Linus: Radio americane? Deprimenti. Italiane meglio di francesi e tedesche

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Marzo 2015 - 06:19 OLTRE 6 MESI FA
Linus: Radio americane? Deprimenti. Italiane meglio di francesi e tedesche

Linus, direttore di Radio Deejay (LaPresse)

ROMA – Le ultime rilevazioni dicono che Radio Deejay arretra negli ascolti, ma Linus contesta quei dati, concentrandosi sul buono stato di salute di cui godono le radio italiane. Nel nostro Paese, secondo il direttore di Deejay, la concorrenza ha fatto bene al settore. Linus definisce invece “ormai deprimenti” le radio americane, e trova che le nostre emittenti radiofoniche facciano meglio di quelle francesi e tedesche. Marco Gaiazzi, conduttore della trasmissione Media & Money su Class Cnbc (canale 507 di Sky, ogni giovedì alle 20 in replica sabato dalle ore 18.50 e domenica dalle 19.20), ha pubblicato su Italia Oggi l’intervista a Linus:

Si è scatenata la polemica dopo gli ultimi dati sugli ascolti radiofonici nel 2014. In sintesi, Linus contro tutti. Che è successo?
Succede che mi fa specie che sia l’unico ad alzare il dito in questo momento, l’unico a chiedere di più a questa indagine sugli ascolti. Sono convinto che così come è fatta non serva a nulla. Spendiamo dei soldi per avere numeri vaghi e totalmente fuori tempo massimo. O forse, sono io a essere fuori tempo nel fare questa polemica. Infatti la mia è una delle poche, forse l’unica, radio fatta di programmi e ha bisogno di avere il conforto o lo sconforto dei numeri per decidere, di stagione in stagione, cosa fare, cosa tenere o cosa togliere dal palinsesto.

Cosa contesti alle rilevazioni?
Per fare un esempio, i programmi iniziano a settembre-ottobre. Per far partire un programma devi deliberarlo a giugno, almeno. Ciò vuol dire che devi avere le idee chiare a metà anno, devi avere una idea di come è andata la stagione precedente. Ebbene, l’indagine fornisce diverse tranche di dati (trimestrali, semestrali e annuali). Dei dati trimestrali si dice, giustamente, che vanno presi con le pinze perché sono realizzati su numeri troppo piccoli. Così gli unici dati significativi, almeno per quanto riguarda i quarti d’ora, sono quelli semestrali. Meglio ancora se si prendono tre trimestri consecutivi. Solo che il semestre gennaio-giugno ci viene dato a ottobre! È come se un allenatore dovesse fare la formazione della propria squadra per il prossimo campionato, ma la deve decidere mentre ancora gioca quello precedente, senza neanche sapere se ha vinto lo scudetto o se è retrocesso.

Qualcuno, sul sito di una nota radio concorrente, ti ha definito un «piangina», ossia sollevi il problema solo ora che Deejay, come molte altre radio, perde ascoltatori…
Questa è una polemica, un’accusa che può fare solo chi non capisce cosa dico. Mi piacerebbe tornare al primo posto ma prendo atto serenamente della classifica. Anzi, credo che in questo momento Rtl (che non è la radio con cui è nata la polemica, ci tengo a precisarlo) abbia le caratteristiche per essere una emittente più ascoltata di Deejay. Che vuoi che ti dica, noi ci accontentiamo di fare più fatturato. E di avere una immagine più raffinata. Io non ce l’ho con nessuno. Solo che qualcuno ha la coda di paglia. La mia non è una polemica legata alla classifica. Io dico solo che questi dati non servono a nulla, a nessuno.

Come ha chiuso il 2014 Deejay?
Non è la mia area di competenza ma posso dire bene. Tra i primi 10 network siamo sicuramente la prima radio per fatturato. Rtl è simile a noi, leggermente sotto. Gli altri sono molto distanti.

Il pubblico vuole il contatto fisico con quelle che alla fine sono per loro «solo» delle voci. Avete qualche novità in cantiere?
Il mio sogno è quello di «punteggiare» l’agenda con un evento grande ogni mese, mese e mezzo. Non è facile organizzarli. Ne abbiamo già messi a segno 2-3 dall’inizio dell’anno. Penso alla festa per i 33 anni della radio caratterizzata dall’uso del vinile, che ha avuto un ritorno mediatico incredibile a conferma del fatto che dietro c’era una idea originale. Penso poi alla Deejay Ten a Bari, con un successo straordinario. A Pasqua saremo a Riccione, niente di nuovo, è un po’ casa nostra. E stiamo organizzando 2-3 grandi eventi per questa estate. Credo ci sia bisogno di andare in mezzo alla gente ma penso che agli ascoltatori oggi non interessi più vedere un tir avveniristico con dentro due deejay-speaker che parlano ad un microfono, come fossero in un acquario.

È vero che stai pensando a una Deejay 2, un clone web di Deejay per allenare nuove leve?
Mi piacerebbe, sì. Penso che abbiamo anche il dovere, non solo io, ma tutti quelli della mia generazione, di provare a lasciare qualcosa per chi verrà dopo. C’è un po’ poco nel panorama radiofonico italiano, lo ammetto. Le web radio fanno fatica a stare in piedi, questo è un dato da cui non si può prescindere, ma mi piacerebbe fare una seconda radio Deejay sul web per crescere nuove leve pronte, magari, tra qualche anno. Ci sto pensando.

Oggi il panorama radiofonico italiano sembra un po’ rarefatto, in termini di talento. Pensi che dipenda anche da questo il calo generalizzato dell’appeal delle radio?
Beh, se fossero nati fenomeni alla Jovanotti, come successo 25 anni fa, sicuramente questi avrebbero aiutato tutto il comparto. C’è una leggera flessione ma credo sia fisiologica, legata forse più agli stili di vita che cambiano. Anzi penso che le radio italiane godano di ottima salute. Credimi, fuori le cose non vanno molto meglio. Basta ascoltare le radio in Francia o Germania per capire quello che intendo. O peggio ancora quelle americane che una volta erano per noi dei fari, dei punti di riferimento. Oggi negli Usa le radio sono, a mio giudizio, deprimenti. La sensazione è quella di abbandono, per dirla col basket sono radio e speaker senza più i fondamentali. Noi abbiamo tanta voglia di fare. La concorrenza in Italia ci spinge a fare sempre meglio.