Libero: “Così la lite tra Renzi e Delrio paralizza il governo e il Paese”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Agosto 2014 - 13:13 OLTRE 6 MESI FA
Libero: "Così la lite tra Renzi e Delrio paralizza il governo e il Paese"

Delrio (LaPresse)

ROMA – “Così la lite tra Renzi e Delrio paralizza il governo e il Paese” è il titolo dell’articolo a firma di Giacomo Amadori su Libero:

Per primo l’aveva scritto sul suo blog «Alle cinque della sera» il giornalista Cesare Lanza: «Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha presentato in questi giorni tre volte le dimissioni. E tre volte le dimissioni sono stare respinte ».In tutta fretta, era arrivata la smentita della portavoce di Delrio, Luisa Gabbi, direttamente sul sito: «Buonasera dottor Lanza, con riferimento alle presunte dimissioni che sarebbero state presentate dal sottosegretario Delrio sono a smentire categoricamente quanto le è stato riferito. Lamia fonte, le assicuro, è più che certa. Grazie».

Non sappiamo se Delrio abbia presentato le dimissioni una, due o tre volte e neppure se lo abbia fattoper iscrittoo, invece, a voce.Quello che Libero ha potuto verificare è che nell’entourage del premier, a pranzie cene, leconversazioni virano sempre sulla guerra strisciante tra il Presidente del ConsiglioMatteo Renzi e il suo vice Delrio. Una sfida traduediverse visionidelpotere, masoprattutto tra imandarini delle opposte fazioni. Ecosì,mentre l’Unione europea bacchetta l’Italia e il premier scopre che in Europa c’è la crisi e che quindi la ripresa arriverà non si sa quando, Palazzo Chigi, è diventato una sorta di Vietnam. Perché si può discutere di Pil,pensionidatagliare,articoli 18 da cancellare,ma se lamacchina burocratica è in panne, beh, diventa tutto più difficile. Infatti sullo scacchiere dello scontro Renzi- Delrio, gli alfieri o, se preferite, le torri, sono rispettivamente Antonella Manzione, ex capo della Poliziamunicipale di Firenze, eMauro Bonaretti, per otto anni direttore generale di Reggio Emilia con Delrio sindaco e poi suo capo di gabinetto al ministero degli Affari regionalinelgoverno Letta.

I rapporti Manzione-Bonaretti si possono definire con un eufemismo freddi, e rispecchiano quelli dei rispettivi principali. Il problema nasce a monte: entrambi non sono sbarcati a Roma grazie aconcorsio titoli,ma in«quota » aidue ex sindaci, innome delcosiddetto«rapportofiduciario », tanto in voga nei Comuni, dove il10per centodel personale può essere assuntoexarticolo90o110, suchiamatadiretta. Esattamente come hanno fatto Renzi e DelrioconManzioneeBonaretti. Attualmente Manzione è capo del dipartimento affari giuridici della Presidenza del Consiglio, mentre Bonaretti è segretario generale di Palazzo Chigi.Due ingranaggi fondamentali nel motore delgoverno.Laprima èquella che deve mettere a punto lenorme necessarie al governo e vistare tutti i provvedimenticheiministeripropongono; il secondo è il filtro di tutte le decisioni più importanti, quello che al mattino smistaidossierurgentielideposita sulla scrivania del premier. Una coppia d’assi che deve gran parte della propria carrieraalla cooptazionee alla fedeltà.

La nomina romana di Manzione è stata inizialmente contestata dalla Corte dei conti,ma Renzi è riuscito ad aggirare l’ostacolo: Antonella, 51 anni, laurea in giurisprudenza, sorella di Domenico, sottosegretarioall’Interno ed ex procuratore diAlba, è una fedelissima del premier. Primadi ricoprirediversi incarichi a Palazzo Vecchio, è stata capo dei vigili urbaniaLivorno, Lucca,Pietrasanta e Verona. Il suo predecessore, Carlo Deoadato, già membro dell’Avvocatura e del Consiglio di Stato, era consideratodamoltipiùqualificato. Qualche brusio ha sollevato anche la nomina di Bonaretti,cinquantenne, laurea in Economia e commercio all’università di Parma: in passato il suo ruolo era stato affidato ad alti magistrati (con Enrico Letta c’eraRoberto Garofoli) e non a un ex direttore generale diunComune dimedia grandezza, scelto con chiamata diretta. Nonostante carriere tanto simili, all’ombra del potente di turno, sembra che inostrinon si prendano affatto. Ilmotivo lo ha probabilmente svelato in un tweet dell’aprile scorso il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: «Botte da orbi tra Matteo Renzi e il segretario generale Bonaretti. Pomo della discordia: la famosa vigilessa fiorentina. Sarà vero?» (…)