Renzi-Bersani, primarie Pdl, Ilva e maltempo: la rassegna stampa

Pubblicato il 29 Novembre 2012 - 09:37 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Le due Italie di Bersani e Renzi. Il Corriere della Sera: “Riforme, pensioni e finanziamenti ai partiti. Due diverse idee dell’Italia si confrontano nel «faccia a faccia» televisivo tra il segretario del Pd Bersani e il sindaco di Firenze Renzi in vista del ballottaggio per le primarie del centrosinistra. Toni accesi sull’alleanza con il centro di Casini.”

Ore 10.30. Un tornado sconvolge l’Ilva. L’articolo a firma di Goffredo Buccini:

“Antonio se ne sta là sul molo, la faccia piena di lacrime e pioggia a guardare il punto dove s’è inabissata la gru su cui lavorava Francesco Zaccaria, 29 anni appena, il suo amico, il suo compagno: «Abbiamo lottato ancora ieri assieme per tornare a lavorare, per avere quei maledetti badge riattivati, e adesso siamo venuti qui a lasciarci la pelle!», si tormenta. Le rabbie e i dolori si incrociano. La fabbrica ferma e la fabbrica piagata si sovrappongono. Vincenzo, stava sull’altra gru: «Cercavo di aggrapparmi alla cabina, ma le mie mani perdevano forza… alla fine sono riuscito a saltare giù. Se no sarei finito come Francesco. Noi sulle gru non ci torniamo». Ha le mani viola, spugnate. Con una decina di compagni resta a scrutare il mare, cocciuto: «Non ce ne andiamo senza il mio amico». I sub avrebbero individuato la cabina della gru di Francesco, a 24 metri di profondità, ma non riescono ad avvicinarsi. Il direttore dell’acciaieria, Adolfo Buffo, riesce solo a strillare nel telefonino: «Un disastro, una cosa devastante. Palazzine sventrate, gru divelte, macchine volate via…», poi fila via nell’ennesima riunione.”

Nuova alluvione in Toscana. A Brindisi quattro vittime.” L’articolo a firma di Marco Gasperetti:

“Il maltempo fa quattro vittime. Sono Marisabel, una ragazzina di 17 anni, la mamma Annita di 43, un’amica di famiglia, Maria Giovanna, 36 anni e un uomo di 59. Le loro auto si sono scontrate, nel Brindisino, a causa della pioggia e delle raffiche di vento. Ma il destino è stato doppiamente crudele, stavolta: madre e figlia stavano raggiungendo Taranto per sincerarsi delle condizioni del marito e del papà, un camionista rimasto ferito nella devastazione provocata all’Ilva dalla tromba d’aria. Un’altra ragazza di 18 anni, Valentina (figlia di Maria Giovanna) è in gravissime condizioni e i medici temono per la sua vita. Per il secondo giorno il ciclone Medusa è tornato a devastare l’Italia e lo ha fatto con particolare violenza da Nord a Sud, non risparmiando le regioni centrali. Ancora una volta, dopo la bomba d’acqua di martedì a Firenze, è stata la Toscana a essere la più colpita. Più di 130 persone sono state evacuate in provincia di Massa Carrara e in Maremma per la esondazioni di torrenti, molti dei quali «tombati», ovvero rinchiusi un una bara di cemento per consentire di edificare in zone spesso paludose o addirittura vicine agli argini di fiumi e fossi. Il presidente della Toscana, Enrico Rossi, tornato d’urgenza da Bruxelles, ha chiesto al governo la dichiarazione dello stato d’emergenza e un contributo di 50 milioni di euro. E la Coldiretti ha valutato in tre miliardi di euro i danni provocati dalle ultime alluvioni.”

