Imu, scontro Pd-Pdl, Berlusconi e Alfano, Alitalia: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Ottobre 2013 - 08:31 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Si riaprono le ostilità sull’Imu”. Due ostacoli per un’ambizione. Editoriale di Angelo Panebianco:

“Forse la domanda che oggi bisogna porsi per ragionare sul futuro della politica italiana è la seguente: quanto grande è l’ambizione di Angelino Alfano e del suo gruppo? Hanno davvero la volontà di guidare il centrodestra nel suo insieme nella fase post berlusconiana? Oppure hanno ambizioni molto più modeste: dare vita a una formazione neo-centrista — separando il proprio destino dai «lealisti» (come hanno scelto di chiamarsi coloro che non hanno condiviso lo strappo di Alfano)? Insomma, saranno i leader che rivitalizzeranno un centrodestra alternativo alla sinistra oppure, come li definisce perfidamente Giuliano Ferrara, sono solo un pugno di «ministeriali» interessati a tenere in piedi il governo, qualunque cosa esso faccia, con l’obiettivo di creare un partitino neo-democristiano per forza di cose obbligato a cercare punti di incontro con la sinistra?
Per capire, al di là delle dichiarazioni di facciata, quale sarà la strada che Alfano, Lupi, Quagliariello e gli altri imboccheranno, bisognerà osservarli in azione su certi temi. Ad esempio, ammorbidiranno la battaglia per la riduzione delle tasse? Come ha sostenuto Raffaele Fitto, i lealisti berlusconiani intendono condurre la lotta dentro il partito contro Alfano e i suoi, accusandoli di cedimento e subalternità alla sinistra. Se Alfano darà l’impressione che l’accusa sia fondata, le sue chance di guidare il centrodestra tutto in competizione con la sinistra si ridurranno drasticamente. Per un leader di destra la benevolenza o gli applausi della sinistra sono come il bacio della morte. Come testimonia la parabola di Gianfranco Fini. La dura replica di Alfano al premier Letta mostra che egli ne ha consapevolezza.
Un altro aspetto che bisognerà considerare riguarderà le scelte del gruppo Alfano in materia di riforma elettorale. Se l’ambizione del gruppo è limitata, esso finirà per lavorare sotto traccia (senza dichiararlo) per il ritorno della proporzionale. Perché la proporzionale è il sistema elettorale più adatto per favorire la formazione di un partito neo-centrista distinto da, e contrapposto a, i berlusconiani. Si consideri, per di più, che la proporzionale può fare gioco a molti: per esempio, a sinistra, favorirebbe il drastico ridimensionamento delle ambizioni di Matteo Renzi (con la proporzionale è più facile separare i ruoli di segretario e di premier)”.

Alitalia, salvataggio a rischio Si cerca un socio pubblico. Articolo di Giuliana Ferraino:

“Nulla di fatto durante l’incontro di ieri sera a Palazzo Chigi per salvare Alitalia. Il governo continua a cercare un socio pubblico, per dare ossigeno alla compagnia aerea, che aveva in cassa appena 128 milioni di liquidità alla fine del primo semestre, chiuso con 946 milioni di debiti e 294 milioni di perdite. E, in assenza di buone notizie, avrà carburante disponibile solo «fino al 12 ottobre», ha minacciato il numero uno dell’Eni, Paolo Scaroni. «Speriamo che la situazione si risolva, ma non possiamo rinnovare il fido a una società che non ci dà sicurezza. Abbiamo già un’esposizione importante (circa 35 milioni, ndr ). Ma se la società non riscuote nemmeno la fiducia dei suoi azionisti, non possiamo tenerla in vita noi con il carburante», ha dichiarato ieri da New York.
L’ultimatum di Scaroni lascia 5 giorni di tempo per una soluzione. Perciò le trattative e i colloqui per il salvataggio proseguiranno anche oggi, mentre nel pomeriggio, alle 16, è confermata una nuova riunione del consiglio di amministrazione di Alitalia, per «tenere costantemente informati i consiglieri».
«La situazione è molto tesa e grave», hanno spiegato alcune fonti alla fine della riunione durata oltre 3 ore, un’ora in più del previsto, tanto che il ritardo ha fatto slittare alle 19.30 l’incontro tra governo e i sindacati sulla legge di Stabilità”.

