Sara Errani e il doping dei tortellini: “Pasticca di mamma per sbaglio nell’impasto”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Agosto 2017 - 12:12 OLTRE 6 MESI FA
Sara Errani e il doping dei tortellini: "Pasticca di mamma per sbaglio nell'impasto"

Sara Errani e il doping dei tortellini: “Pasticca di mamma per sbaglio nell’impasto”

ROMA – Un test antidoping positivo e solo due mesi di squalifica. Sara Errani, la campionessa di tennis italiano, è stata trovata positiva al letrozolo, uno stimolatore ormonale usato per trattare i carcinomi al seno. Un test effettuato lo scorso 16 febbraio e che poteva costare caro alla tennista, dato che per questo tipo di situazioni le squalifiche vanno dai 2 ai 4 anni. I giudici sportivi internazionali però hanno dato fiducia alla sua versione e la squalifica è stata minima. Un doping da tortellini, preparati dalla mamma Fulvia, che per sbaglio sono stati contaminati con una pasticca di letrozolo che la donna assumeva e che aveva poggiato sul tavolo mentre cucinava.

Rientrata proprio il 7 agosto nella top 100 Wta, la Errani – una delle giocatrici simbolo del ciclo d’oro delle azzurre del tennis – potrà tornare in campo il prossimo 3 ottobre, saltando gli US Open (l’azzurra si era già cancellata dal torneo di Toronto). Una pena leggera, che nasce in parte dall’ammissione di colpa (sia pure involontaria) e in parte dalle spiegazioni fornite, che però non mitigano il senso di amarezza dell’azzurra:

“Mi sento estremamente frustrata, ma sono in pace con la mia coscienza: non ho mai assunto nessuna sostanza proibita – le sue parole postate via twitter – E’ una sostanza presente in un medicinale che mia madre assume dal 2012, e che è presente a casa nostra: l’unica ipotesi è una contaminazione del cibo”.

Nonostante la buona fede e la sanzione mite, la Errani perderù i premi e i punti in classifica acquisiti nel periodo “incriminato”. La Itf, associazione internazionale del tennis, ha spiegato:

“Il 16 febbraio la sig.ra Sara Errani ha fornito un campione di urina in seguito ad un test fuori dalle competizioni previsto dal Programma. Il campione era stato inviato presso un laboratorio accreditato dalla Wada a Montreal per essere analizzato. In esso era stato trovato del letrozolo, un inibitore dell’aromatasi inquadrabile nella classe S4 (stimolatori ormonali e metabolici) della lista delle sostanze proibite della Wada. Il 18 aprile alla Errani è stata comunicata la violazione dell’art. 2.1 del Programma Anti-Doping. La giocatrice ha prontamente ammesso la violazione e ha chiesto di essere sentita da un Tribunale indipendente”, che il 19 luglio “ha raccolto le prove e sentito le argomentazioni legali di entrambe le parti ed è giunto ad una decisione il 3 agosto, stabilendo la squalifica di due mesi”.

Una ricostruzione che in parte non collima con quanto fatto sapere dalla Errani che ha ripetuto di

“non aver mai assunto, nella mia vita e durante la mia carriera, nessuna sostanza proibita. Questa sostanza è tuttavia presente nel Femara, un medicinale che mia madre assume giornalmente dal 2012 a scopo terapeutico, in seguito ad un intervento chirurgico subito per un tumore al seno, ed è quindi presente fra le mura domestiche. Sono sicura al 100% di non aver assunto una pastiglia per errore. L’unica ipotesi percorribile è quella di una accidentale contaminazione del cibo, consumato all’interno della nostra casa.

“Questo evidenzia che la quantità che ho involontariamente ingerito era inferiore a una singola compressa, in accordo con un’ingestione accidentale di una porzione di cibo contaminato. I risultati di questi esperimenti non sono stati ammessi come prove a mio favore per via di un cavillo legale”.

In ogni caso, i precedenti di doping anomalo sono vari e numerosi. Una carne esportata dalla Cina per il clenbuterolo nelle urine hanno salvato l’australiano Michael Rogers, tre volte campione del mondo a cronometro scagionato dalla federazione mondiale del ciclismo. Analogo, benché con esito diverso, il caso di Contador, nel 2010: clenbuterolo con la scusa della carne, ma gli allevatori spagnoli non ci stanno a sentirsi accusati e in assenza della sindrome cinese il ciclista iberico entra in una spirale di processi sportivi che lo porterà fino al Tas di Losanna e a due anni di squalifica.

Una puntura di ape e la conseguente pomata al cortisone – non segnalata dai medici – fece tremare per qualche ora Fabio Cannavaro, poi scagionato. Numerosi nel calcio i casi di positività al nandrolone. Christian Bucchi e Salvatore Monaco, del Perugia, spiegarono la loro positività con il fatto che avevano ”fatto una abbondante grigliata di carne di cinghiale, che ci ha fatto venire fuori valori sballati di nandrolone”.

Per Fernando Couto, portoghese del Parma fu invece ”tutta colpa di quello shampoo che conteneva nandrolone. E con la chioma che ho, io devo usarne molto”. Fu colpa dello shampoo anche per il russo Shalimov, ex Foggia, Inter e Napoli, mentre Manuele Blasi disse che ”deve essere stato lo schiarente che uso per i capelli”: anche lì c’era del nandrolone. Famoso il caso di Marco Borriello, sospeso tre mesi per positività a prednisone e prednisolone (metaboliti del cortisone) dopo un Milan-Roma. La corte fu clemente perché tenne conto anche della spiegazione fornita dall’allora fidanzata del calciatore, Belen Rodriguez, che parlò di una rapporto sessuale non protetto, di un’infezione e del necessario uso di una pomata. Al cortisone, ovviamente.