Omeopatia, 10 aprile giornata mondiale: efficace o no? Dibattito aperto

Pubblicato il 9 Aprile 2013 - 12:24| Aggiornato il 27 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il 10 aprile sarà la giornata mondiale dell’Omeopatia e Repubblica nell’inserto Salute rilancia “l’infinita querelle” sulla sua efficacia. In Italia sono 10 milioni le persone che si affidano all’omeopatia e dichiarano di trarre benefici, ma molti restano scettici. Gaetano Di Chiara, farmacologo e neuroscienziato dell‘università di Cagliari, spiega che i risultati sia pro che contro omeopatia spesso sono definiti “non conclusivi”.

Il dibattito tra medicina classica ed omeopatica resta aperto e Di Chiara spiega a Repubblica:

“Nelle ricerche che riscontrano effetto farmacologico del rimedio omeopatico c’è invece un errore di base. Si può cercare di verificare l’effetto di una sostanza se è presente nell’esperimento. Ma nel rimedio omeopatico, in seguito alla procedura delle diluizione successive, vi è, forse, una molecola del principio attivo. Il beneficio osservato quindi non è attribuibile al rimedio. Né si può fare appello al fenomeno della memoria dell’acqua”.

Ad attestare la “memoria dell’acqua“, spiega Di Chiara, fu l’esperimento condotto da Jacques Benveniste e pubblicato sulla rivista Nature nel 1986. L’esperimento affermava che il rimedio omeopatico, privo del principio attivo dopo le diluizioni, mantiene una sorta di “memoria” che porta alla sua efficacia. I tentativi di replicare i risultati furono deludenti:

“Il tutto si basa su un certo fenomeno biologico, la cui valutazione fu fatta da un équipe consapevole, però, di controllare un rimedio omeopatico o acqua pura. Successivamente, équipe “cieche”, ignare dell’origine del campione, non hanno mai più evidenziato differenze dello stesso fenomeno biologico”.

Tra le obiezioni sull’efficacia dei rimedi omeopatici si abbatte dunque l’impossibilità di replicare l’esperimento, cioè confermare la veridicità degli effetti con il metodo scientifico, e la statistica. Scrive Repubblica che se benefici vengono osservati su 20 pazienti, quando il campione diventa di 2mila scompaiono.

Uno studio pubblicato recentemente su Reumatology da Sarah Brien, dell’unità di Medicina Complementare di Southampton nel Regno Unito, ha sottoposto un campione di pazienti affetti da artrite reumatoide per metà a rimedi omeopatici e gli altri ad un placebo, spiega Di Chiara:

“Un gruppo riceveva il rimedio o il placebo dopo una visita standard effettuata da un’infermiera mentre l’altro gruppo veniva visitato per almeno un’ora da un omeopata non medico con almeno 15 anni di esperienza. Risultato: nessuna differenza di efficacia tra rimedio e placebo. Invece, netta riduzione del dolore articolare nei pazienti sottoposti a visita omeopatica rispetto a quelli sottoposti a visita standard, sia con placebo che con rimedio”.

La scienza dunque non riesce a provare l’efficacia dell’omeopatia, né a confutarla. Il 10 aprile esperti omeopatici interverranno in convegni e incontri aperti al pubblico per parlare dei propri rimedi e spiegare l’omeopatia agli italiani. Il dibattito scientifico sull’efficacia non è esaurito, ma ai pazienti resta comunque la scelta se tentare o meno.