Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Buon appetito”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Ottobre 2015 - 08:26 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Buon appetito"

La prima pagina del Fatto Quotidiano

ROMA – “Buon appetito” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di giovedì 15 ottobre.

Primo appalto per il Giubileo, prima retata dei carabinieri. Arrestati due imprenditori che si fingevano concorrenti, in realtà – secondo l’accusa –erano soci occulti e pagavano un funzionario del Comune per sapere in anticipo notizie riservate sulle imprese invitate alle gare: così uno dei due presentava un’offerta troppo alta per farsela bocciare e far vincere l’altro, poi facevano a mezzo.

Qualcuno riderà – c’è sempre chi ride per minimizzare – della scarsa importanza della gara per riempire le buche nelle strade e controllare il traffico dell’Anno Santo (ma, come dice Massimo Fini, che gli è saltato in mente al Santo Padre?) e dello scarsissimo importo della mazzetta: 2 mila euro. Ma c’è poco da ridere. È una questione di principio, come già avrebbe dovuto insegnare Tangentopoli, casomai qualcuno avesse voluto imparare: la regola era l’appalto sporco e l’eccezione era quello pulito che però, appena veniva scoperto, si provvedeva subito a sporcare pagando una tangente non dovuta. Che l’appalto sia grosso o piccolo, che la mazzetta sia pingue o scarsa, non importa: ciò che conta è che tutti gli appalti devono essere truccati,sempre e comunque. Dovesse mai capitarne uno regolare, si creerebbe un pericoloso precedente: altri si monterebbero la testa e pretenderebbero di vincere per merito e non per mazzetta, innescando un effetto domino che metterebbe a rischio la sopravvivenza dell’intero termitaio lasciandolo senza più pane per le proprie ganasce.

Le imprese dovrebbero presentare progetti credibili a costi sostenibili, investendo in manodopera qualificata e in innovazione anziché in corruzione. Politici, amministratori e funzionari dovrebbero accontentarsi dei lauti stipendi, senza poterli arrotondare in nero. I partiti dovrebbero finalmente dimagrire, vendendo i propri patrimoni immobiliari e chiudendo le proprie finte fondazioni. Una reazione a catena che fa paura solo a immaginarla. Perciò nessuno ha voluto sciogliere il Comune di Roma per Mafia Capitale, come la legge imponeva: il commissariamento per mafia avrebbe richiesto una bonifica dell’apparato amministrativo che, a prescindere dal colore dei sindaci e delle giunte, ha sempre fatto il bello e il brutto tempo. Meglio sciogliere per gli scontrini di Marino. Così tutto sembrerà risolto mandando a casa lui e trovandone un altro, possibilmente tra quei partiti che si sono mangiati Roma e non hanno ancora finito di digerirla (…)