Armistizio tra Google e Governo cinese: una buona notizia

di Paolo Gentiloni
Pubblicato il 11 Luglio 2010 - 09:47| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Con tutto il rispetto per Le Carré, la notizia da prima pagina oggi più che lo scambio di spie tra Mosca e Washington è l’armistizio tra Pechino e Mountain View.

Lo scambio di spie funziona perchè ci riporta alla “grande storia” del secolo scorso. Ma è solo un gioco di simboli, la bella spia dai capelli rossi, l’aeroporto di Vienna. La grande storia del nuovo secolo passa piuttosto per episodi come il rinnovo della licenza a Google da parte del Governo cinese.

Il braccio di ferro tra la superpotenza comunista e la superpotenza del web durava da anni, ma fino all’anno scorso era rimasto sotto traccia: Pechino tollerava la presenza del più grande motore di ricerca made in Usa e Google (come del resto Yahoo) accettava una serie di filtri “politici” su parole chiave pur di continuare a gestire circa un terzo del mercato. Un mercato che con quasi 400 milioni di naviganti è per Internet il più importante al mondo.

A gennaio la guerra fredda si era fatta calda. Dopo ripetuti attacchi di hackers governativi alla riservatezza delle gmail cinesi, Google aveva chiuso la filiale di Pechino ritirandosi ad Hong Kong. Nelle settimane successive un duro intervento di Hillary Clinton su Internet e libertà aveva trasferito lo scontro a livello intergovernativo.

Ieri, il momentaneo armistizio. Con il rinnovo della licenza e il ritorno a pieno titolo di Google nel mercato cinese.

Come per ogni episodio “storico”, conosceremo solo in seguito la reale natura del compromesso raggiunto e vedremo fino a che punto Google avrà sacrificato i propri principi sull’altare del business. Quali saranno le parole “proibite”, e quali i barchi alla riservatezza della posta elettronica?

Ma per quanto il prezzo possa essere stato salato, il ritorno di Google nel mercato cinese sembra essere tutto sommato una buona notizia. Limiti e filtri non possono configurare un vero e proprio bavaglio. E per quanto ostacolata dal potere comunista, la circolazione delle libere informazioni può trarre vantaggio dal fatto che oltre 100 milioni di cinesi usano ogni giorno lo stesso motore di ricerca più diffuso nel mondo libero.