellenze tecnologiche che operano in ogni angolo del mondo ma non è loro consentito di farlo in Italia. Della serie ‘continuiamo pure a farci del male’.