Marco Travaglio: Quando lo faceva Berlusconi Renzi diceva…

a cura di Sergio Carli
Pubblicato il 20 Settembre 2015 - 07:25 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio: Quando lo faceva Berlusconi Renzi diceva...

Marco Travaglio: Quando lo faceva Berlusconi Renzi diceva…

ROMA – Marco Travaglio confronta Matteo Renzi a Berlusconi, si chiede: “Ma se le stesse cose le facesse Berlusconi?” e rivela il paradosso di Renzi, il suo U turn da rottamatore a politicante come tutti i rottamati, in un articolo pubblicato dal Fatto di sabato 19 settembre 2015, intitolato “Venduti & comprati”, che Blitz presenta domenica 20.

Il punto forte della invettiva di Marco Travaglio è nelle ultime righe, dove ricorda episodi di un passato che sembra preistoria anche se risale a soli 5 anni fa:

“Il 14.1.2010, a Porta a Porta, un giovane politico di belle speranze se la prese con Paola Binetti che aveva appena mollato il Pd per l’Udc:

“La tua posizione è rispettabile, ma dovevate avere il coraggio di dimettervi dal Pd e dal Parlamento, perché non si sta in Parlamento coi voti presi dal Pd per andare contro il Pd. È ora di finirla con chi viene eletto con qualcuno e poi passa di là. Vale per quelli di là, per quelli della sinistra, per tutti. Se c’è l’astensionismo è anche perché se io prendo e decido di mollare con i miei, mollo con i miei – è legittimo farlo, perché non me l’ha ordinato il dottore – però ho il coraggio anche di avere rispetto per chi mi ha votato, perché chi mi ha votato non ha cambiato idea”.

Il 22.2.2011 il giovanotto ribadì:

“Se uno smette di credere in un progetto politico, non deve certo essere costretto con la catena a stare in un partito. Ma, quando se ne va, deve fare il favore di lasciare anche il seggiolino”.

Si chiamava Matteo Renzi, detto il Rottamatore e non ancora il Compratore”.

Se le stesse cose che oggi fa Renzi le facesse Berlusconi è, secondo Marco Travaglio,

“uno dei ritornelli più ricorrenti, nelle conversazioni di chi ancora parla di politica. La risposta è sottintesa: se al posto diRenzi ci fosse Berlusconi, verrebbe meritatamente lapidato, insultato e bruciato in effigie dal popolo della sinistra e anche da chi di sinistra non è, ma semplicemente tiene alla Costituzione e a un minimo di decenza istituzionale”.

Però la domanda è sbagliata, perché, ricorda lo stesso Marco Travaglio, correggendosi, Berlusconi

“ha già fatto le stesse cose – dall’abolizione dell’articolo 18 al bavaglio alla schiforma della Costituzione – che Renzi sta semplicemente rifacendo: solo che a Berlusconi non furono consentite da una mobilitazione dell’opinione pubblica, orientata e incanalata dalla stampa progressista, che invece oggi tace o acconsente, permettendo allo Spregiudicato  di completare l’operala sciata a metà dal Pregiudicato.

Il Tempo ha raccolto una strepitosa antologia di quello che si diceva e si scriveva nel dicembre 2010, quando Berlusconi comprava senatori un tanto al chilo per rimpiazzare i finiani in fuga, esattamente come sta facendo Renzi per riempire il vuoto della sinistra Pd con verdiniani, fittiani, tosiani, alfaniani, ex grillini e gruppimisti,promettendo rielezioni futuree poltrone attuali (la stessamerce di scambio usata da B.cinque anni fa). Con l’aggravante che oggi il mercato delle vacche avviene sulla riforma della Costituzione, non su leggi ordinarie.

“Scandalo in Parlamento”, tuonava Repubblica irridendo ai “Cicchitto e i Verdini, i Bondi e gli Alfano”che gabellavano il mercimonio per “libera dialettica parlamentare”. Oggi i Cicchitto, i Verdini, i Bondi e gli Alfano stanno tutti con Renzi e a Repubblica va benissimo così.

Famiglia Cristiana definiva la compravendita berlusconiana dei senatori “peggio di Tangentopoli”. Oggi invece tace. Di Pietro, dopo il trasloco di Razzi&Scilipoti, sporse denuncia e la Procura di Roma aprì un fascicolo. Oggi a nessuno viene neppure l’idea, Di Pietro è stato rottamato (così impara: era contro le larghe intese). E quel che resta dell’Idv è in Senato con gli ex 5Stelle Romani e Bencini, pronti a saltare sul carro renziano”.

Repubblica è il bersaglio più grosso dell’invettiva di Marco Travaglio:

“Neppure la minaccia, prima fatta filtrare con apposita velina dai soliti “retroscenisti” e poi furbescamente smentita, di trasformare il Senato in un museo sordo e grigio, fa alzare un sopracciglio ai Mauro Boys. I titoli sono una trionfale cavalcata delle Valchirie in onore dei Renzi Boys: “Renzi sul Senato: accordo possibile ”. “I conti del premier: ‘Stavolta ci siamo’”. “Da Verdini sì alla riforma: entriamo in maggioranza”, e sono belle soddisfazioni. “Senato, sull’articolo 2 spunta una mediazione”(Repubblica la annuncia da due mesi e non s’è mai vista, però Repubblica insiste). “Primi sì in aula, Pd unito”. “Il premier apre: intesa possibile ma senza ricominciare daccapo”(cioè nessuna intesa possibile). “L’ultima sfida di Anna: ‘Sopporto i sospetti con cristiana virtù’” (do ve Anna è la Finocchiaro, santa subito, e pure martire).

Della compravendita, su Repubblica, non c’è traccia, a parte un colonnino pudicamente intitolato:“Quei trenta indecisi dell’opposizione pronti al soccorso”. Ecco: “soccorso ”, mica “mercato delle vacche” o “vergogna” o “scandalo” come ai tempi di Berlusconi. Dipende da chi è il compratore.“Niente inciuci con Renzi, solo consulenza”, precisa l’ex leghista leghista Flavio Tosi nell’apposita, rassicurante intervista, e pazienza se dopo l’incontro a Palazzo Chigi è passato dall’opposizione alla maggioranza, almeno sul Senato. Tutto bene, dunque, nessuna compravendita: al massimo soccorso, o consulenza”.

 

Marco Travaglio non risparmia nemmeno (e a dife il vero non è la prima volta) uno dei miti dei suo giornale, Raffaele Cantone, magistrato preposto al controllo della corruzione, finora non sembra con grandissimi risultati se non per la propria immagine:

“Anche RaffaeleCantone è indignato per “l’immoralità del mercato in Parlamento”, o meglio lo era quando lo faceva il Caimano. Oggi parla d’altro”.