Cancellieri-Ligresti, Feltri: “Due pesi due giustizie. Teleselezione del reato”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Novembre 2013 - 14:42 OLTRE 6 MESI FA

Cancellieri-Ligresti, Feltri: "Due pesi due giustizie. Teleselezione del reatoROMA – Vittorio Feltri parla su Libero del caso Cancellieri-Ligresti come “teleselezione del reato”.

Scrive:

A nostro parere, non è scorretto che il ministro della Giustizia si interessi delle condizioni di salute di una detenuta, sol­lecitando eventualmente le autorità a considerare se sia il caso di concederle la libertà. Dov’è allora il problema? Sta nel fatto che il figlio della signora Cancellieri è stato un dirigente delle imprese di Ligre­sti, da cui egli avrebbe di recente ricevuto una cospicua liquidazione. Si parla di mi­lioni di euro. Di qui il dubbio che la telefo­nata del ministro non sia stata gratuita, ma determinata dal desiderio di aiutare gente amica. Ma è appunto soltanto un dubbio.

Che, quand’anche fosse fonda­to, non configurerebbe un reato tale da co­st­ringere l’ex prefetto a dimettersi dal ruo­lo di responsabile del dicastero. Ciò detto e sottolineato, e ribadendo la nostra stima per Anna Maria Cancellieri (alla quale bisogna riconoscere una certa sensibilità nei confronti dei detenuti, visto che si occupa di amnistia e indulto), occorre an­che dire che, in altre occasioni e per incidenti analoghi, i magistrati si so­no mobilitati con una severità che nella presente circostanza non si è riscontrata. Il riferimento a Silvio Berlusconi è inevitabile. Costui- co­me ha segnalato ieri mattina Ales­sandro Sallusti nel suo editoriale – è stato condannato a sette anni di re­clusione per concussione, avendo fatto una telefonata alla Questura al­lo scopo di informare la polizia che di Ruby si sarebbe fatta carico Nico­le Minetti, consigliere regionale ( Lombardia).

Poi:

Infatti non si può sostenere che con il ministro si sia esagerato in in­dulgenza, ma è obbligatorio conclu­dere che, viceversa, con il Cavaliere si è esagerato in crudeltà. Tuttavia, assodato che Berlusconi è un simbo­lo che divide, accantoniamolo un at­timo e proviamo a imbastire un ra­gionamento che lo escluda. Mettia­mo che al posto del ministro Cancel­lieri fosse implicato in questa storia Angelino Alfano, il quale tra l’altro è stato un predecessore della signo­ra. Siamo sicuri che lui la passereb­be liscia quanto lei? Figuriamoci. L’avrebbero già crocifisso. Interro­gazioni parlamentari. Richieste di dimissioni. Raccolta di firme per sfi­duciarlo. I media l’avrebbero trafit­to con articoli acuminati. Qualsiasi programma televisivo sarebbe adesso impegnato a sputtanarlo.

Conclude:

Semplicemente siamo di fronte a una conferma: in Italia i famosi «due pesi e due misure» sono una pratica consolidata. Talmente con­solidata da non scandalizzare più nessuno. Si accetta con rassegnazio­ne, come la pioggia in autunno, che la destra sia sempre da condannare e la sinistra sempre da assolvere.