Italia ruota, terra trema: 100 terremoti al giorno dalle Alpi al Pollino

Pubblicato il 10 Giugno 2012 - 10:06| Aggiornato il 13 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’Italia ruota e la terra trema da nord a sud, da est ad ovest. Le scosse di terremoto registrate ogni giorno in tutta la penisola sono oltre 100. Oltre 1000 i terremoti da fine maggio. Scosse in Emilia Romagna, nel Pollino in Calabria e sotto le Prealpi Venete che mettono in allarme la popolazione e le autorità. Il motivo dei terremoti è noto: l‘Appennino si insinua sotto le Alpi e la faglia si rompe. E così l’Italia ruota con la placca Adriatica che si infila sotto quella Euroasiatica. La terra non può fare a meno di tremare senza che l’uomo possa prevedere dove e quando il prossimo sisma arriverà.

Il sisma tra Belluno e Pordenone del 9 giugno di magnitudo 4.5 non ha causati danni, ma solo molta paura. Francesco Mele, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Ingv, spiega: “Come Ravenna nei giorni scorsi anche questo non si può collegare con l’area emiliana, pur avendo alla base la stessa causa scatenante, cioè la compressione esercitata verso Nord della placca africana che ha la sua lingua superiore nell’Adriatico”.

L’effetto che la compressione delle placche esercita è quello di far ruotare la penisola italiana, che vi poggia sopra: “I pezzi di crosta terrestre sotto i nostri piedi che ora cercano di trovare un nuovo equilibrio, seppur temporaneo.L’Italia sta ruotando in senso antiorario. La parte meridionale della crosta terrestre spinge verso la parte settentrionale e, trovando resistenza nei pressi dello Stretto di Messina che fa da perno, ruota e si conficca sotto le Alpi”, spiega Giovanni Gregori, geofisico del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Cnr.

Mele ha spiegato: “Solo nelle ultime 24 ore – ricorda Mele – abbiamo registrato un centinaio di terremoti, tenendo conto anche di quelli più deboli. Dopo il terremoto dell’Aquila abbiamo ulteriormente intensificato la rete delle stazioni di rilevamento aggiungendone sugli Appennini e nell’Alta Val Tiberina. Complessivamente a livello nazionale arriviamo a cogliere 12 mila terremoti all’anno anche se quelli superiori ai due gradi della scala Richter sono soltanto circa seicento. Quest’anno saranno sicuramente di più”.

Il problema di questa situazione di costante allerta è l’impossibilità di prevedere quando e dove il terremoto colpirà, ma anche la sua intensità. I geologi di Ingv e Cnr non possono far altro che avvisare le popolazioni che il terremoto potrebbe durare anni, come ha fatto il presidente dell’Ingv Stefano Gresta.

Mele spiega anche che la conoscenza del sottosuolo nella val Padana è limitata, nonostante a partire agli anni ’40 le indagini per la creazioni di giacimenti di gas e petrolio e per lo stoccaggio dei gas registrarono importanti caratteristiche: ” ricerche importanti di cui conosciamo però soltanto una parte dei risultati perché molte sono rimaste segrete e ancora chiuse nei cassetti dell’Eni”. Ricerche che già evidenziarono, come quella per il deposito di gas a Rivara, un sottosuolo di rocce porose e frammentato, dove un terremoto può innescare sciami sismici che durano a lungo e fenomeni come la liquefazione del suolo.