Ozpetek in scena a Napoli con la Traviata: “La mia Violetta entra nell’anima”

Pubblicato il 5 Dicembre 2012 - 17:35 OLTRE 6 MESI FA

(La soprano Carmen Giannattasio è Violetta nella messa in scena della Traviata avvenuta al teatro Politeama di Lecce nel 2010)

La soprano Carmen Giannattasio è Violetta in una precedente messa in scena della Traviata

NAPOLI  – Sarà una Parigi “champagne e narghilè” dalle sontuose atmosfere ottomane, tra esotismo e glamour cinematografico, quella della “Traviata” di Ferzan Ozpetek che oggi 5 dicembre inaugura la stagione lirica del Teatro di San Carlo, nel bicentenario dalla nascita di Giuseppe Verdi. Nei panni di Violetta ci sarà la bellissima Carmen Giannattasio.

Per la sua seconda regia operistica – dopo l’Aida del Maggio Fiorentino – il regista italo-turco ha preparato a Napoli una “mise en scene” che si annuncia all’insegna della tradizione, ma che sposta da metà ottocento a un secolo fa il dramma di Violetta. Molti i richiami al mondo delle “mille e una notte” grazie alle scene del tre volte premio Oscar Dante Ferretti ed ai costumi di Alessandro Lai.

”Abbiamo reso le atmosfere della Parigi di quegli anni che risente dell’influenza dell’Impero ottomano – ha spiegato il regista qualche giorno fa – sia nei costumi sia nei modi. Sarà una Violetta che si muove tra champagne e narghilè. Nella messa in scena ci sarà la mia visione, ma nel pieno rispetto dell’opera di Verdi”.

Parte dei costumi è stata realizzata dalle maestranze del San Carlo, altri, invece sono stati messi a punto dalla Sartoria Tirelli, alla quale si rivolgono di solito lo stesso Ozpetek e Lai per i film. Una scelta che conferisce agli abiti una resa piu’ cinematografica. A guidare l’orchestra, Michele Mariotti, ‘Oscar della Lirica 2012’, che dirige un doppio cast (ogni personaggio è proposto da due interpreti). Nei panni di Violetta, Carmen Giannattasio e Cinzia Forte. ”E’ stato frutto di una ricerca – ha detto Ozpetek – Sono due voci splendide”.

Mariotti racconta di essere alla sua ”quarta Traviata: spesso di fronte a opere come queste, il principale nemico è il successo stesso delle opere”. Il direttore d’orchestra, classe 1979, dice di essersi ”sempre mosso a metà tra tradizione e modernità”, ma che ”bisognerebbe anche mettersi d’accordo su cosa e’ moderno e cosa non lo e”’. ”Dipende – ha aggiunto – dall’indirizzo teatrale che si dà all’opera”.

Nei panni di Alfredo ci saranno Saimir Pirgu e Tomislav Muzek, mentre sono Vladimir Stoyanov e Simone Pizzolla i due artisti che interpreteranno Giorgio; infine Giuseppina Bridelli e Daniela Innamorati per il ruolo di Flora. Il cast è accompagnato da Orchestra e Coro stabili. Le coreografie sono del direttore del Corpo di ballo del San Carlo, Alessandra Panzavolta, e in scena ci saranno anche i primi ballerini e i solisti Edmondo Tucci, Elisabetta Magliulo, Roberta De Intinis e Fabio Gison.

