Chiaiano, discarica e veleni. Boss pentiti vs Luigi Cesaro: “Poteva fare meglio”

di Gianluca Pace
Pubblicato il 6 Marzo 2014 - 12:30 OLTRE 6 MESI FA
Chiaiano,  "Jatevenne day" del 2008

Chiaiano, “Jatevenne day” del 2008

NAPOLI – Era il 2008, l’Italia, i Tg e il mondo scoprivano l’emergenza rifiuti a Napoli. Il governo Berlusconi decise di nominare Guido Bertolaso come commissario straordinario. Con l’aiuto dell’esercito furono scelti dei siti, delle aree di smaltimento, tra queste la cava di Chiaiano, attiva dal 2009 al 2011.

“Chiaiano sarà la discarica più sicura del mondo” diceva Bertolaso ai cittadini contrari alla realizzazione della discarica, ora, dopo sei anni, il racconto è un altro. Ieri l’arresto di 17 persone.  Tra gli arrestati anche l’imprenditore Giuseppe Carandente Tartaglia che, secondo l’accusa, ha avuto legami con i clan Nuvoletta, Mallardo, Polverino e, soprattutto, con la fazione Zagaria del clan dei Casalesi.

Secondo la procura di Napoli – pm Marco Del Gaudio e Antonello Ardituro, coordinati dagli aggiunti Francesco Greco e Giovanni Melillo – la discarica di Chiaiano, fortemente voluta dal governo Berlusconi nel 2008, fu realizzata e gestita da imprese legate al crimine organizzato (fonte Fatto Quotidiano).

I reati contestati dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli ai 17 destinatari dei provvedimenti sono, a vario titolo, associazione a delinquere di stampo camorristico, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, truffa, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, con l’aggravante di avere agevolato la fazione Zagaria del clan dei Casalesi.

“I lavori di realizzazione dell’invaso della discarica di Chiaiano sono stati effettuati in violazione degli obblighi contrattuali e in difformità dal progetto approvato, utilizzando materiale non idoneo allo scopo, quale argilla proveniente da cava non autorizzata o argilla mista a terreno” si legge tra le carte. E tra gli indagati figurano anche due tenenti colonnelli dell’Esercito in qualità di componenti della commissione di collaudo.

Luigi Cesaro.

Luigi Cesaro (non indagato nell’inchiesta), meglio conosciuto come Giggino ‘a Purpetta, già arrestato nel 1984 e poi assolto (da Corrado Carnevale, l’Ammazzasentenze) per “convivenza” con Raffaele Cutolo, popolare soprattutto per il suo stentato italiano,  deputato di Forza Italia e già presidente della provincia di Napoli, è tra i nomi fatti, come riporta il Fatto Quotidiano, da due pentiti, come risulta dagli atti dell’inchiesta sulla discarica di Chiaiano.

Il racconto di Roberto Perrone, riportato dal Fatto Quotidiano:

I collaboratori di giustizia raccontano come i clan di zona, i Polverino, avessero dubbi sulla realizzazione dell’invaso, nonostante le ditte appaltatrici fossero longa manus, secondo la Procura, del crimine organizzato, in particolare del clan Zagaria. In questo contesto spuntano le dichiarazioni sui Cesaro. Roberto Perrone, detto “Paperone”, è in manette dal 3 maggio 2011. Era il capozona del clan Polverino a Quarto (Napoli). Sentito dagli inquirenti l’ 8 settembre 2011, Perrone spiega che la camorra locale non era affatto contenta dell’apertura dell’invaso nella periferia di Napoli. Fino a chiederne ‘ conto ’ alla famiglia Cesaro. “Indipendentemente dai rapporti e dagli interessi di Polverino con Carandente (tra gli arrestati per la discarica di Chiaiano, titolare della ditta di subappalto, ndr), Peppe Polverino non fu per niente contento dell’apertura di quella discarica perché essa andava a deprezzare l’intera zona da Marano (Napoli) fino ai Camaldoli, in cui Polverino stesso aveva enormi interessi economici soprattutto nell’edilizia…”. Perrone circostanzia l’ostilità dei Polverino verso la discarica: “Posso dire questo ricordando un episodio: l’incontro avvenuto il Natale scorso tra Peppe Polverino e il cugino Toratti, ossia Salvatore Polverino, in cui si parlava del P. I. P. di Marano e del fatto che Raffaele Cesaro, fratello del Presidente della Provincia Luigi Cesaro, non aveva adempiuto puntualmente all’impegno, consegnando al Polverino la somma di un milione di euro. In quell’occasione Polverino apostrofò malamente Raffaele Cesaro e il fratello Luigi, proprio ricordando il fatto che l’apertura della discarica aveva portato danno al clan e che essi, evidentemente, non lo avevano impedito”.

Il racconto di Giuliano Pirozzi, sempre dal Fatto Quotidiano:

“Dal punto di vista politico (Dell’Aquila) aveva un rapporto preferenziale con Luigi Cesaro e con i suoi rappresentanti politici nell’amministrazione provinciale; inoltre, aveva rapporti imprenditoriali con i fratelli di Luigi Cesaro in quanto i fratelli di Antonio Dell’Aquila sono costruttori che hanno svolto affari con il gruppo Cesaro”. Antonio Dell’Aquila, tra l’altro, è anche cugino del boss Giuseppe Dell’Aquila, detto Peppe ‘ o ciuccio. Perrone e Pirozzi vanno ad aggiungersi al frastagliato arcipelago dei collaboratori di giustizia che hanno parlato di ‘ Giggino ‘ a Purpetta ’, capeggiati da Gaetano Vassallo, il ministro dei rifiuti del clan dei Casalesi e da Luigi Guida detto ‘ O Drink ’, reggente del clan Bidognetti prima del pentimento. Cesaro si è sempre difeso ribadendo la sua estraneità alle contestazioni smentendo ogni tipo di relazioni e incontro.

L’italiano stentato di Luigi Cesaro, via YouTube

Chiaiano, l’incontro con Bertolaso:

Il documentario Biutiful Cauntri:

Berlusconi e il CDM a Napoli: