Festival di Sanremo 2015, pagelle prima serata: Malika Ayane 8, Grignani 5…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Febbraio 2015 - 09:23 OLTRE 6 MESI FA
Grazia di Michele e Mauro Coruzzi al Festival (foto Ansa)

Grazia di Michele e Mauro Coruzzi al Festival (foto Ansa)

SANREMO – La critica è stata pungente con gli artisti che si sono esibiti sul palco di Sanremo, almeno quelli visti la prima serata. La critica de La Stampa Marinella Venegoni non promuove quasi nessuno e anzi, nota assenza di creatività e testi banali. Ecco le sue pagelle:

Chiara: “Straordinario” Un aggettivo abusatissimo (anche da Carlo Conti) fa da titolo al pezzo reiterativo costruito sulla vocalità della giovane laureata in economia. Non è entusiasmante, è un passo avanti verso la ricerca di canzoni credibili da cantare. Un bel coraggio ad aprire in giallo (poteva fare meglio, mi sa che non è colpa sua) Voto: 5

Gianluca Grignani : “Sogni infranti” Alla ricerca di un riposizionamento dopo un tempo di mattane, Gianluca vuol fare l’intellettuale rock, e butta nella canzone (anche a sproposito) una citazione dotta di Gaber (“Io se fossi Dio”) e la dotta teoria della triste realtà della confusione fra intrattenimento e informazione. Uscirne non è facile, e infatti non se ne esce. (Però lui si è ora lavato un po’ l’anima ed è pronto a ripartire) Voto: 5

Alex Britti: “Un attimo importante” La differenza fra un interprete e un musicista di razza come lui, è che Britti può anche stonacchiare come ha fatto, ma anche questo viene inglobato nella sincerità di un progetto che non è basato tanto sulla voce quanto sulla composizione musicale della quale è un complemento. Tappeto chiaramente jazz, una veloce schiarita di impronta pop e il gioco è fatto. Però il brano resta complesso… (quanto era elegante stasera, sembrava un altro) Voto: 7

Malika Ayane: “Adesso e qui (nostalgico presente)” Un antidoto alle urla imperanti, la morbidezza di una voce che stasera è partita troppo emozionata e non in piena resa. Che peccato. La canzone tra l’altro non è facile da cantare, l’apparecchio ai denti non aiuterà. Ma strada facendo si riprende e merita il primo convinto applauso anche della sala stampa. (Ma perché non gli date il rescue remedy a questi cantanti?) Voto: 8

Dear JACK: “Il mondo esplode tranne noi” Non bastano i chitarroni a fare un rock, qui si parla di power pop che non è una parolaccia ma un genere assai in voga. I numi tutelari sono prima di tutto i Modà (di cui penso siano una sorta di formazione giovanile, tanto il sound è consanguineo) e se proprio vogliamo si sente sullo sfondo una certa voglia (ancora non soddisfatta) di Vasco. Il brano non è granché come originalità, ma canta (doverosamente per i ragazzi) l’attesa del futuro. (anche da loro si capisce che sta tornando di moda la barba fra i ragazzi. Manca solo al frontman, e non sarà un caso) Voto: 5

Lara Fabian “Voce” A volte la verità è dolorosa, ma di questa canzone mi sfugge il senso artistico e il messaggio. Il testo gonfio ed enfatico (ma come fai a scrivere “ ll mio canto limpido”?) è confuso e non arriva, la melodia scritta per esaltare le doti vocali di Lara (stasera emozionatissima pure lei) non riesce a scalfire neanche i sentimenti più superficiali. Il risultato, mi spiace, non è piacevole. Voto: 4

Nek “Fatti avanti amore” Filippo ha begli occhi e una bella voce, qualcuno dice che è anche un bell’uomo. La novità è che in questo brano cambia registro e si inventa una strada padana all’elettronica da discoteca, saldamente ancorata però allo stile pop che lo ha reso celebre non solo in Italia. Ma “Siamo fatti per amare” non si può più cantare, ai nostri tempi: ha le croste spesse della banalità. Sarà dunque per la prossima volta. Voto: 5

Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi “Io sono una finestra” Come titolo, anche peggio dell’orrida “Io sono un albero” di Noemi nel ’13 (o 14?). I due si sorreggono a vicenda (anche fisicamente, sembra a guardarli) in questo messaggio di progresso dove si parla sacrosantamente dell’essere umano, che prescinde dal sesso e dalle eventuali confusioni di madre natura. Platinette restituito alla sua identità reale è il vero colpo di teatro, la canzone piana non è priva di retorica ma ha una sua dolente efficacia. Urge un voto politico obbligato (il primo, che io ricordi) Voto: 6

Annalisa: “Una finestra tra le stelle” Così carina, e laureata in chimica, la signorina fatica a trovare la formula giusta per la sua voce, e intanto gli anni passano. Ora è approdata al modo neo-romantico di Kekko Silvestre che le produce l’album in uscita: qui la melodia ipnotica manca di pathos, e la trama del testo ci smonta con versi come “E’ più dolce la paura se mi tieni in un tuo abbraccio”. Insomma, si rimane un po’ male. Voto: 5

Nesli “Buona fortuna amore” Non è il primo rapper che passa al canto, e nel frattempo tutti quanti siamo diventati un po’ più esigenti. Una bella partenza in perfetto stile Vasco sembrerebbe introdurre delizie di musica e testo che in realtà non arrivano, e si resta delusi dalla mancanza di coraggio che questo ragazzo sembrava promettere (tra l’altro, ha la sfortuna di essere sempre citato come il fratello di Fabri Fibra). Voto: 5