Roma corrotta. Rosso e nero, Coop 29 giugno nel fascio di mazzette

Pubblicato il 7 Dicembre 2014 - 16:24 OLTRE 6 MESI FA
Roma corrotta. Rosso e nero, Coop 29 giugno nel fascio di mazzette

A tavola e negli affari il rosso e il nero non hanno un confine

ROMA – Le cronache dei giornali di domenica 7 dicembre 2014 offrono una lettura desolante. Col passare dei giorni la mitologia classica: Roma nera, fascisti criminali ha generato nuovi germogli d0immagine: Roma rossa e nera, fascisti e sinistra criminali. C’è chi la racconta per gettare tutta la colpa a destra, chi a sinistra. Mettiamo i racconti assieme e forse capiamo.

Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera parte dagli

“scontri nel centrodestra per spartirsi la «torta» con la minaccia di un consigliere contro l’allora sindaco Gianni Alemanno, ora indagato per associazione mafiosa: «È un tangentaro, io ve faccio arresta’ tutti»”.

Poi il faro si sposta a sinistra e compare uno dei protagonisti dell’era di Walter Veltroni:

“Il 17 marzo scorso Buzzi valuta con Luca Odevaine — anche lui ora in carcere — la possibilità di ottenere appalti all’interno del Centro per i rifugiati di Mineo, in Sicilia. Quello stesso giorno deve incontrare Gianni Letta proprio per affrontare la questione relativa ai centri per immigrati e vuole consigli.
Buzzi: «Che gli chiedo a Letta?».
Odevaine: «Secondo me a Letta je se potrebbe parla’ de quell’altra questione, quella della Regione Lazio».
Buzzi: «Ma lì servono, non è alla nostra portata, capito qual è il problema! A noi ce manda Goffredo con una precisa indicazione. (Annotano i carabinieri del Ros: “Si tratta di Goffredo Bettini” e poi allegano l’intera biografia)».
Odevaine: «No certo, alla portata nostra… mi hanno chiesto pure questi de “La Cascina” però non è che noi, la potremo fare con un partner».

Il 23 gennaio 2014 c’è una riunione negli uffici di Buzzi alla quale partecipa anche Carminati. Si fa un bilancio delle attività e Buzzi afferma: «Ieri sono stato da Marini che m’ha stampato le delibere dei 7 milioni e 2 al Comune di Roma. Bisogna anda’ da [Daniele] Ozzimo, io c’ho preso appuntamento per mercoledì perché dovremmo fa’ un progettino quindi Ozzimo ce ne da 5, noi gliene avemo portati 7 lui ce guadagna 2 milioni». Da pochi giorni è finito in carcere Luca Fegatelli, il direttore dell’Agenzia regionale per i beni confiscati. Buzzi lancia l’idea: «I beni passano a Ozzimo, stavamo a studia’ ieri un’ipotesi che lui vole fa… prende i beni della mafia, prenderli e mettece dentro gli immigrati». Ozzimo lo chiamano «il padrone».

Sara Menafra, sul Messaggero:

“L’informativa conclusiva dei Carabinieri del Ros, ad esempio, spiega che Luca Odevaine, ex capo di gabinetto del sindaco Veltroni e attualmente membro del Tavolo nazionale sui rifugiati, aveva un soprannome piuttosto chiaro: «Il padrone». In cambio dell’aiutino da 5mila euro al mese, era disposto a inserire le cooperative di Buzzi e Carminati in tutta Italia. Se poi qualcosa va storto, l’organizzazione sa come reagire.

La capacità pervasiva dell’organizzazione diventa evidente quando una delle cooperative di Buzzi, la Eriches 29, perde il ricorso al Tar per l’appalto sulla gestione del Cara di Castel nuovo di Porto. Prima di tutto, il gruppo ottiene informazioni sulla presidente del Tar, grazie all’ex assessore regionale Paola Varvazzo, viceprefetto al Viminale. Quindi, sempre con l’ausilio del fidato Odevaine, Buzzi riesce ad ottenere un incontro con Gianni Letta, per chiedere una intercessione.

