Legge anti iPhone, slitta il voto al Senato. Ecco perché

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Luglio 2017 - 13:32 OLTRE 6 MESI FA
Legge anti iPhone, slitta il voto al Senato. Ecco perché

Legge anti iPhone, slitta il voto al Senato. Ecco perché

ROMA – Alzata di scudi al Senato sul ddl per la cosiddetta Net Neutrality, a prima firma dei Stefano Quintarelli, noto esperto della rete e deputato di Civici e Innovatori alla Camera. Il testo che punta a garantire uguali diritti agli utenti contro gli abusi di operatori telefonici e produttori di smartphone, era passato all’unanimità alla Camera nel 2016. Ma ha subito una prima battuta d’arresto al Senato. Giovedì scorso era fissato il voto ma è slittato e mai più calendarizzato. Bisognerà attendere la prossima conferenza dei capigruppo per sapere se rientrerà nel programma di lavoro di luglio.

Ad accendere la discussione politica è in particolar modo l’articolo 4 del testo che consente l’installazione di app extra-store e software, non rialsciati direttamente da Apple, nel caso degli iPhone o da PlayStore per i Samnung. Il quotidiano la Stampa spiega perché:

 

Alcuni osservatori hanno ipotizzato stravolgimenti nei rapporti commerciali di colossi come Google, Microsoft e in particolare Apple. L’accusa che arriva da alcune parti del Pd è che la legge sarebbe contro la libertà di impresa e in modo particolare contro la Apple.

È l’articolo 4 del ddl quello più discusso, che permetterebbe all’utente di installare e disinstallare qualunque software, sistemi operativi, app su qualsiasi device. Una norma che complicherebbe l’uso di dispositivi Apple, che sono invece «chiusi». Secondo Quintarelli invece la norma non farebbe altro che introdurre un sistema di tutela più forte per chi usa il dispositivo e garantirebbe maggiore libertà all’utente, affermando il principio di neutralità della rete, secondo cui il proprietario di un telefono deve avere ampia possibilità di scelta.

«La legge non impone alcun cambiamento alle pratiche commerciali di nessuno. Solo, in caso di discriminazioni dolose che causino un danno all’utente – spiega Quintarelli – introduce una possibile procedura semplificata e più breve rispetto all’Antitrust. Il caso Google di questi giorni è durato otto anni, e adesso inizia il ricorso». In sostanza questo disegno di legge prevede che se discrimini (traffico o applicazioni) per ragioni anticompetitive, non tecnicamente motivate «puoi essere sanzionato con una procedura che non richiede un lungo e costoso procedimento antitrust».

Il binario antitrust continuerebbe quindi ad esistere, ma i procedimenti sono lunghi. Per questo Quintarelli ha disegnato questa proposta: «I procedimenti del codice del consumo previsti nella mia proposta di legge sono brevi, meno costosi e le sanzioni sono multe (al massimo 1/500 della sanzione comminata a Google). Inoltre, questi procedimenti possono essere chiusi con impegni in cui il produttore si obbliga a eliminare il presunto illecito».