Il regista italo-turco, in occasione della sua Traviata è stato intervistato dal Giornale. Ozpetek ha spiegato che la sua Violetta “entra nell’anima dello spettatore”. Ecco l’intervista che Giovanni Gavazzeni ha realizzato per il Giornale:

“Il filo rosso che ha guidato il blasonato regista turco nel reame dell’opera parte dalle strade di Istanbul”

“Quando preparavo il mio secondo film Harem Suaré, ho trovato all’improvviso nel palazzo di Yildiz, un teatro. Il sultano ottomano lo aveva fatto costruire perché amava così tanto l’opera da imparare l’italiano. Manteneva una compagnia fissa: scenografi, costumisti, tutto. Però odiava i finali tragici e li cambiava. Nella Traviata, per esempio, Violetta non moriva: una provvidenziale medicina la rinvigoriva. Si alzava e tornava alla vita”

“Fra i suoni dell’infanzia di Ozpetek, la voce materna. Studiò canto, ma non proseguì”

“Mia madre si è portata dietro la malinconia dell’occasione perduta. Destino opposto a quello di una cantante che è un punto di riferimento e di orgoglio per ogni turco, il soprano Leyla Gencer”.

“Ferzan Ozpetek invece ha colto l’occasione con uno splendido debutto in Aida al Maggio Musicale Fiorentino

“E quando entri in quel mondo con una guida paterna come Zubin Mehta, l’opera ti prende, ti travolge: entri in un reticolo di emozioni che non finiscono più”.

A Roma vive, a Firenze ha debuttato, a Napoli inaugura stasera la stagione del San Carlo con «Traviata»: itinerario degno di Stendhal”

“Traviata mi mette molta paura. È una delle opere più amate, più conosciute. Un grande direttore d’orchestra – di cui non faccio il nome – mi ha esortato alla lettura. Dopo il romanzo di Dumas figlio e il libretto di Piave, ero emotivamente distrutto”.

“Ozpetek ha incontrato un maestro che di Traviata sa tutto, Franco Zeffirelli, il risultato è stato un consiglio: «Tu che sei un regista di attori, cura la recitazione. Il resto viene naturalmente”

“Lavoro molto sulla natura degli attori, sui loro movimenti. Non è il cantante che deve entrare nel personaggio, ma Violetta, Alfredo, Germont si devono avvicinare ai tre interpreti che sono i bravissimi Carmen Giannattasio, Saimir Pirgu, Vladimir Stoyanov”.

“In Traviata la chiave di volta è il duetto Violetta-Germont”

“Un incontro ispiratissimo e sensuale. Germont è un antico cliente di Violetta. Sono invaghito da Germont, il tipo del moralista comprensivo: lui le impone un atto doloroso, ma gli dispiace moltissimo. Al momento di dirsi addio, Germont improvvisamente abbraccia forte Violetta. Non sono più cliente e prostituta, ma due persone che si ammirano”.

“E il rapporto croce e delizia di Violetta con Alfredo?”

“Alfredo è un puro. In famiglia e nell’ambiente di Violetta è un pesce fuor d’acqua. Reagisce come un bambinone. Quando si arrabbia nella festa di Flora, strappa il vestito di Violetta che cade per terra. Le getta il denaro pezzo per pezzo, in modo straziante, mentre vediamo scendere Germont che si toglie il mantello per coprirla. Alla fine Violetta si alza, a testa alta, senza guardare nessuno, fa cascare il mantello, e scompare”.

“Poi c’è la corda più intima di Verdi: padri e figli”

“Mentre Germont canta Di Provenza il mare, il suol, ho voluto che il padre si allontanasse all’improvviso, per attirare di più l’attenzione del figlio. Poi, pian piano, Germont si gira verso Alfredo, si avvicina, gli prende la mano, e vanno verso il boccascena. Mi piace che gli attori-cantanti guardino e si rivolgano al pubblico, che così si sente coinvolto”.

“In ogni atto Violetta mostra un lato diverso del carattere e della vocalità”

“Ci sono tre Violette diverse. La prima, leggera. Fa il suo mestiere. Nel secondo atto c’è una donna cosciente a cosa va incontro. Quando decide di scrivere ad Alfredo prende uno specchietto e si mette un rossetto esagerato. L’ultimo atto è una sorpresa. Tutto spoglio. C’è un lettino illuminato. Violetta si sveglia, sente la città lontana, la malinconia della solitudine, fuori la vita impazza”.