Ucraina, garanzie di sicurezza contro la Russia: forza multinazionale, ruolo Usa e il nodo della difesa europea (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Una forza multinazionale da schierare in Ucraina, affiancata da un meccanismo di mutua difesa ispirato all’articolo 5 della Nato e dall’impegno ad accorrere in aiuto del partner aggredito. È questa l’architettura delle garanzie di sicurezza che, secondo la cosiddetta formula di Berlino, dovrebbero scoraggiare una nuova offensiva russa. Il piano prevede anche il “backstop” degli Stati Uniti, cioè un sostegno americano che arriverebbe fino all’interno dei confini ucraini, pur senza un dispiegamento diretto di truppe Usa.
Molti dettagli restano ancora da definire: chi parteciperà alla forza multinazionale, con quali numeri e quali compiti operativi. L’Italia, come già annunciato, non invierà soldati sul territorio ucraino, ma si dice pronta a contribuire in altre forme, chiedendo però in cambio un’assunzione di responsabilità più netta da parte dell’Unione europea. In gioco c’è la credibilità politica del continente, chiamato a dimostrare di poter garantire la propria sicurezza.
Forza di interposizione e ruolo degli alleati
Secondo quanto ricostruito, l’impegno americano a tutela dell’Ucraina era già inserito in un allegato a un piano russo-americano in 28 punti. Kiev ha chiesto che tale impegno venga sancito con un voto del Congresso, richiesta a cui Washington avrebbe dato segnali di apertura. Resta però ferma la linea della Casa Bianca: niente soldati Usa sul terreno, ma supporto attraverso intelligence e difesa aerea.
La forza di interposizione dovrebbe essere guidata da Francia e Regno Unito, con un contingente iniziale di circa 30 mila soldati destinati alla protezione delle infrastrutture strategiche. Paesi nordici come Finlandia, Danimarca e Norvegia si sono detti pronti a contribuire, mentre Germania e Spagna mantengono un atteggiamento più prudente. Kiev guarda anche oltre l’Europa, chiamando in causa Canada, Australia e Nuova Zelanda. Mosca, però, per ora respinge l’idea di militari Nato sul suolo ucraino.
Il piano B e la deterrenza reale
In caso di stallo, resta sul tavolo un piano B: un contingente delle Nazioni Unite. Anche questa opzione, tuttavia, potrebbe diventare una carta negoziale nelle mani di Volodymyr Zelensky. Più di trenta Paesi hanno manifestato la disponibilità a contribuire alle garanzie di sicurezza, non necessariamente con truppe ma anche con logistica e intelligence. Roma, ad esempio, valuta un ruolo nell’addestramento delle forze ucraine fuori dai confini del Paese.
Il vero obiettivo è evitare una nuova invasione russa attraverso una deterrenza credibile. Questo significa affrontare il tabù di un possibile scontro diretto con Mosca. Le regole d’ingaggio diventano quindi centrali, così come l’idea di un impegno giuridicamente vincolante a intervenire in caso di attacco, anche con l’uso della forza. Gli Stati Uniti si dicono pronti ad azioni militari se l’intesa venisse violata, ma chiedono all’Europa di essere in prima linea.
