Camorristi coi soldi nelle mutande. Cuper: guai per il calcio scommesse

Pubblicato il 19 Gennaio 2012 - 11:21 OLTRE 6 MESI FA

Hector Cuper (LaPresse)

NAPOLI – Due camorristi arrivano in una stanza d’albergo in Spagna. Là li attende Hector Cuper, allora allenatore del Racing Santander, vecchia conoscenza del calcio italiano con la sua esperienza sulle panchine di Inter e Parma.

I due camorristi hanno, nascosti nei calzini e nelle mutande, 200 mila euro in banconote e li consegnano a Cuper in cambio di 4 dritte su partite spagnole e argentine. Risultati chiari sui quali piazzare una scommessa.

Cuper parla e incassa solo che, quando le partite si giocano, una su quattro non va secondo le sue indicazioni. E i camorristi perdono soldi, troppi, e tornano a minacciare l’ex tecnico interista.

Il tutto, secondo la Gazzetta dello Sport, viene registrato e monitorato dagli investigatori che si occupano di calcio scommesse. Scatta la rogatoria internazionale e due pm italiani, Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa, vanno in Spagna ad interrogare Cuper.

E l’interrogatorio, secondo Maurizio Galdi e Francesco Centi che scrivono l’articolo, è “penoso”. Innanzitutto Cuper prova a negare tutto, persino l’incontro. I pm, però, hanno le intercettazioni e l’allenatore inizia a cambiare versioni. Prima ammette l’incontro ma dice di non ricordare. Quindi ammette anche il passaggio del denaro ma spiega che erano per la ristrutturazione di una casa in Argentina. Spiegazione che, per usare un eufemismo, non convince i pm. Se non altro perché è strano che invece di un bonifico si utilizzino due esponenti di un clan camorristico (i D’Alessandro, secondo Gazzetta) che portano il cash nelle mutande.

Infine Cuper, secondo Gazzetta, avrebbe raccontato di non sapere perché i due lo minacciassero visto che lui pensava solo alla gara successiva. Scrivono Galdi e Centi, e non è difficile crederlo, che i pm non credono a Cuper. Che, per inciso, ora allena in Turchia. L’inchiesta, però, mette a rischio la sua carriera. Più di quel cinque maggio, quello in cui la sua Inter perse uno scudetto già vinto con una gara suicida contro la Lazio. Qualche tifoso malizioso ricorderà e magari ci penserà. Possibile che quel giorno…