Divorzio “fai da te” senza giudice. Ma serve il giudice per la separazione

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Ottobre 2014 - 13:28 OLTRE 6 MESI FA
Divorzio "fai da te" senza giudice. Ma serve il giudice per la separazione

Divorzio “fai da te” senza giudice. Ma serve il giudice per la separazione

ROMA – Divorzio: se è consensuale ora si può ottenere senza passare dal giudice, anche se si hanno figli. Separazione: serve il timbro del giudice, dopo tre anni. Insomma è diventato più facile divorziare che separarsi. Contraddizione delle ultime riforme al diritto di famiglia, che sta per essere ulteriormente cambiato da un decreto legge promosso dal ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Finora cosa succedeva, dopo le ultime modifiche al diritto di famiglia? Prendiamo una coppia, Lorenzo ed Elisa. Non hanno figli e vogliono divorziare: basta che trovino un accordo tramite i loro avvocati. Non avranno bisogno di altro per ottenere il divorzio o la separazione: non serve più un provvedimento del tribunale.

Cosa sta per cambiare col decreto-legge approvato dalla Commissione Giustizia al Senato? Che anche Mario e Silvia, che hanno due figli, potranno separarsi o divorziare senza aspettare il verdetto di un giudice. Se i loro avvocati hanno trovato un accordo, trasmetteranno il testo alla procura della Repubblica. Che avrà cinque giorni di tempo per esprimere un parere. Ma cinque giorni sono troppo pochi per le procure sommerse dai fascicoli. Significa che la stragrande maggioranza dei divorzi andranno in porto senza passare dal giudice.

Il fatto è che quasi tutte le coppie che abbiano trovato un accordo, possono divorziare senza aspettare i tempi della giustizia civile.

Una notizia buona per chi ha fretta di rifarsi una nuova vita, ma che suscita qualche perplessità giuridica, come quelle che avanza Carlo Rimini su La Stampa:

Il ministro Orlando, intervenendo nel corso dei lavori della Commissione, ha affermato testualmente che le nuove norme «ben lungi dal voler stravolgere la disciplina generale mirano a snellire le procedure, consentendo in alcuni casi eccezionali ai coniugi di sciogliere consensualmente e senza il ricorso all’autorità giudicante il vincolo matrimoniale». Non è così e tutti i protagonisti di questa vicenda ne sono perfettamente consapevoli, soprattutto ora che, i «casi eccezionali» sono diventati, dopo la modifica in Commissione, tutti i casi di separazione e divorzio.

La «disciplina generale» a cui il ministro si riferisce contiene due principi fondamentali. Il primo è l’affermazione per cui la separazione e il divorzio non sono l’effetto di una libera scelta fra i coniugi ma sono pronunciate dal tribunale sulla base dell’accertamento dell’intollerabilità della convivenza e dell’impossibilità di ricostituire l’unione familiare. Le nuove norme, invece, attribuiscono ai coniugi il potere di fare da sé. Si può pensare che la riforma sia opportuna (e per molti aspetti certamente lo è) ma non si può dire che non stravolge i principi esistenti.

Il secondo principio fondamentale del nostro diritto di famiglia è quello per cui i genitori non possono regolamentare, senza l’approvazione di un giudice, i diritti dei figli. Anche questo principio viene travolto dalla furia riformatrice […] la riforma avrà l’effetto di abolire qualsiasi controllo giudiziale sulle separazioni e sui divorzi consensuali, pure in relazione ai diritti dei figli minorenni. Anche questa può essere una scelta: bisognerebbe però avere il coraggio di dirlo e modificare in modo conseguente i principi generali, inserendo le cautele opportune.