Bersani-Renzi, scintille sui costi della politica. L’articolo a firma di Monica Guerzoni:

“Due visioni del mondo e del Pd. Matteo Renzi si è preparato al duello finale ascoltando i consigli di Giuliano Da Empoli. Pier Luigi Bersani invece, incassato l’endorsement di Vendola, è stato zitto tutto il giorno. E a sera ha postato su Twitter una foto che lo ritrae nel suo studio mentre si «sganascia» dal ridere con lo storico Miguel Gotor. Due strategie che più diverse non si può. La bonaccia del leader e la burrasca del sindaco. Su Rai Uno va in scena l’unico faccia a faccia, che Bersani ha concesso pur essendo in vantaggio. Conduce Monica Maggioni, parte Renzi e offre «100 euro netti al mese a chi ne guadagna meno di 2.000», ribatte Bersani e dice che agli italiani offrirà la verità: «Non prometto 20 miliardi l’anno prossimo, lo dico subito». La sua arma segreta? Altre lenzuolate, perché «qui si è perso anche il lenzuolo». Il segretario annuncia lotta dura all’evasione e «una Maastricht della fedeltà fiscale» e il sindaco ringrazia per l’assist: «In questi anni si è parlato tanto di evasione, ma prendendosela col pesce piccolo e non col pesce grosso». La carta di Renzi, adrenalinico, è il tormentone su Equitalia «forte coi deboli», accusa che costringe Bersani sulla difensiva: «Non l’abbiam mica inventata noi…». Lo sfidante va all’attacco, maltratta la socialdemocrazia, punta a smontare l’immagine dell’ex ministro: «Pier Luigi, sei stato al governo 2.547 giorni!». Il «vecchio» e il giovane, il futuro e il passato, «lo zio prudente contro il figlio coraggioso». Il sindaco la mette così, frasi a effetto e provocazioni che Bersani smorza col sorriso (sull’accordo con la Svizzera cita il tedesco Gabriel e dice: «C’è chi preferisce avere un passerotto in mano che un tacchino sul tetto»). E quando Matteo dice che «a parte Fede e Santanché, Berlusconi ha deluso tutti» ride persino Pier Luigi. Ma poi si riparte coi fendenti. La politica industriale? I governi di centrosinistra «non sono stati all’altezza» lamenta Renzi e punge sull’Ilva, dove «si è lasciato fare alla famiglia Riva quel che le pareva». E Bersani: «Nessuno è perfetto, ma non mettiamo insieme gli ultimi 20 anni». Dimezzare il finanziamento ai partiti (come Bersani propone) a Renzi non basta, lui vitalizi e soldi pubblici vuole abolirli, mentre il segretario si accontenta di «studiare un tetto». C’è un sogno che li mette d’accordo: consegnare ai figli gli Stati Uniti d’Europa. Ma sugli esteri è battaglia.”

Lo scatto di una paralisi. L’articolo a firma di Adriano Celentano:

“Belle e avvincenti queste primarie. Un Bersani bravo, come del resto lo è sempre stato, ma ancora più bravo perché durante la corsa gli è bastato sentirsi affiancato dal validissimo e altrettanto bravo Matteo Renzi, nuovo cavallo di una sinistra a lui allergica, da cui Bersani ha ricavato la forza per sferrare il suo giovane scatto e vincere la prima tappa. Anche se poi l’ultima parola la diranno i ballottaggi. Davvero una bella corsa quella dei due contendenti e anche per Vendola, devo dire. Ma i veri vincitori sono stati quei quasi quattro milioni di persone che con grande senso di responsabilità hanno affrontato ore di coda, quasi come a voler dare ai partiti (nessuno escluso) un avvertimento: «Noi siamo pronti al gioco, ma attenti a quello che fate!». Tuttavia, queste primarie, per quanto belle e in un certo senso incoraggianti, raccolgono però una risposta che purtroppo non basterà a soddisfare la più insidiosa delle domande che da qualche anno a questa parte, sorge spontanea da quello che attualmente è lo stato confusionale in cui versa il mondo politico. Non c’è un partito, grande o piccolo che sia, caduto in disgrazia o meno, che non cavalchi, prima e dopo i pasti, la parola «cambiamento». Una parola così inflazionata attraverso la quale si fa sempre più insistente il SOSPETTO che nessuno di questi partiti abbia la minima idea del peso che ESSA ha assunto. A tal punto che la si può benissimo sostituire con RIVOLUZIONE.”

Un tornado devasta l’Ilva. La Stampa: “Taranto, disperso un operaio. Diversi feriti in città, tra cui dieci alunni.”