Buzzi: «E che gli chiedo a Letta, Luca?»; Odevaine: «Je se potrebbe parlà pure de quell’altra questione, di questa della Regione Lazio»;

Buzzi, che pure è sempre interessato agli affari della regione tanto da esultare dopo l’elezione del governatore Zingaretti («ce l’abbiamo fatta» dice al telefono), spiega che per ottenere l’incontro ha chiesto aiuto a qualcun altro.

Buzzi: «A noi ce manda Goffredo (Bettini del Pd, specifica l’informativa ndr) con una precisa indicazione». Odevaine: «A Letta io gli direi di sbloccarci Roma, deve fa una telefonate al prefetto. Siccome il prefetto resiste digli che comunque il ministero è d’accordo».

La resistenza arriverebbe in particolare da un prefetto che si occupa di rifugiati al Viminale. Dopo l’incontro, documentato con un minuzioso fotopedinamento, Buzzi annuncia che Letta ha accettato di aiutarli: «Mi ha mandato dal Prefetto, io alle sei vedo il prefetto di Roma!».

Anche il secondo incontro si fa ma, specifica oggi il prefetto Pecoraro, non portò a nulla: «Vennero da me per mettere a disposizione degli appartamenti per gli immigrati, ma dissi loro che non era possibile perché nella zona c’era già un altro Cara. La storia finisce qua»”.

Franco Bechis, su Libero, inventa la formula “Falce e lupara” e spara a sinistra. Probabilmente Giusepe Pignatone, procuratore capo della Repubblica di Roma, non lo sa che

“quando ogni mattina arriva a palazzo di Giustizia parcheggiando l’auto sua e della scorta, se può vedere qualche alberello e un po’ di verde che allietano il grigio di quelle strutture, deve dire grazie a Salvatore Buzzi, l’imprenditore che secondo lo stesso Pignatone è l’amministratore delegato di Mafia capitale. Perché è stato Buzzi, proprio con la sua celebre cooperativa 29 giugno, a realizzare per 85.792, 94 euro quel verde a fianco delle auto dei magistrati della procura.

Quell’appalto glielo ha assegnato il 14 aprile 2006 la giunta comunale di Roma guidata da Walter Veltroni. Nell’ottobre 2006 la stessa giunta affida a trattativa privata la manutenzione delle aree verdi nei municipi 6-7-8-9-10 di Roma alla Coop 29 giugno per 180 mila euro. E così a raffica, fino all’ultimo giorno di Veltroni sindaco e poi ancora qualche settimana con la gestione commissariale del Comune da parte del prefetto Moricone.

È festa con le giunte rosse per Buzzi e le sue due principali coop: la 29 giugno e il consorzio Eriches 29. Ottiene anche la gestione di un centro accoglienza senza casa all’interno dell’ospedale San Camillo per 213.950 euro, e un lotto di quella per l’assistenza ai rifugiati per poco più di 100 mila euro.

Alcune di queste delibere sono firmate dal Gabinetto del sindaco. E a mettere il sigillo è un nome che poi diventerà centrale nell’inchiesta su Mafia capitale: Luca Odevaine, che poi sarà inviato dall’Unione provincie italiane al ministero dell’Interno per gonifiare i numeri di rifiugiati da assegnare a Roma proprio alle coop dello scandalo.

