Scuola, il ministero pensa a un intervento legislativo per arginare i ricorsi dei precari

Pubblicato il 30 Marzo 2011 - 17:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Impugnare i ricorsi e nello stesso tempo mettere in campo un intervento legislativo per cercare di sterilizzare gli effetti nella scuola della direttiva comunitaria, già recepita nella legislazione italiana, in base alla quale un datore di lavoro non può adottare un contratto a tempo determinato se utilizza lo stesso personale sullo stesso posto per oltre tre anni.

Sarebbe questo l’orientamento del ministero dell’Istruzione dopo le sentenze degli ultimi giorni che hanno dato ragione a insegnanti mai stabilizzati pur avendo alle spalle anni e anni di insegnamento.

I dirigenti di viale Trastevere sono anche in stretto contatto con i colleghi dell’Economia per verificare la fattibilità, dal punto di vista finanziario, di un consistente pacchetto di assunzioni sui posti vacanti (60-65 mila persone che si trovano nelle stesse condizioni dei precari di Genova per i quali il giudice ha stabilito un risarcimento di 30 mila euro a testa) da spalmare su più anni.

Insomma, ci si sta muovendo su più binari per risolvere la questione dei precari. Arginare la legislazione europea non è facile. Gli appigli a cui può aggrapparsi l’ufficio legislativo del ministero possono essere che la direttiva europea si riferisce al lavoro privato e che nella Pubblica amministrazione c’è una legge (la 165, concernente il lavoro flessibile) che vieta tassativamente la trasformazione dei contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato prevedendo al massimo un risarcimento per il lavoratore impiegato impropriamente.

Nell’ambito della scuola va tenuto conto anche di un’altra legge, la 124 del ’99 che in un articolo relativo alle supplenze stabilisce che i contratti a tempo determinato possono trasformarsi in rapporti a tempo indeterminato solo nel caso di immissioni in ruolo. Per quanto riguarda le graduatorie a esaurimento e la querelle sugli inserimenti a pettine, il ministero ha ipotizzato un aggiornamento delle graduatorie ma senza spostamenti degli insegnanti in province diverse dalla propria. Su questa soluzione ha chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato e solo dopo averlo ottenuto procederà.

L’ufficio legislativo del ministero, inoltre, sta lavorando per presentare un emendamento da inserire in una legge sui regolamenti europei, all’esame del Parlamento, in cui si sottolinea la peculiarita’ della scuola italiana rispetto a quelle degli altri Paesi europei sotto il profilo degli organici. Resta sempre valido, infine, il percorso gia’ avviato da tempo con le Regioni contro il precariato.