L’Ossessione delle Tasse e l’Equità. L’analisi di Dario Di Vico:

“La sociologia italiana sarà chiamata a interrogarsi se il proprietario di un monolocale di 36 metri quadri ubicato a Roma o a Milano debba o meno essere annoverato nella categoria dei “ricchi”. Secondo i presentatori di un emendamento al decreto Imu, tutti del Pd e considerati di area renziana, la risposta è inequivocabilmente «sì» tanto che hanno chiesto al Parlamento di modificare la proposta del governo e di ripristinare la tassa sugli immobili per i proprietari di case con una rendita catastale superiore ai 750 euro. Quella stessa rendita che in termini di metri quadri corrisponde nella classe A/2 delle due principali città italiane ai 36 metri quadri di cui sopra, che diventano 41 a Roma e 55 a Milano nel caso in cui l’appartamento sia catalogato nella classe A/3. Morale della favola: nell’ansia di dare un segnale di equità al proprio elettorato i presentatori dell’emendamento, primo firmatario Maino Marchi, rischiano di stangare non la plutocrazia ma una parte considerevole del ceto medio italiano. E di conseguenza di fare il più classico degli autogoal elettorali.
Il richiamo, o se preferite l’ossessione, per la punizione dei ricchi è ricorrente nell’azione del centro-sinistra, basta riandare al tempo del secondo governo Prodi e al famoso manifesto di Rifondazione Comunista che con gli articoli della finanziaria 2007 li voleva far piangere e che invece finì per ampliare le divergenze all’interno della coalizione che sorreggeva l’esecutivo. Nella frenesia di stangare gli abbienti quasi mai la sinistra riesce a prendere bene le misure, forse conosce così poco la società italiana che si fa travolgere da una sorta di narrazione tardo-robinhoodiana e produce il risultato concreto di portare acqua al mulino degli avversari. Vede ricchi ovunque e spinge nelle braccia della destra una consistente fascia di italiani di ceto medio. Anche ieri alla Camera i rappresentanti del Pd, almeno quelli che avevano a cuore l’emendamento, sono riusciti a creare contraddizioni e pasticci”.

Più difficile per i partiti scaricare le tensioni sull’esecutivo di Letta. La nota politica di Massimo Franco:

“L’insistenza su parole come unità, condivisione, sintesi, rende bene il tentativo del Pdl di limitare i danni del voto al Senato di mercoledì scorso. A quasi una settimana da quell’esito sorprendente, cresce l’impressione di una situazione sospesa. Sembra che sia in atto una decelerazione a tavolino: rallentamento sulla creazione di Forza Italia come incudine ed esasperazione di una forza elettorale e personale; prudenza su qualunque gesto che possa davvero portare a una scissione, tipo formare nuovi gruppi parlamentari; e cautela sulla liquidazione di Silvio Berlusconi come conseguenza inevitabile della sconfitta della linea antigovernativa. Il vicepremier Angelino Alfano, segretario del Pdl, non forza gli effetti della vittoria. E Berlusconi lo asseconda: per lui è il male minore.
Per il governo è una conferma che il pericolo di una destabilizzazione a breve è stato scongiurato. In questa fase, e nei prossimi mesi, le tensioni si riverseranno sui partiti, ai quali sarà difficile tentare di nuovo di scaricarle su Palazzo Chigi. Ma la transizione nel centrodestra si presenta tuttora segnata dal destino giudiziario di Berlusconi; e dall’esigenza di difenderlo senza però assecondare la sua ira e farsi travolgere. L’idea che «il ventennio» del Cavaliere sia finito è probabilmente più condivisa di quanto si voglia ammettere. Ma non viene tollerato che a dichiararlo sia il premier Enrico Letta. Per paradosso, le sue parole pronunciate domenica in tv sono state considerate dai suoi alleati nel Pdl come un favore involontario ai berlusconiani duri e puri”.

La prima pagina di Repubblica: “Pd-Pdl, nuovo scontro sull’Imu”.

La Stampa: “Imu sulle case di pregio”. I presupposti per una nuova economia. Editoriale di Mario Deaglio:

“La riduzione del cuneo fiscale che il governo è ora in grado di proporre, e della quale sta informando le parti sociali, a cominciare dai sindacati, incontrati ieri sera, non potrà che essere piccola dal punto di vista della quantità: nell’ordine di 200-300 euro l’anno, come se il presidente del Consiglio e la sua squadra di governo offrissero a tutti i lavoratori dipendenti italiani un caffè al giorno, probabilmente escludendo i sabati e le domeniche, al bar dell’angolo. Del resto non si può ragionevolmente offrire di più con il quadro delle entrate fiscali che è stato delineato ieri sera da un bollettino del ministero delle Finanze, caratterizzato da una precaria stabilità, dalla forte caduta del gettito dell’Iva, in particolare sulle importazioni, non totalmente compensata da un aumento del gettito delle imposte dirette”.

