Enrico Letta-Angelino Alfano patto: Governo terrà se Ignazio Marino a Roma flop

Pubblicato il 27 Maggio 2013 - 04:54 OLTRE 6 MESI FA
ignazio marino

Ignazio Marino

Enrico Letta e Angelino Alfano avrebbero stretto un “patto segreto” per sterilizzare l’impatto dei voti di domenica 2 e lunedì 27 sulla vita del Governo, quali che siano i risultati.

Secondo Francesco Bei, su Repubblica, l’obiettivo è

“sterilizzare in anticipo le prevedibili scosse in arrivo, con due partiti — Pd e Pdl — stretti nel sostegno al governo ma costretti a darsele con vigore nella sfida per le città”,

mentre chi sta al timone di questa scassata navicella che è ormai l’ Italia

“guarda con crescente preoccupazione al voto”

in particolare quello di  Roma, dove l’aria non sembra ottima per

“il candidato del centrosinistra, Ignazio Marino [altro incredibile frutto della macchina da guerra messa su da Pierluigi Bersani], con conseguenze imprevedibili per la tenuta della maggioranza”. Perché è chiaro che soltanto il voto della Capitale ha un peso tale da poter influire sugli assetti nazionali”.

Secondo Francesco Bei

“i dati aggregati a livello nazionale — che mettono insieme Isernia con Ancona, Viterbo con Siena — stavolta contano poco. L’importante è sapere chi vince la posta al ballottaggio. A Roma più di ogni altra città”.

Un segnale delle difficoltà di Ignazio Marino è stato

“il flop di piazza San Giovanni, il luogo simbolo della sinistra scelto apposta per la chiusura della campagna elettorale […] Lo stesso segretario Guglielmo Epifani, che era sotto al palco di San Giovanni, è stato costretto ad ammettere il disinteresse che circonda lo scontro Marino- Alemanno”.

Lo stesso dicasi

“del confronto in tv tra i quattro candidati, organizzato su Sky, con un deludente seguito di appena 39 mila telespettatori”.

Commenta Francesco Bei:

“Un testa a testa Marino-Alemanno avrebbe un effetto sconvolgente sul centrosinistra”.

Secondo Paolo Gentiloni, di origine Margherita e peggio ancora oggi legato a Matteo Renzi, quindi messo all’angolo dalla macchina delle primarie gestita dall’apparato di origine Pci,

“la vera posta in gioco è al ballottaggio tra quindici giorni — e sarà comunque una partita difficile per noi. Se vinciamo lo daranno per scontato, se perdiamo… sarebbe un brutto colpo per un partito già malconcio”.

Secondo Francesco Bei,

“a quel punto tutti [nel Pd] se la prenderebbero con il governissimo, sconfessando le larghe intese e allargando ancora di più le distanze tra il Nazareno e palazzo Chigi”.

Andrea Augello, capo della campagna di Alemanno, interpellato da Francesco Bei, dice:

“Marino è un candidato eccentrico rispetto alla scelta del governo di larghe intese fatta dal Pd. Se vince, vince da solo. Se perde, perde il Pd”.

Conferma Francesco Bei che

“Ignazio Marino ha fatto di tutto per prendere le distanze da Enrico Letta. Non ha votato la fiducia al suo governo, dopo aver già disobbedito alle indicazioni del partito votando Rodotà al Quirinale. Non ha voluto sostegni in campagna elettorale, tranne quello di Nicola Zingaretti“.

Destra e sinistra condividono una speranza: che le urne riservino

“un’amara sorpresa per Beppe Grillo. La campagna di Marcello De Vito, il giovane avvocato grillino, è stata tutt’altro che travolgente e questo fa ipotizzare un risultato molto al di sotto del 27% conquistato alle politiche”.