Mineo rimosso da Rai News: vecchia lottizzazione, nuova porcheria

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 13 Luglio 2010 - 18:33| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Corradino Mineo

Tra qualche ora, molto probabilmente, il direttore di Rai News, Corradino Mineo, sarà rimosso dal suo incarico perché come ha detto un autorevole esponente della maggioranza: “Mineo è stato davvero bravo ed equilibrato ma quel posto lo abbiamo promesso alla Lega, poi Mineo era un amico di Curzi, Sandro è morto e le forze politiche che lo avevano indicato per il consiglio di amministrazione non sono rappresentate in Parlamento…”.Viva la faccia! Almeno questo signore ha detto la verità, senza tanti giri di parole.

Eppure la vicenda merita qualche riflessione non solo per rispetto verso Mineo, un giornalista che ha avuto il solo torto di dare spazio a tutte le posizioni, anche a quelle meno facili e popolari, ma anche per comprendere lo stato di degrado della politica e della informazione. Nel passato, persino nei periodi peggiori, si faceva almeno finta di giusticare le porcherie e si cercava una soluzione alternativa per la persona colpita alle spalle.

In questo caso neanche ci provano perché il lavoro di Mineo è stato apprezzato pubblicamente persino da esponenti del governo e della maggioranza dal ministro Rotondi al sottosegretario Bonaiuti, dall’onorevole Granata al vice presidente della Camera Lupi, dunque è difficile inventare il pretesto professionale. Non solo, dunque, vi è stato un largo apprezzamento per il lavoro editoriale svolto dalla intera redazione, ma persino gli ascolti hanno premiato Rai News.

E allora? Allora la maggioranza ha deciso di placare i furori della Lega con un regalo e questo regalo si chiama Rai News. Si tratta di un pegno d’amore, subito dopo la Lega, quella che urlava contro Roma ladrona, voterà disciplinatamente la nomina della signora Susanna Petruni, già inviata del Tg1 a seguito di Berlusconi, alla direzione di Raidue, magari tra qualche settimana.

“E’ sempre successo…”, ripete l’amico e compagno cinico, quello che le ha viste tutte e dunque non vale mai la pena né di indignarsi, né tanto meno di opporsi. Non vi è dubbio che la lottizzazione sia sempre esistita e abbia conosciuto momenti di assoluta brutalità, ma mai era accaduto che un governo ed una maggioranza mettessero sotto controllo ben 10 delle 11 testate editoriali del servizio pubblico, per non parlare delle reti e delle strutture.

Per di più non è mai accaduto che il presidente del Consiglio fosse anche il proprietario dell’altra metà del cielo,o meglio dell’etere e del digitale. In ogni caso, persino in quei tempi cupi, si tentava di mettere nei posti chiave persone che avessero un minimo di competenza specifica e di valorizzare le risorse professionali interne. Con le prossime decisioni anche questi ultimi vincoli cadranno. Le esigenze della spartizione si mangeranno anche quella ultima regola non scritta che prevedeva la salvaguardia delle esigenze aziendali, l’obbligo comunque di rispondere all’azionista e persino alla corte dei conti.

I direttori rimossi vinceranno le cause, come già è accaduto con Paolo Ruffini a Raitre, come accadrà ad Antonio Di Bella. La confusione aumenterà, la credibilità del gruppo dirigente, già assai bassa, scenderà verso le zero: eppure, eppure, almeno in apparenza, sembrano fregarsene. Le loro fortune, infatti, non dipendono e non dipenderanno dalla capacità di gestire con equità ed effficenza il servizio pubblico, ma al contrario dalla capacità riassicurarne l’integrale controllo politico e la sua subordinazione agli interessi, in senso lato, del presidente del Consiglio, senza minimamente tener conto della esistenza di una metà degli italiani che non ha mai votato per Berlusconi.

Sarà appena il caso di ricordare, infine, che questa operazione sarà portata a compimento alla vigilia di una doppia fiducia sulla finanziaria, nel pieno delle polemiche sulla P3 e sulla legge bavaglio, mentre ogni giorno le cronache ci consegnano squarci di eccezionale degrado della politica, dell’etica, della legalità, persino della chiesa, sempre più impastoiata nei peggiori giri e nei più oscuri affari.

Una voce in meno capace di raccontare questa Italia non può che far piacere a Berlusconi e soci, sarà appena il caso di ricordare che,appena qualche settimana fa, il fidatissimo Romani, sottosegretario al ministero delle Comunicazioni, aveva reclamato la fine della esperienza di Rai News e soprattutto della direzione di Mineo. Detto e fatto,o meglio quasi fatto. Vogliamo augurarci che le opposizioni vogliano far sentire la loro voce e che, almeno in questa occasione, a nessuno venga in mente di trattare contestualmente uno sgabello al bar di viale Mazzini o uno strapuntino alla sala mensa di via Asiago.