Franco Bechis contesta la vulgata

“che questi neri mafiosi si sono trovati davanti l’imprevisto Ignazio Marino e la vittoria del Pd alle elezioni e hanno dovuto fare i conti con loro cercando di corrompere qualche piccola mela marcia. No, non è così. La storia è esattamente quella opposta. Buzzi e le sue cooperative sono la Roma rossa, comunista e poi piddina. Nascono e sono allevati e allattati al seno della giunta Veltroni, dove vivono in grande bambagia, coccolati e riforniti di ogni tipo di appalto. Loro stessi sono comunisti: aderiscono fin dal primo giorno a Lega Coop e Buzzi stesso sarà uno fra i primi cittadini della capitale a prendere la tessera del Pd. L’imprevisto è stato invece quel che è accaduto nel 2008: a sorpresa la Roma rossa è diventata nera. Sindaco è diventato Gianni Alemanno, ed è scoppiato il terrore all’interno delle imprese di quella che Pignatone chiama Mafia capitale: si rischiava di perdere tutti gli appalti conquistati.

Alemanno ha proprio ingaggiato un braccio di ferro con Buzzi, le sue coop e il sistema di appalti garantito su cui vivevano da anni. Ha annullato tutte le commesse, deciso di rimettere tutto a gara. Buzzi si è rivolto alla casa madre: al Pd, alla Lega Coop e alla Cgil. Quelli hanno organizzato proteste, scioperi e messo il sindaco di Roma spalle al muro dopo una resistenza che era durata due anni. Alemanno si è arreso, ha concesso proroghe in attesa delle gare, e poi il sistema Buzzi ha trovato il modo dopo il 2010 di infiltrarsi finalmente nella giunta nera grazie a Massimo Carminati. Così è stato per i due anni successivi, poi si è tornati alla storia e agli amici di sempre con la vittoria di Ignazio Marino che fino a un mese prima dell’arresto concedeva super-favori (60 mila euro di sconto sull’affitto della sede sociale) a sua stessa firma proprio a Buzzi e alla coop 29 giugno: era il 24 ottobre 2014. Sono i bilanci stessi di Buzzi a raccontare questa storia così.

Leggete quello 2002: «La nostra cooperativa si è ulteriormente affermata come realtà economica sociale importante della nostra città. Infatti ha partecipato a commesse prestigiose quali il servizio di pulizia del complesso immobiliare denominato Parco della musica. La Cooperativa è ormai una realtà affermata anche nel campo ambientale: infatti effettua la manutenzione di diverse aree verdi di pregio del Comune di Roma quali giardini segreti di villa Borghese, le aree del primo municipio, del comprensorio dell’ente Eur». E nel 2003? «La cooperativa è ormai una realtà affermata anche nel campo ambientale. Opera con i seguenti elementi: Ama, Multiservizi, Asl Roma B, Asl Roma C, Acea, Raffineria di Roma, Enpaia». Bilancio 2004: «La Cooperativa nel corso dell’anno 2004 ha provveduto a consolidarsi nei settori tipici di attività quali la raccolta dei rifiuti, l’igiene e la manutenzione delle aree verdi. Effettua la manutenzione del verde nel Municipio I del Comune di Roma, nei parchi dell’Eur, nei Giardini Segreti di Villa Borghese ed inoltre ha la gestione del verde dei Comuni di Cerveteri e Sabaudia. Effettua servizi di igiene per Musica per Roma. Esegue la raccolta differenziata negli esercizi commerciali di alcuni municipi del Comune di Roma». Nel 2005 arriva la manutenzione del Verde di Colle Oppio davanti al Colosseo e la giunta Veltroni assegna perfino «la manutenzione delle azalee di Trinità dei Monti».

Nel 2010 altro braccio di ferro. Ma scrive sempre Buzzi: «Le cooperative sociali hanno promosso una manifestazione, promuovendo anche uno sciopero della fame a tutela della legalità e hanno avuto al loro fianco la Lega Coop e la Cgil oltre a numerosi esponenti politici. Nonostante tutto la gara è stata annullata. La mobilitazione ha però permesso di ottenere un’ulteriore proroga dei servizi fino al 30 giugno 2010 e ha evitato che i servizi di manutenzione venissero affidati in house ad Ama»”.