Manovra: salta l’anticipo della pensione di vecchiaia con i fondi complementari, cosa prevede il nuovo maxiemendamento per le imprese (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Salta la possibilità di andare in pensione di vecchiaia anticipatamente cumulando gli importi di forme pensionistiche di previdenza complementare. Lo prevede il nuovo emendamento del governo alla manovra che sopprime una norma introdotta dalla legge di bilancio dello scorso anno, ottenendo così risparmi annuali fino a 130,8 milioni nel 2035 sulla spesa pensionistica nei prossimi anni.
L’emendamento cancella la possibilità, in vigore dal 2025, di computare, su richiesta, anche il valore di una o più rendite di forme pensionistiche di previdenza complementare ai soli fini del raggiungimento degli importi mensili richiesti per accedere alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi e se si è pienamente nel regime contributivo.
La norma cancellata per ottenere risparmi sul fronte previdenziale era stata introdotta con l’ultima legge di bilancio e fortemente voluta dal sottosegretario al lavoro, il leghista Claudio Durigon, con l’obiettivo di rendere più flessibile l’uscita. Consentiva di sommare anche la rendita del fondo complementare per poter andare in pensione a 64 anni con 20 anni di contributi con il sistema contributivo raggiungendo l’importo minimo pensionistico previsto: tre volte la pensione minima per gli uomini e 28 per le donne. La proposta era stata presentata come un primo passo innovativo per considerare cumulabili gli importi della pensione principale con quella attivata con i fondi complementari e aprire poi un varco per consentire anche nel futuro l’estensione ai lavoratori pre-1996.
La cancellazione consente ora di ottenere una minore spesa pensionistica crescente nel tempo: 12,6 milioni di risparmi nel prossimo anno, 36 nel 2027, 51,7 milioni nel 2028, 70 milioni nel 2029, 71,9 milioni nel 2030, 74,8 milioni nel 2031, 85,3 milioni nel 2032, 101,6 milioni nel 2033, 119,2 milioni nel 2034 e 130,8 milioni nel 2035.

Il nuovo maxiemendamento
Intanto è arrivato alla commissione Bilancio del Senato il nuovo emendamento del governo alla Manovra con le misure per le imprese che avrebbero dovuto confluire in un decreto a parte. Nel provvedimento ci sono le risorse per i crediti d’imposta Transizione 5.0 e Zes, le misure sul Tfr, tra cui l‘adesione automatica alla previdenza complementare per i neo assunti, il contributo da 1,3 miliardi a carico delle assicurazioni, le risorse per il Piano casa e il rifinanziamento degli stanziamenti relativi al Ponte sullo Stretto di Messina, dopo le ultime decisioni della Corte dei Conti.
Giorgetti al Senato: “Dimissioni? Ciò che conta è il risultato finale”
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è arrivato in Senato durante l’esame della commissione Bilancio. Il ministro si è presentato nell’ufficio del presidente della commissione Nicola Calandrini. A chi gli ha chiesto se abbia pensato alle dimissioni in questo periodo di tensioni (il ministro è stato attaccato anche dal suo stesso partito per le scelte adottate sul piano pensionistico, norme poi ritirate ndr), Giorgetti ha replicato: “È la ventinovesima legge di bilancio che faccio e so perfettamente come funziona, c’è un Parlamento, una commissione e le proposte del governo. A me interessa il prodotto finale: crediamo di aver fatto delle cose giuste, di lavorare bene nell’interesse degli italiani”.
