Elezioni anticipate nel 2014. 2013: stabilità. Napolitano tira le orecchie al Pd

Pubblicato il 10 Agosto 2013 - 11:17 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni anticipate nel 2014. 2013: stabilità. Napolitano tira le orecchie al Pd

Giorgio Napolitano (LaPresse)

ROMA – Il Governo Letta non deve cadere e deve restare in carica almeno fino al 2014. Giorgio Napolitano è consapevole che per fare uscire l’ Italia da 5 anni di recessione ci vuole solo una cosa, un Governo decente, non eccellente ma nemmeno pessimo, guidato dal buon senso e non dal divismo, quale che sia la maggioranza che lo sostiene.

Tutto il resto sono problemi di bassa macelleria politica: Berlusconi che vuole andare alle elezioni anticipate convinto che le vincerà, la sinistra travolta dal birignao.

Giorgio Napolitano, che di errori ne ha fatti tanti anche lui, oggi sembra ispirarsi al rigoroso realismo che guidò Palmiro Togliatti dopo il 1945, magari con qualche suggerimento da Stalin, magari con un cinismo un po’ spietato, ma se in Italia non finimmo come sono finiti in Iraq è stato anche grazie a Togliatti,oltre che alla presenza dei democratici di Harry Truman invece dei repubblicani di George W. Bush.

Le tappe della azione di Giorgio Napolitano sono raccontate, giorno dopo giorno, da Fabrizio d’Esposito sul Fatto Quotidiano. Sabato 10 luglio:

“Un pranzo informale, riservato, non annunciato, [durato 90 minuti…si è svolto venerdì] nella tenuta presidenziale di Castelporziano, a Roma, con una delegazione del Pd: il segretario Guglielmo Epifani, i capigruppo parlamentari Luigi Zanda e Roberto Speranza e Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato”.

L’intervista di Guglielmo Epifani mercoledì al Corriere della Sera : “Niente salvacondotto a B. ma il governo deve andare avanti” ha fatto scattare l’allarme al Quirinale e Napolitano

“l’uscita di Epifani non è piaciuta affatto”

perché

“ha scatenato i falchi del Pdl, che oggi vanno all’assalto del voto anticipato con il pretesto della Imu“.. .

“Come dimostra la presenza della Finocchiaro, la discussione avrebbe avuto come argomento principale l’abolizione del Porcellum e il percorso delle riforme istituzionali. In pratica, ai quattro del Pd, il capo dello Stato ha ripetuto il messaggio già consegnato lunedì scorso agli emissari del Pdl per il salvacondotto a B., Renato Schifani e Renato Brunetta: “Col Porcellum non vi mando a votare”. Quindi, un no categorico al voto anticipato in autunno, senza riforma elettorale. E senza dimenticare che venerdì il ministro Gaetano Quagliariello, ex saggio del Colle, ha già messo le mani avanti: “Non si può votare prima del 3 dicembre, quando la Consulta si pronuncerà sul Porcellum”.

Nel corso del pranzo, Napolitano avrebbe fatto intendere la sua intenzione,

“qualora la situazione dovesse precipitare, [di fare] ricorso all’arma estrema: le sue dimissioni. Un ragionamento, quello del presidente, legato a doppio filo con “la necessaria stabilità di governo”.

“Il nodo dei nodi, cioè il salvacondotto a Berlusconi, sarebbe stato affrontato “nella cornice della stabilità da ritrovare”, ma la posizione espressa da Epifani mercoledì dovrebbe essere rimasta ferma. Stando così le cose, la “riflessione” del capo dello Stato sulla grazia o un suo surrogato è destinata a essere ancora più lunga. Qualsiasi decisione porterà all’implosione dell’una o dell’altra forza. Di qui, probabilmente, la necessità di avviare una riforma elettorale per poi votare a febbraio o marzo”.

Venerdì 9 lo stesso Fabrizio d’Esposito, aveva scritto:

“Il rullìo bipartisan dei tamburi di guerra per le elezioni anticipate è stato sentito chiaro e forte anche dal Colle più alto”,

termine incomprensibile in Italia ma in uso tra i giornalisti per indicare il colle del Quirinale, dove si trova il grande palazzo che fu dei Papi e poi dei Re d’Italia e ora ospita i presidenti della Repubblica italiana. Tuttavia

Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme in quota Pdl ma anche ex saggio del Quirinale ai tempi del surreale preincarico a Pierluigi Bersani, s’incarica di raffreddare gli animi eccitati -dei due maggiori partiti, ribadendo peraltro una sua posizione già nota: “Non si possono sciogliere le Camere prima che la Corte costituzionale si sia pronunciata sulla legittimità della legge elettorale, ossia prima del 3 dicembre. Non si può andare alle elezioni prima che si sappia se l’attuale parlamento possa essere dichiarato illegittimo”.

“Il ministro specifica che “si tratta di un giudizio di tecnica costituzionale”. Ma gli effetti politici ci sono eccome e potrebbero anche essere un indizio di quello che sarà l’atteggiamento di Giorgio Napolitano quando a Ferragosto scadrà l’ultimatum di Berlusconi sul provvedimento di grazia chiesto al capo dello Stato.

Berlusconi

“ha fretta, visto che il 15 settembre gli sarà notificata l’esecuzione della pena, Napolitano no. Anzi. I due marciano in direzione opposta. È una partita che si gioca sui tempi medio- lunghi e che per le colombe del Pdl presupporrebbe un addio nobile di Berlusconi alla politica. Ma anche se non fosse vera quest’ultima condizione, Napolitano non ha affatto intenzione di muoversi sotto la pressione e le minacce alimentate da Arcore o Palazzo Grazioli sul voto anticipato a novembre, magari il 24”.

Due collaboratori del presidente Napolitano sono stati messi a studiare la pratica. Sono Ernesto Lupo, consigliere per gli affari dell’amministrazione della giustizia, e Giancarlo Montedoro , consigliere di Stato che si occupa degli affari giuridici e delle relazioni costituzionali.

Il salvacondotto a Berlusconi dovrebbe venir fuori da questi, nonc hé qualche altro eletto, cilindri, ma non subito:

“La formula potrebbe essere quella della commutazione della pena in senso pecuniario ma la fantasia al Colle non è mancata in questi mesi, come dimostra il comitato di otto saggi per passare dall’era Bersani a quelle delle larghe intese. E di fronte a un eventuale muro berlusconiano sulla questione dei tempi, le idee di Napolitano sono chiarissime. Il voto in autunno non lo concederà mai”.

 

“Il progetto di B. di fare il candidato – premier dal carcere o dai domiciliari o facendo i servizi sociali (in attesa di decadenza e interdizione) potrebbe rimanere un’illusione.

“Il sentiero d’emergenza di Napolitano conduce al voto a febbraio-marzo, dopo la riforma elettorale. In questo lungo arco di tempo, da qui alla primavera del 2014, viene collocata la concessione del salvacondotto. Sempre che Berlusconi non dia un’accelerazione al suo profilo di martire populista e pregiudicato. In merito, il contributo dato all’innalzamento della tensione dall’intervista di Epifani al Corsera (“La sentenza va applicata, niente salvacondotto”) non è stato affatto gradito da Napolitano, che si sarebbe molto arrabbiato”.

Da qui il pranzo a Castelporziano. Cvd.