“Così ho annientato la bestia”: la lotta contro il tumore di Mondonico

Pubblicato il 14 Novembre 2011 - 13:39 OLTRE 6 MESI FA

Emiliano Mondonico (Foto Lapresse)

FIRENZE – “Abbiamo annientato la bestia”: così l’allenatore dell’AlbinoLeffe Emiliano Mondonico racconta il calvario vissuto dopo aver scoperto di avere un tumore.

In un’intervista al Corriere Fiorentino Mondonico annuncia: “Due giorni fa gli esami clinici sono stati definitivamente chiari. Non ho più il tumore che aveva messo in serio pericolo la mia vita. Ora, finalmente, potrò tornare all’esistenza di tutti i giorni. La mia famiglia, soprattutto. Poi il mio lavoro che significa pallone e Albinoleffe. Ma, in particolare un’opera missionaria in tutte le sedi più opportune per informare il prossimo che vincere è possibile anche contro certi mali che sembrano imbattibili. Come? Attraverso la prevenzione che rimane l’arma più efficace”.

Quando racconta la sua guerra contro il tumore Mondonico parla al plurale: “Un gioco di squadra per la vita. La mia vita. Il sottoscritto, naturalmente, e i chirurghi che mi hanno operato. Anche il primo che, dopo avermi aperto la pancia, dovette farsi forza e coraggio per non rinchiudermi senza portare via quella massa ammalata di grasso e di carne già morta. Sembrava non ci fosse proprio più nulla da fare. Che sarebbe stato tutto inutile.Invece venne osato l’impossibile. Poi non restava che aspettare”.

“Non ebbi neppure il tempo di pensare. Mi operarono il lunedì e io la domenica successiva ero seduto sulla panchina dell’Albinoleffe per fare il mio lavoro, come sempre”.

Un mese dopo, però, un altro intervento per stanare  “la bestia che era andata a nascondersi dietro il rene destro e parte della schiena. Via quel rene e anche il colon. Ma non bastava ancora. Per rimuoverla sarebbe occorsa una terza operazione”.

In questo caso Mondonico chiese di procrastinare l’intervento per terminare il campionato “con i miei ragazzi”.

“Proprio scendendo sul campo degli allenamenti, tutti i giorni, ogni calcio che davo al pallone equivaleva ad una pedata violenta in faccia alla bestia. Non dico che il calcio, in questo caso, abbia sostituito la medicina ma, dentro di me, mi piace pensarlo. Il grande amore per il pallone ha fatto io modo che io non sbroccassi di testa e che l’Albinoleffe arrivasse alla salvezza”.

Se dovesse dire quali sono le due qualità indispensabili per affrontare quello che lui ha affrontato direbbe la pazienza e le fiducia. Ma “la chiave di tutto sta nella parola prevenzione. Se identificata al momento giusto ed estirpata in tempo la bestia può essere annientata. Io credo di essere stato fortunato per aver incontrato medici e chirurghi di eccellenza anche sotto il profilo dell’assistenza psicologica.