Libero: “La lettera che prova che Lei sapeva tutto”

Pubblicato il 17 Febbraio 2012 - 12:40 OLTRE 6 MESI FA

SANREMO – “Il naufragio della Rai. La prova che Lei sapeva”, titola in prima pagina il quotidiano Libero. Secondo il direttore Maurizio Belpietro, in una lettera ci sarebbe la prova che il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, era al corrente di ciò che avrebbe combinato Celentano, “chiamato a Sanremo per creare scandalo”. La lettera incriminata è del direttore di Raiuno, Mauro Mazza, che “non ci sta a fare il capro espiatorio”.

“Ora la signora deve dimettersi e l’azienda va liquidata” sentenzia Belpietro, perché il problema è “di chi gli ha dato carta bianca”. Nel contratto al Molleggiato, secondo il direttore di Libero, “non c’era un impegno a fare canzoni, ma a fare casino. Questo voleva la Rai. Una bella polemica che risollevasse l’audience”.

Insomma al Celentano “predicatore di banalità”, ingaggiato a suon di migliaia di euro per “cantarle e non per cantare”,  Libero non ha nulla da obiettare. “Conoscendo un po’ il mondo dello spettacolo – scrive Belpietro – e ancor di più quello della Rai, eravamo certi che la presa di distanza della dirigenza di viale Mazzini dalle parole del Molleggiato fosse una presa per i fondelli”. La colpa è dei “vertici che lo hanno voluto e poi gli hanno dato licenza di uccidere”.

Il giornale di Belpietro, che ieri titolava “Lei è peggio di lui” interrogandosi sull’impossibilità che il contratto fatto a Celentano non fosse passato per le mani del numero uno della Rai, oggi rivendica la sua conferma:

Una lettera del direttore di RaiUno sgombra il campo da qualsiasi dubbio. Che dice Mauro Mazza? Che Lorenza Lei era informata di ogni cosa e dunque ora ha poco da lamentarsi. Il capo della rete in pratica nonci sta a fare il capro espiatorio e a finire commissariato. Gli attacchi alla stampa cattolica e alla Chiesa sono il frutto di una scelta consapevole, non di una situazione sfuggita di mano. La Rai voleva battere i record d’ascolto e si è affidata a Celentano e alle sue sparate. Invece di cercare di nascondere la mano dopo aver lanciato il sasso, i vertici di viale Mazzini farebbero dunque bene ad assumersene la responsabilità. Se la tv pubblica si è dimenticata che cos’è il servizio pubblico, lasciandosi andare alla trivialità, non è stato un incidente casuale, ma un incidente voluto.

E poi l’attacco alla televisione pubblica, da sempre campo di lottizzazioni e strumentalizzazioni politiche:

Se si vuole togliere la televisione di Stato ai partiti c’è un solo modo: nominare un commissario liquidatore. Cioè un manager che abbia un’unica missione: vendere la Rai. La privatizzazione porterebbe molti vantaggi. Non solo la fine della lottizzazione e del canone, ma anche un introito straordinario per le casse pubbliche. Diversi miliardi di euro che potrebbero servire ad abbassare le tasse. L’annuncio della cessione sarebbe la sola musica che nel festival delle banalità allieterebbe le nostre orecchie.