Russia, Pussy Riot tabù. Agenzia di stampa posta un loro video: licenza revocata

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 31 Ottobre 2013 - 20:38 OLTRE 6 MESI FA
Russia, Pussy Riot tabù. Agenzia di stampa posta un loro video: licenza revocata

Le Pussy Riot durante la loro performance (Foto Lapresse)

ROMA – In Russia le Pussy Riot sono ufficialmente tabù. Ne sa qualcosa l’agenzia di stampa Rosbalt. Aveva postato sul proprio sito il filmato di una delle performance del trio femminile punk-rock più famoso del mondo e si è vista revocare la licenza. La colpa? Aver violato la legge anti-oscenità nei media da poco varata dal Cremlino. Simile, nella stretta alla libertà di espressione, alla legge contro la propaganda omosessuale e a quella che obbliga alla registrazione (e quindi al controllo di Mosca) tutte le organizzazioni non governative che ricevono finanziamenti dall’estero.

Ma dietro l’accusa mossa dal tribunale moscovita c’è anche chi legge un pretesto per controllare gli affari di Rosbalt. Cosa non inconsueta in Russia, come dimostrano i casi Khodorkovsky e Navalny: prima si tenta di affossare il nemico togliendogli le risorse economiche. Se questo non basta si passa alla via giudiziaria.

Rosbalt potrà continuare a pubblicare notizie e contenuti vari, ma non più come agenzia di stampa. Fondata nel 2001, è una delle maggiori agenzie di informazione, con uffici a Mosca e San Pietroburgo. Pubblica notizie e analisi che vanno dalla politica all’economia.

L’avvocato di Rosbalt, Dmitry Firsov, ha parlato di “decisione senza precedenti nella storia della Federazione Russa”. Anche Reporters sans Frontieres ha denunciato il caso: “Questa grave decisione costituisce un precedente estremamente pericoloso per la libertà di informazione in Russia”.

 

Il portavoce del presidente Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha declinato ogni commento schermandosi dietro al fatto che la decisione è stata presa da un tribunale, e non dal governo. Anche se il video delle Pussy Riot postato dal sito, “Come in una prigione rossa”, prendeva di mira l’amministrazione Putin e la sua dipendenza dal petrolio e dal gas, che proprio in questi giorni Mosca sta usando per cercare di piegare l‘Ucraina e farla restare nella sua orbita.