Miur, le tribù dei bandi: quelle del Rigore, del Consenso e del Dubbio

di Francesca Quaratino
Pubblicato il 30 Ottobre 2012 - 08:00| Aggiornato il 25 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Tempo di bandi MIUR, tempo di riflessioni.
Non sui bandi in sé, che non è questo il luogo, ma sulle dinamiche che si creano tra noi, aziende innovative o presunte tali.
Tutti vorremmo farli, diciamolo. Si tratta di budget notevoli e potrebbe essere la grande occasione per realizzare qualche idea che abbiamo tenuto nel cassetto.

Ma siccome le fette di torta sono corpose, tocca riunire le tribù.
E qui inizia il bello.

La prima fase prevede il movimento verso l’Altro.
Ci sono i piccoli che cercano i medi, che sono strutturati.
Ci sono i medi che cercano i grandi, che hanno la forza di fare i capofila.
Poi ci sono i medi che cercano i piccoli, che hanno le idee (l’innovazione vera è molecolare).
Quando tutti si sono trovati, parte la scrittura del Progetto.
E solo a questo punto, inizia la seconda fase: il Concilio Intertribale tra genti che parlano linguaggi completamente differenti, avendo culture molto diverse.

I grandi sono la tribù del Rigore.
Si esprimono con termini a metà strada tra il burocratico e il formale, hanno necessità di scrivere moltissime mail a migliaia di destinatari e generalmente si occupano del budget.
Dalla loro, c’è che hanno fatto già molti, moltissimi, bandi. Spesso sono aziende che vivono di bandi, quindi detengono il Sapere sulle convenzioni alle quali conformarsi. Il problema è che le convenzioni sono immutate da decenni e prevedono la condivisione di documenti scritti in Times New Roman, spesso in un italiano che è un mix tra il burocratese, il volutamente incomprensibile e il “dire tutto per non dire nulla”. Ai faticosissimi documenti, si aggiungono spesso schemi di difficile lettura, caratterizzati dalla presenza di omini-birillo, server, cerchi con scritto “base dati” e frecce che dovrebbero indicare processi. Il tutto, a colori. Rigorosamente primari.

I medi sono la tribù del Consenso.
Scrivono la loro parte, si conformano al Rigore, sono i primi a rispondere alle mail dei grandi, sono sempre disponibili per riunioni-fiume dal vivo e generalmente ritengono fondamentale produrre a loro volta schemi con l’omino-birillo. In colori primari.

I piccoli sono la tribù del Dubbio.
Di solito, vengono interpellati per “approfondire” parti specifiche prima che le parti specifiche vengano scritte. Chiamati a mettere su carta idee tra un Prima e un Dopo non dati, inventano per sopravvivere, spesso con risultati sorprendenti per gli stessi autori. Chiamati a fare schemi, non utilizzano colori primari perché sono creativi e spesso sono anche nel mondo del lavoro da quando il Power Point si è evoluto.
Non partecipano a riunioni dal vivo, perché non possono abbandonare la piccola nave delle loro aziende, altrimenti affonda. Quindi sono quelli che appaiono su Skype. Hanno imparato a disattivare il microfono per non far sentire agli altri che stanno bevendo caffè o fumando una sigaretta mentre si discute del Progetto. Vivono il tempo del Concilio Intertribale ponendosi enormi domande sul Senso Finale del Progetto. Roba quasi escatologica, che non trova altra risposta che non sia la Fede o la Filosofia.

Il Progetto, appunto.
Alla fine è scritto da scriba che rappresentano le tre tribù e quindi si presenta come un sontuoso delirio in cui linguaggi e schemi comunicano in maniera differente la comune volontà di fare una cosa che, su carta, ha un indice davvero sontuoso.
Il Progetto, come ultimo atto rituale, viene affidato a una vittima sacrificale, che ha il compito di “uniformarlo”.
Non si sa come faccia. Probabilmente drogato e sotto la guida del proprio animale totemico, Costui lima, rifila e rende il prodotto la base di una nuova speranza di accedere a fondi che permetteranno di realizzare qualcosa.
Una speranza in Times New Roman, vegliata dall’ uomo-birillo, i suoi server, le sue basi dati e le sue frecce.

@Fraq