“I sassi ci piovevano addosso Era un videogioco di guerra”. L’articolo a firma di La disperazione di Grazia Longo:

“Paola che piange e urla disperata perché ha male a una caviglia. La dolcezza di Claudia, che ha la guancia destra gonfia, un dente penzolante per il colpo della sedia che le è volata in faccia eppure trova la forza di consolare il suo compagno di banco, ancora pallido per la paura. I nomi sono tutti di fantasia, il terrore no. Gli alunni della scuola media Leonardo Da Vinci di Statte, distante dall’Ilva appena 5 chilometri, vivono il loro giorno più lungo in mezzo a un vento che fischia «così forte da farti oscillare», finestre che esplodono, banchi, sedie, lavagne per aria e «sassi che piovevano da tutte le parti come fossimo in videogioco di guerra». La forza distruttrice della bufera di acqua e di vento. Dieci i feriti. Succede tutto in un attimo. La scuola da ambiente protetto e sicuro si trasforma in una trappola di sofferenza e tormento. Pianti, grida, telefonini che iniziano a squillare uno dietro l’altro. Dall’altra parte, genitori spaventati che magari a casa hanno avuto il tetto semi scoperchiato ma la cui preoccupazione principale è quella di sentire la voce dei figli. Chi riesce si precipita a scuola, qualcun altro raggiunge direttamente l’ospedale.”

Berlusconi “cancella” le primarie del Pdl. L’articolo a pagina 11 de La Stampa:

“Le primarie del Pdl non si fanno più. È questo l’esito quasi certo all’interno del centrodestra per evitare una scissione fra Berlusconi, i suoi fedelissimi e la parte del partito che fa riferimento al segretario Alfano. La decisione viene data per certa oggi da «Il Giornale» («Berlusconi ha convinto Alfano») e confermata da Maurizio Lupi – «Il 16 dicembre non si possono fare più» – e dal vicecapogruppo alla Camera Osvaldo Napoli: «Ormai non ci sono nemmeno i tempi tecnici». Si mostra rassegnato anche il capogruppo Fabrizio Cicchitto: «Vedendo il dibattito fra Bersani e Renzi è inevitabile il rammarico per l’occasione persa dal Pdl, che a giugno di quest’anno aveva stabilito di fare le primarie partendo da Angelino Alfano ed evidentemente aprendo il confronto con altri candidati». Il 16 dicembre, invece delle primarie, ci dovrebbe essere una convention del partito.”

New York dopo Sandy. La sfida è ricominciare. L’articolo a firma di Gianni Riotta:

“Le code per trovare benzina son finite, il razionamento deciso dal sindaco Bloomberg pure. Ma vedere uno yacht intero, con i salvagenti sul parapetto e il frigo bar intatto, che la marea di Sandy ha sollevato e trasportato all’interno dell’isola come un giocattolo nella vasca da bagno di un bambino, sgomenta. Un ragazzo del Genio ride per disperazione: «Non mi chieda come sposteremo quella roba lì perché se no chiamo Harry Potter». I bambini morti di indifferenza Sul palo della luce un volantino stracciato ricorda Brandon Moore, due anni, e suo fratello Corey, quattro anni. Sandy li ha strappati dalle braccia di mamma Glenda, 39 anni, lei ha guadato la strada, che oggi è sporca e piena di rottami, bussando alle porte, disperata, in cerca di aiuto. Nessuno le ha aperto, qualcuno le ha urlato «Ma chi ti conosce a te?», mentre Brandon e Corey annegavano, la polizia li ha trovati quando le acque sono rifluite, infangati e gonfi come i rami alla discarica di Fresh Kills. Inutile ribussare a quelle porte, per vedere che faccia abbia l’ignavia: hanno imparato a non aprire ai reporter. «La verità è che Sandy ha messo New York allo specchio – dice un ufficiale del Genio che mi offre un caffè dal termos gigante -. Qui a Staten Island odiavano la maratona, a Manhattan dicevano: facciamola per orgoglio. Bloomberg prima ha detto sì, poi no. I politici litigano come pazzi, il governatore Cuomo, gli assessori, quelli del municipio. È dovuto venire giù il presidente Obama e prenderli per le orecchie dicendo: basta fare i bambini, al lavoro. Eppure New York con lo schifo tira fuori il meglio, i volontari, le sottoscrizioni».”