Ruby sui giornali: “Denuncia show”, “Assalto giudiziario”, “Protesta in lacrime”…

Pubblicato il 5 Aprile 2013 - 10:07| Aggiornato il 14 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Ruby show ieri, giovedì 4 aprile, davanti al tribunale di Milano. Davanti l’entrata del tribunale di Milano è andata in scena la protesta di Ruby Rubacuori  El Mahroug.

Prima la difesa di Berlusoni: “Sono stata io a trarre in inganno Berlusconi, facendogli credere che ero la nipote” (di Mubarak)”, poi l’attacco contro i magistrati: “Ho subito una tortura psicologica, un atteggiamento apparentemente amichevole ma improvvisamente mutato quando non ho accusato Silvio Berlusconi”

E i giornali? Come hanno riportato la notizia?

Ruby, protesta (in lacrime) davanti al tribunale: volevano accusassi Berlusconi titola Il Corriere dell Sera. Articolo firmato Giuseppe Guastella:

“Condizionata a dire il falso dalla Procura che aveva l’obiettivo di «colpire Silvio Berlusconi»: sulle stesse scale del palazzo di giustizia di Milano dalle quali l’11 marzo il segretario del Pdl ed ex ministro della giustizia Angelino Alfano ha guidato, caso unico nella storia repubblicana, un corteo di parlamentari del partito fino all’aula del processo Ruby e mentre la Cassazione si appresta a decidere se trasferire a Brescia il processo su richiesta della difesa Berlusconi che parla di magistrati non imparziali, ora è la persona offesa, colei da cui tutto è partito ad intervenire a favore del Cavaliere chiedendo di testimoniare fuori tempo massimo e con il processo fermo a metà della requisitoria.  Un bolgia di giornalisti e tv quasi travolge la 22enne marocchina che compare con un cartello con scritto «Voglio difendermi dalle bugie e dai pregiudizi» da un lato, e «Caso Ruby: la verità non interessa più?» dall’altro, prima di leggere una dichiarazione di sei pagine, a tratti sorprendentemente forbita, che ha portato in così tante copie che molte restano sugli scalini. Nessuna risposta alle domande dei cronisti che accusa di aver manipolato i fatti facendola apparire per ciò che non è. Karima El Mahroug parla commuovendosi di «cattiverie» e «sofferenza», chiede «che giustizia sia fatta veramente» perché lo deve a sua figlia, nata dall’unione con il compagno Luca Risso che la scruta due scalini più su. Dice, dimenticando almeno tre lunghe apparizioni in tv, che ha deciso di «rompere il silenzio» dopo due anni perché il Tribunale non ha voluto sentire «la versione reale delle cose», «l’unica verità possibile». In verità, a dicembre è stata lei a non venire in tribunale andando per un mese e mezzo in vacanza in Messico. Quando si è presentata a metà gennaio, accusa, difesa e giudici stessi hanno sorprendentemente rinunciato alla sua testimonianza”.

La Repubblica: “Ruby-show: i pm volevano che accusassi Silvio”. Piero Colaprico scrive:

“È questo, in estrema sintesi, il senso delle sei pagine di dichiarazione che Karima El Mahroug, un tempo Ruby Rubacuori, legge sui gradini del palazzo di giustizia. Appena finisce, si leva una domanda: «Ruby, perché dicevi che Noemi era la pupilla e tu il culo? », ripete uno dei giornalisti. Ruby sibila: «Pensa te, con tutto quello che è successo, si ricorda solo di questo». Non risponde, non accetta domande. Non le si può nemmeno far notare quanto sia strano che solo adesso, quando la difesa Berlusconi ha rinunciato a sentirla, e anche il tribunale, lei, ormai fuori dal processo principale, invoca di essere ascoltata. Può esserlo solo, in teoria, nel processo che riguarda il trio Fede-Mora-Minetti. Ma vediamo in sintesi i fatti di ieri. A scatenare Ruby, «dopo aver sopportato tante cattiverie», è stata una donna: era «andata a messa con il mio compagno e con nostra figlia» quando una «sconosciuta, guardando mia figlia, si è permessa di dire con disprezzo: “Speriamo non diventi come sua madre”. Quella donna è solo l’ultima di una serie che mi hanno umiliato per troppo tempo». La commozione che sale negli occhi di questa ragazza è reale, viene in mente come era stata definita dai medici delle comunità dalle quali fuggiva: «minore adultizzata». È davvero così, un po’ fragile e immatura, e un po’ furba e mediatica, questa Ruby che per dieci minuti, trascinando un cartello, si è fatta inseguire dai fotoreporter e dai cameraman. Era come un balzo nel recente passato, quando da minorenne e senza documenti cercava di sfondare nel mondo dello spettacolo, e qualche lampo di soddisfazione era evidente”.

