La partita a Napoli? La Juve voleva giocarla a porte chiuse

Pubblicato il 8 Novembre 2011 - 16:36 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – Giuseppe Marotta Napoli-Juventus di campionato la voleva giocare, e vista la situazione la voleva giocare a porte chiuse. E’ l’ultima indiscrezione, diffusa dal Corriere della Sera, che alimenta le polemiche sulla decisione della prefettura di Napoli di posticipare per maltempo la partita di campionato con la Juventus.

A distanza di tre giorni, insomma, la decisione fa ancora discutere. Anche perché Marotta la sua proposta (difficile immaginare un sì del Napoli) non l’ha potuta neppure formulare visto che quando si è deciso il rinvio c’erano Napoli e prefetto mentre la Juventus non c’era. Certo, visto che il campo era praticabile e che il problema principale era l’accesso dei tifosi, sulla carta, l’idea del direttore generale bianconero avrebbe potuto essere presa in considerazione. I problemi, però, non sarebbero mancati: dai rischi per ordine pubblico legati al divieto di entrare allo stadio per chi aveva comprato i biglietti fino al diritto negato ad abbonati e non solo.

In ordine di tempo, l’ultimo a parlarne è stato il portiere della Juve e della Nazionale Gigi Buffon. La sua, però, è una presa posizione abbastanza diversa da quella bianconera: “Sono sincero – dice dal ritiro Buffon – ero a Napoli e a mezzogiorno e mezzo era impensabile giocare. Poi siamo partiti alle cinque e sembrava impossibile non giocare. Ma decisioni del genere si prendono molto prima, i tifosi si muovono in anticipo. Di fronte ad un evento così imponente, a temporali che ci mettono in ginocchio, a sette morti, il calcio deve avere l’umiltà di mettersi da parte. Poi – la conclusione di Buffon – si possono creare ad arte delle polemiche sulle comunicazioni di questa decisione o su altre procedure…”.