Ultrà Lecce: cadono le accuse per Stefano Melli e Leo De Matteis

Pubblicato il 13 Gennaio 2010 - 19:43 OLTRE 6 MESI FA

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal procuratore aggiunto Ennio Cillo contro il pronunciamento del Tribunale del Riesame che aveva fatto cadere l’accusa di associazione a delinquere nei confronti di due dei quattordici ultrà del Lecce che vennero arrestati dalla Digos lo scorso 29 maggio. Si tratta di Stefano Melli, difeso dagli avvocati Giuseppe Milli ed Anna Grazia Maraschio, e Leo De Matteis, difeso da Luigi Rella e Romeo Russo.

Un risultato, quello che proviene da Roma, che assicura ai due indagati di affrontare un eventuale processo con una contestazione molto più lieve.

Nel caso di Melli, accusato di essere partecipante dell’organizzazione per il semplice fatto di vendere sciarpe e magliette fuori dallo stadio, il Riesame aveva accolto la tesi difensiva, secondo la quale avrebbe fatto sì parte di un’associazione ma solo con lo scopo di promuovere il tifo e quindi con finalità assolutamente lecite.

Secondo gli avvocati difensori, un’accusa così pesante dovrebbe essere sostenuta da prove rigorose e non da una semplice presunzione, poiché la vendita di gadget non può essere ritenuta una circostanza dalla quale si potrebbe ricavare un coinvolgimento in attività illecite.

Accusa caduta anche per Leo De Matteis, contro il quale il Riesame ha sostenuto non fosse emersa alcuna prova. Il fatto che De Matteis fosse in contatto con uno dei presunti leader degli ultrà Lecce, suo fratello Salvatore, non costituirebbe dunque una prova di appartenenza alla presunta associazione.