“Semiramide”, Ronconi al San Carlo di Napoli con il capolavoro di Rossini

Pubblicato il 23 Novembre 2011 - 20:51 OLTRE 6 MESI FA

Semiramide in scena al Teatro San Carlo di Napoli

NAPOLI – Una scelta di sobrietà, con un suono reso più scuro, cambi di scena fluidi, un coro invisibile nell’insolita posizione dentro la buca d’orchestra e costumi di Emanuel Ungaro costituiscono le promesse per una “Semiramide” di Gioacchino Rossini, regia di Luca Ronconi e Gabriele Ferro sul podio, che ha inaugurato la stagione lirica del teatro di San Carlo a Napoli il 18 novembre scorso e che sarà in scena fino al 27 novembre.

Il Massimo napoletano riporta sul suo palco un’opera assente dal 1987, quando sul palco c’era Montserrat Caballè; come sottolinea il sovrintendente Rosanna Purchia, quasi una anticipazione dell’anno rossiniano. Per la seconda volta, dopo “La Clemenza di Tito”, il San Carlo affida la sua ‘prima’ a Ronconi, “presenza che auspichiamo diventi fissa nelle nostre stagioni”, dice Purchia. Il cast è, come spiega Ferro, “molto buono, di belle voci e con tecnica straordinaria”, Laura Aikin nel ruolo di protagonista (alternandosi con Maria Pia Piscitelli), Silvia Tro Santafè in quello di Arsace (Carmen Topciu) e Simone Alberghini come Assur. Ma il dramma di potere e incesto ispirato alla “Tragedie de Semiramis” di Voltaire, testo che Ronconi ha esaminato come base per le sue scelte, assume una chiave “intima, con tempi scorrevoli – esplicita il direttore d’orchestra – nulla di romantico perche’ Rossini non amava il romatico, e una esecuzione stringata”. Da qui l’idea di cercare un tipo di suono scuro, raddoppiando il quartetto di archi dell’orchestra.

Una ensemble che ha riaccolto Ferro, per cinque anni, fino al 2004, suo direttore stabile. Non vuole una “Semiramide” “paludata e pomposa” nemmeno Ronconi, che non ama l’aggettivo minimalista perche’ non descrive affatto le sue sottolineature della partitura e preferisce parlare di “spettacolarita’ nel piccolo”, con un palco “dove tutto e’ mobile, dove non ci sono pause per i cambi, dove una scena entra nell’altra in fluidita’ continua” e la musica “e’ liberata da eccessi descrittivi”.

L’affiatamento è completo con Ungaro, che ha cercato “di essere più vicino possibile a questa lettura particolare da cui sono affascinato”. Unica dunque la scena, disegnata da Tiziano Santi e impreziosita dalle luci di A.J.Weissbard.

“Semiramide fu al San Carlo per la prima volta il 30 dicembre 1823, lo stesso anno della prima rappresentazione alla “Fenice”; melodramma tragico in due atti su libretto di Gaetano Rossi, e’ l’ultima opera composta da Rossini prima di trasferirsi a Parigi ed e’ considerata una sorta di ‘testamento estetico’. Gioacchino Rossini e’ poi al centro di altri eventi del teatro napoletano, soprattutto una mostra che porta dentro Memus – l’ultima ‘creatura’ del San Carlo, il museo curato da Laura Valente – la collezione di Sergio Ragni, specialista e studioso del grande pesarese.