Mike Tyson: “Io mostro? Avevo fame di successo. Silvio Berlusconi brava persona”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Novembre 2013 - 10:10 OLTRE 6 MESI FA
Mike Tyson: "Io mostro? Avevo fame di successo. Silvio Berlusconi brava persona" (LaPresse)

Mike Tyson: “Io mostro? Avevo fame di successo. Silvio Berlusconi brava persona” (LaPresse)

MILANO – Massimo Lopes Pegna, corrispondente della Gazzetta dello sport da New York, ha intervistato l’ex pugile Mike Tyson. Riportiamo la sua intervista.

La categoria dei massimi è dominata dai fratelli Klitschko. Il pubblico sta perdendo interesse, che cosa sta succedendo?
«Non ci sono più pugili americani di alto livello, perché non hanno la fame che spinge al sacrificio. I Klitschko sono bravi, solo che non hanno l’istinto di far male al prossimo».
Lei scrive: «Se non fossi salito sul ring sarei stato un delinquente».
«Semplice: nel posto da dove vengo la maggioranza dei miei amici sono morti o in galera. Non avevo molta scelta».
Si è mai chiesto che cosa avrebbe fatto se avesse avuto le opportunità che ora hanno i suoi figli?
«Difficile immaginarlo. E comunque ho sempre voluto fare il pugile. Niente altro. Davvero ho amato solo la boxe».
Negli Usa 46 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà, che lei conosce bene. Dopo aver letto Marx, Mao, Lenin, pensa che ci sia un modo per risolvere il problema?
«Non sarà mai risolto, perché altrimenti i ricchi non potrebbero più arricchirsi. E’ così da sempre».
Parla come un uomo di sinistra. Che cos’è la sinistra negli Usa?
«E’ una minoranza. A chi ne fa parte, però, rendono la vita dura. Sono persone che si preoccupano degli altri e amano la libertà. Pensano, per esempio, che ognuno abbia diritto di sposarsi con chi gli pare. Io credo che tutti debbano avere la possibilità di essere felici. Mia moglie Kiki è decisamente di sinistra, io sono fra gli indecisi. E no, non ho mai pensato di buttarmi in politica». Ride.
A lei piace il presidente Barack Obama?
«Non saprei. Non ricordo nessuna amministrazione che abbia mai mosso un dito quando io e la mia famiglia vivevamo in condizioni terribili, a parte i buoni gratis per il cibo».
Chi è stato la sua ispirazione sul ring?
«Roberto Duran. Era feroce, cattivo e intelligente. Nel primo incontro con Leonard fu incredibile. Dopo la vittoria andò da Wilfred Benitez (allora un altro dei grandi, ndr ) e gli disse: “Fottiti. Ti mancano le palle per combattere con me”. Pensai, ma quello sono io: voglio essere come lui».
Spesso consideriamo i campioni dello sport dei “role model”. Giusto?
«Non so se sia giusto. Quando raggiungi uno status che ti piaccia o no diventi un esempio per chi ti guarda».
Nel libro scrive: «Non ho mai alzato le mani sui miei figli. Non voglio che mi ricordino come un mostro». Come vorrebbe essere ricordato?
«Sarei felice solo se qualcuno si ricordasse di me».
Scioccante leggere che prima di molti match fosse fatto di cocaina e marijuana e che ingannava il sistema usando un pene finto e urina «pulita» di qualcun altro.
«Poco prima di un incontro non ho mai tirato cocaina. Ho solo fumato marijuana. Non ero un dopato. La marijuana non esalta la prestazione atletica, anzi fa l’effetto contrario».
La sua lista dei pugili migliori.
«Duran, Robinson, Muhammad Ali, Leonard. Ma ce ne sono così tanti. Sono quelli che mi hanno esaltato».
Mentre scontava la pena per stupro in Indiana, molte celebrità sono venute a trovarla. A volte, sono le situazioni in cui gli amici scompaiono.
«Whitney Houston, John John Kennedy, Barbra Streisand. Le cito solo i più famosi. Credevano nella mia innocenza. Non ho mai stuprato quella ragazza. Pensa che se mi avessero ritenuto colpevole, sarebbero venute?».
Lei è musulmano, ha visitato La Mecca, luoghi come la Cecenia. Quando c’è un attentato come quello di Boston, che cosa pensa?
«Che è diabolico. Ma se questi atti criminali sono compiuti da musulmani non significa che tutto l’Islam sia colpevole. I ceceni sono brave persone, non è detto che per colpa di due idioti un’intera popolazione debba essere considerata terrorista. Bisognerebbe andare alla radice di un problema, non credo molti lo facciano».
Lei è legato all’Italia, sua moglie Kiki ha studiato a Milano per un anno.
«Per questo abbiamo chiamato nostra figlia Milan. Siete davvero bella gente e sapete divertirvi. E poi pensate sempre a mangiare (Ride, ndr). Non vedo l’ora di portare il mio spettacolo teatrale nel vostro Paese».
Ha conosciuto Silvio Berlusconi, che le regalò un quadro.
«Però non ricordo dove l’ho messo. Ho sentito dei suoi problemi. Sono contento che non sia in prigione. Per me è una bravissima persona».
Che cosa c’è nel suo futuro?
«Solo Dio lo sa! Ho molta strada da percorrere. Devo imparare ad amarmi di più, esaminandomi con sincerità. Sarà un lavoraccio, richiede molta riflessione e analisi».