L’amore al tempo del web è una cena a lume del display. Articolo di Federico Taddia:

“Lui e lei, in un romantico ed elegante ristorante cittadino, con una forchetta in una mano e lo smartphone nell’altra, silenziosamente concentrati nel comunicare: rigorosamente con altri. La cena a lume di display è il fotogramma più diffuso dell’amore al tempo dei social network, emblema di come i dispositivi mobili stiano cambiando le nostre abitudini quotidiane.

«I cellulari di nuova generazione nascono proprio per permettere il processo di multitasking e, quindi, è come se portassimo in giro con noi una moltitudine di mondi in cui vogliamo essere contemporaneamente – spiega Alberto Pellai, medico psicoterapueta e autore del libro “Lasciatemi crescere in pace” (Erickson) –. Sono strumenti di connessione nel mondo on line, ma di netta disconnessione nel mondo off-line: senza accorgercene trascorriamo più tempo durante la cena con gli occhi verso lo schermo invece che verso la persona che abbiamo di fronte». L’aggiornamento delle news, il controllo delle mail, un’occhiata al proprio Facebook, la pubblicazione di una foto su Instagram, un commento politico lanciato al volo su Twitter: le giornate ormai sembrano volare sui binari, paralleli ma intersecati e sovrapposti, della realtà e della virtualità . Dal bagno, mentre ci si fa la doccia al mattino, al vagone della metro, mentre ci si sposta in città, dalla scrivania dell’ufficio al banco di scuola, dall’auto in coda in tangenziale alla fila con il carrello al supermarket: ogni luogo è quello giusto per lasciare il proprio segno nella Rete. Gli unici timori in grado di generare panico e ansia da oblio sono l’assenza di campo e la batteria scarica”.

Il Fatto Quotidiano: “Imu, il governo litiga. Non è cambiato niente”.

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Il Giornale: “Letta rimette l’Imu”. Editoriale di Alessandro Sallusti:

Il nuovo corso del governo Pd-Pdl rischia di parti­re con la reintroduzione dell’Imu,che si aggiun­ge al nuovo aumento dell’Iva deciso nei giorni scorsi. Già ieri i politici di sinistra, firmatari della proposta che stamane verrà votata, e oggi i giornaloni amici loro cercheranno di vendere la notizia sotto il ti­tolo: l’Imu torna,ma solo per i ricchi.È una balla colos­sale. Portare l’esenzione sotto la soglia dei 750 euro di rendita catastale significa colpire il ceto medio e i pen­sionati possessori di abitazioni non certo da nababbi (che già pagano la tassa) e anche disperati e disoccupa­ti­che hanno ereditato la casa da genitori appena bene­stanti. Insomma, ci risiamo con i governi delle tasse che tanti danni hanno fatto. È di ieri la notizia che, dopo gli aumenti,il gettito fiscale dell’Iva è calato di oltre tre mi­liardi. Ovvio: più tasse, meno consumi, meno incassi per lo Stato. La partita non è economica ma politica. La sinistra vuole umiliare il Pdl, che di Imu e Iva aveva fatto il cardine della sua campagna elettorale. Servo­no risorse anche per cassa integrazione e cuneo fisca­le? Benissimo, nulla da obiettare: tagliate spese inutili e faraoniche, magari a partire da quelle del Quirinale, l’istituzione più costosa al mondo.
La verità è che fanno pagare a noi il piano per spacca­re il centrodestra, per dividere Berlusconi da Alfano. Altro che Pdl irresponsabile. Questi sono dei pazzi e il piano è criminale, anche se ben congegnato. Prima ot­tenere dagli amici magistrati la doppia condanna di Berlusconi (sentenza Mediaset e maxi risarcimento a De Benedetti, un salasso che avrebbe messo in ginoc­chio qualsiasi imprenditore o gruppo), poi la sua deca­denza con un voto al Senato che applica la legge ( Seve­rino) in modo retroattivo e quindi incostituzionale. Quindi spaccare il partito di Berlusconi facendo leva su personalismi e promesse di gloria. Ora che hanno le mani libere, a sinistra si affrettano a spartire il botti­no con i complici: la politica economica la impone la Camusso (con Confindustria, che è la stessa cosa in versione chic). E guarda caso, arriva pure l’annuncio che Carlo De Benedetti, editore diRepubblica , con i milioni rapinati a Berlusconi per via giudiziaria, entra nel mondo delle tv (le frequenze de La7). Solo coinci­denze? Ma va là”.