Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Provaci ancora, Cick”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Ottobre 2015 - 08:20 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Provaci ancora, Cick"

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Provaci ancora, Cick”

ROMA – “Fabrizio Cicchitto – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – è proprio adorabile, specie da quando va in giro in borghese: scappucciato. L’altroieri ha dato un’intervista all’Huffington Post che è tutta un peana a Renzi: È riuscito dove Craxi e Berlusconi non riuscirono: ha ucciso i comunisti. Per questo va costruito un nuovo centro alleato con lui. Già l’idea che uno a caso parli di comunisti nel 2015, 26 anni dopo il crollo del muro di Berlino, quando ha smesso di farlo persino B., è commovente”.

L’editoriale di Marco Travaglio: Ma che a farlo sia Cicchitto, è da strapparsi i capelli. Stiamo parlando di una delle migliori reincarnazioni di Sasà Scimoni, l’immortale voltagabbana impersonato da Alberto Sordi ne L’arte di arrangiarsi. In Parlamento, dove soggiorna a spese nostre, con brevi intervalli, dal lontano 1976 (6 legislature), è stato tutto e il contrario di tutto: di sinistra, di centro, di destra, di centrosinistra, ora di nuovo di centro. Nato a Roma 75 anni fa, parte dalla Cgil e poi passa al Psi con Riccardo Lombardi, estrema sinistra.

Il 13 maggio 1977, dopo la morte di Giorgiana Masi negli scontri tra forze dell’ordine ed extraparlamentari, interviene alla Camera difendendo questi ultimi e dando tutta la colpa alla polizia, che lui vorrebbe disarmare: “Non posso non contestare e condannare le direttive impartite alle forze dell’ordine”. Secondo il tupamaro Fabrizio, è tutto un complotto: “Ben determinati settori del potere investono le forze dell’ordine cercando di determinare uno spostamento a destra… Un disegno di provocazione e rottura in settori politici della maggioranza”. Una “trappola” tesa alle “forze giovanili democratiche”. Un piano “repressivo indiscriminato” che mira a “spostare a destra l’opinione pubblica” e “cambiare il volto dello Stato uscito dalla Resistenza”. Ecco. Tifoso sfegatato del compromesso storico Dc-Pci, dopo il delitto Moro (1978) il compagno Cicchitto tira in ballo la Cia nella strategia della tensione. Poi nel 1980 corre a incappucciarsi nella P2 di Licio Gelli, la loggia segreta più atlantista su piazza: tessera 2232, “sospesa per mancanza di foto”. A presentarlo a Gelli è il professor Fabrizio Trecca, che ha il grado di maestro. Quando, nel 1981, Cicchitto sbuca dalle liste, si dice che Lombardi lo prenda a ceffoni (lui però nega). Sull’Unità, Fortebraccio immagina un dialogo fra Lenin e Marx nei Campi Elisi. “Compagno Marx, ti vedo triste e pensoso, che ti è successo?”. “Compagno Lenin, ho avuto cattive notizie dalla Terra: il compagno Cicchitto non ci vuole più bene” (…).