Notizia in evidenza in prima pagina su Il Giornale: “La protesta di Ruby a Milano”. Foto e titolone a pagina nove: “Assalto giudiziario”. Articolo di Luca Fazzo:

“È questa la ribalta che Karima el Mahroug sceglie per raccon­tare la sua verità. È la verità che lamenta di non avere potuto raccontare nei processi, dove incredibilmente nessuno l’ha chiamata a testimoniare. Ma che si dichiara pronta a ripetere in aula, se – come chiede – verrà citata a deporre. Ruby non si limita a scagiona­re Silvio Berlusconi. Va più in là, e accusa la Procura di Mila­no di averla assediata ed usata perché accusasse il Cavaliere. Parla di promesse, intimidazio­ni, insulti ricevuti nel corso di interrogatori mai firmati e di cui non è rimasta traccia negli atti ufficiali dell’indagine. E at­tacca con rabbia la stampa, che incurante dei suoi diciassette anni ha frugato in ogni angolo della sua vita, cucendole addos­so un marchio d’infamia”.

Il Messaggero, pagina nove. La denuncia-show di Ruby: “Volevano che accusassi Silvio”. Articolo firmato Claudia Guasco:

“Da accusatrice a vittima. «Se questo è Palazzo di giustizia, voglio che giustizia sia fatta veramente». Ruby non è più la giovane marocchina che ha animato le notti di Arcore, è Karima El Mahroug che manifesta munita di cartello sullo scalone del tribunale. Si è presentata ieri mattina, con la coda di cavallo e gli stivali senza tacco, chiedendo di essere ascoltata dai magistrati. «Non ho nulla di cui vergognarmi – afferma – Non posso accettare che si nasconda la verità». Contenuta nelle sei pagine che ha letto con voce rotta dal pianto e provveduto poi a distribuire in copia”.

Ufficio Sceneggiature. Questo il titolo del Buongiorno di Massimo Gramellini:

“Ci mancava la Ruby che arringa i cronisti sulle scale del tribunale di Milano, ridotte a set plumbeo delle miserie italiane. Legge un testo forbito, palesemente scritto da altri. E pare di vederlo, l’Ufficio Sceneggiature, al lavoro in un salotto di Arcore oppresso dai quadri con la targhetta del prezzo infilata nella cornice. «Oggi chi mandiamo a fare la vittima sotto il palazzo di Giustizia, avvocato?». «La bionda e la bruna». «Ma non ci sono già state il mese scorso con gli altri dipendenti parlamentari?». «Ha ragione, ragioniere. E se ci spedissimo Ruby? E’ tornata dal Messico apposta». «Ma chi glielo scrive il copione?». «C’è quello che gli autori di Forum avevano buttato giù per Lavitola. Senta qua: “L’atteggiamento apparentemente amichevole dei magistrati si è trasformato in una tortura psicologica. Mi sento vittima di uno stile investigativo fatto di promesse mai mantenute e domande incessanti sulla mia intimità”». «Non sarà troppo tecnico? Con tutto il rispetto, avvocato, ma è la nipote di Mubarak, mica di Grisham». «Si fidi, ragioniere, la gente è ubriaca di balle. Le beve a garganella. Anzi, sa cosa faccio? Ci aggiungo un moto di sdegno, che la Ruby mi reciterà col broncetto: “Trovo sconcertante e ingiusto che nessun giudice voglia ascoltarmi!”». «Ma se l’hanno convocata due volte e lei non si è mai schiodata dal Messico!». «Ussignur, che temperamatite! Chi vuole che se lo ricordi più! La memoria è stata cancellata per decreto, insieme col falso in bilancio. Su, chiamatemi Ruby per il trucco e parrucco, che fra due ore si va in onda»”.