L’oceano di Internet e quel pericoloso iceberg del porno

di Vito Giacalone*
Pubblicato il 28 Settembre 2010 - 14:46 OLTRE 6 MESI FA

Ne è passato di tempo da quando nacque Internet (la Rete), alla fine degli anni Sessanta, con lo scopo di garantire comunicazioni stabili tra le sedi delle forze armate statunitensi. Dopo quaranta anni si è trasformato per i preadolescenti e gli adolescenti in un sistema sociale, finalizzato al mantenimento delle relazioni on line, importanti quanto quelle off-line (le relazioni quotidiane, faccia a faccia). Recenti ricerche hanno concentrato l’attenzione su quanto la tecnologia dell’informazione influenzi lo sviluppo umano; non a caso è cambiato il modo di esplorare il mondo, di manipolare i simboli e i linguaggi.

Tramite la rete i ragazzi costruiscono relazioni, vivono identità altre, sperimentano i propri confini, e sono considerati i nuovi pionieri della relazione umana. È indubbio che la rete funga anche da mezzo per superare le difficoltà insite in qualsiasi relazione, mi riferisco a quelle “faccia a faccia”, e permette a chi non vive tale complicazione, di essere in tempi brevi se stesso, potenziando così lo spazio conoscitivo della propria persona. Al contrario la rete è anche il luogo in cui inventarsi un’identità immaginata e proiettata all’esterno: il virtuale diventa reale, e il reale virtuale.

Le prime ricerche, a tal proposito, ne evidenziavano l’aspetto pericoloso, in cui il perdere identità nella rete corrispondeva nel non riconoscersi nella vita reale. In realtà, tale mondo virtuale è così connaturato nella nostra vita, da non poter farne a meno. Internet è la nostra realtà, a prescindere cosa ne possiamo pensare, e non a caso si parla di “nativi digitali” (gli under 30) nel differenziarli dagli “emigranti digitali”, cioè di quelli, come chi vi scrive, nati prima della nascita della rete, dei computer e dei cellulari.

Tale differenza non è soltanto terminologica, in realtà con la diffusione dei computer e d’internet, si è segnato un nuovo modo di tessere le relazioni tra le varie generazioni. Prova ne sia che i giovani d’oggi (i “nativi digitali”) contemporaneamente, ascoltano musica, chattano, guardano la tv, scaricano file mp3 e video, inviano sms, s’identificano negli avatar (rappresentazioni digitali di sé), comunicano tramite i social network (facebook, twitter, per citare i più conosciuti), e il tutto con una naturalezza sorprendente.

Le generazioni precedenti tutt’al più, contemporaneamente ascoltavano musica leggendo un fumetto. Ciò aiuta a comprendere quanto i nativi digitali, da un punto di vista cognitivo, utilizzino le conoscenze e le capacità in tanti modi diversi, in multitasking rispetto ai “pre-digitali”; anche se lo svolgere più compiti simultaneamente, corrisponde, secondo le nuove ricerche, a far tutto male, poiché nel nostro cervello, nel computare più informazioni contemporaneamente, si determina un aumento di stress e perdita di capacità di controllo (deprimendo contemporaneamente i processi di formazione della memoria a lungo termine).

I più positivi pensano che le nuove generazioni siano di transizione, ciò significa che l’abilità del multitasking work porterà nel tempo allo sviluppo di nuove intelligenze, ma se tale opportunità non è guidata e direzionata, si aumentano le probabilità che possano diventare fine a se stesse o addirittura autodistruttive. Ovviamente la costruzione delle competenze relazionali e di uno sviluppo dell’identità, in adolescenza, attraverso la rete, non possono essere così metaforicamente prive d’insidie.

A conferma di ciò, basti pensare all’immediata ed enorme quantità d’informazioni cui è possibile accedere senza filtri e censure, lecita e illecita. Su internet s’impara a costruire bombe, scassinare lucchetti e casseforti, acquistare materiale falso (p.e. replay watch) o di dubbia provenienza, acquistare pillole a basso prezzo per migliorare le prestazioni sessuali (cialis, viagra). Il materiale pornografico disponibile nella rete è ben oltre a quello che avremmo immaginato potesse esistere.