Storia di Diego Milito, goleador di Chiampions, e del suo colpo di fulmine con Enrico Preziosi, del suo amore col Genoa, e del trionfo con l’Inter

Pubblicato il 27 Maggio 2010 - 08:20| Aggiornato il 15 Marzo 2011 OLTRE 6 MESI FA

Milito dopo il gol che garantisce la Coppa

Ma possibile che se ne sia accorto solo Enrico Preziosi, il joker, il re dei giocattoli, di quanto quel ragazzo di Bernal, distretto di Buenos Aires, con la faccia da argentino triste, un po’ pre moderna, l’andatura dinoccolata, sempre silenzioso, educato, “troppo buono” come dicono i suoi compagni di gioco, era un genio del calcio, meglio del gol, dell’area di rigore, di quei sedici metri? Eppure è stato così ed ora che Diego Milito “rischia” di vincere il Pallone d’oro e ogni squadra al mondo con un presidente miliardario sognerebbe di comprarlo, tutti si pongono quella domanda.

Di tanti osservatori, tecnici, suggeritori, presidenti, ex giocatori, ammalati di calcio per passione o per soldi, che circolano nel mondo globale della pelota aveva avuto il guizzo, da vero talent scout solo quel personaggio un po’ ermetico, un po’ discusso dell’avellinese, presidente del Genoa, calciofilo tardivo dopo i successi imprenditoriali con la “Giochi Preziosi”, sede a Cogliate in Brianza.

Se chiedi a Preziosi come ha fatto a scoprire Diego, a portarlo a Genova, e, soprattutto a riportarcelo, dopo che lo aveva perso nelle sabbie mobili di un calcio spagnolo che non lo aveva visto neppure quando aveva segnato quattro gol al mitico e galattico Real Madrid, nel tempio dello stadio Bernabeu, il joker ti guarda come se tu fossi scemo.

Roba scientifica la scoperta del campione, e poi il guizzo del padrone, in questo caso lui, l’uomo di Avellino, quello che aveva cominciato a masticare calcio al Saronno, serie D e poi C e poi al Como serie C, B, A e poi di nuovo B e infine Genoa nel 2003. Dove sta la scienza? “Io ho una rete di osservatori in tutto il mondo e quando metto nel mirino un calciatore lo faccio seguire per almeno un anno, un anno e mezzo, spiega Preziosi. Poi faccio studiare anche il suo carattere, quello è fondamentale. Poi esamino la famiglia, che non sia di quelle invadenti, possessive e ossessive nelle richieste e alla fine lo convoco davanti a me”.