Caso Claps, secondo i magistrati a Restivo furono assicurate “ferree coperture dalla famiglia”

Pubblicato il 3 Agosto 2010 - 15:25 OLTRE 6 MESI FA

Elisa Claps

Sospettato dell’omicidio della studentessa potentina Elisa Claps, Danilo Restivo, di 38 anni, ha potuto a lungo farla franca “anche in virtù di ferree coperture che in ambito familiare gli sono sempre state assicurate”.

E’ quanto scrivono i pubblici ministeri di Salerno Rosa Volpe e Luigi D’Alessio  nel decreto con il quale hanno disposto la perquisizione dell’abitazione dei genitori di Restivo, Maurizio e Maria Rosa Fontana, eseguita a Casa Santa di Erice (Trapani) il 27 luglio scorso dalla polizia.

Nel provvedimento, di tre pagine, sono indicati “i gravi indizi di reità ” in base ai quali la Procura di Salerno sospetta che Danilo Restivo sia il responsabile dell’omicidio di Elisa Claps.

Gli inquirenti scrivono che la studentessa potentina “il giorno 12 settembre 1993, in cui scomparve, ha da ultimo incontrato proprio l’indagato nei locali della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza”. La giovane Elisa – aggiungono i magistrati – “da quel giorno non è stata più vista sino al 17 marzo 2010, allorquando i suoi resti mortali sono stati rinvenuti occultati nei locali del sottotetto della Chiesa dove da ultimo Danilo Restivo ebbe ad incontrala”.

Inoltre – scrivono i pm – ” i primi accertamenti sui resti del cadavere di Elisa consentono di ricondurre ulteriormente il fatto delittuoso all’indagato avuto riguardo alle condizioni del cadavere e, in particolare, essendosi accertato che la vittima subì il taglio di ciocche di capelli, pratica cui era aduso il Restivo”, sulle cui abitudini e “sull’interesse che il medesimo nutriva per la giovane vittima” sono state acquisite “numerose testimonianze”.

Infine il riferimento alle “coperture familiari” ricevute da Restivo: “Risulta acquisito agli atti – scrivono i pm Volpe e D’Alessio – che l’indagato è riuscito a sottrarsi nel corso degli anni alle indagini anche in virtù delle ferree coperture che in ambito familiare gli sono state sempre assicurate, sia mediante l’allontanamento da Potenza, prima per varie località italiane e poi per l’Inghilterra, sia mediante l’utilizzo di sistemi di comunicazione estremamente riservati”.

Nel corso della perquisizione, eseguita dalla Squadra Mobile di Potenza, dalla Dia di Salerno e dalla Polizia postale, sono stati sequestrati ai coniugi Restivo numerosi supporti informatici – che già in questi giorni sono oggetto di esame – ed anche lettere scritte da Danilo ai genitori e alla sorella. Sono stati anche acquisiti appunti legati all’interesse dei genitori per la vicenda processuale del figlio, compresa una piantina della Chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Danilo Restivo, che da alcuni anni si è trasferito in Gran Bretagna, è detenuto dal maggio scorso nel Regno Unito perché sospettato di un altro delitto, quello della sarta inglese Heather Barnett, per il quale sarà processato a partire dal 24 settembre. Nei suoi riguardi la magistratura di Salerno ha emesso un mandato di arresto europeo per l’omicidio di Elisa Claps.

I genitori di Danilo Restivo – a lungo residenti a Potenza e da alcuni anni trasferitisi in Sicilia, loro terra d’origine – hanno sempre mantenuto in pubblico un atteggiamento schivo e composto: non hanno quasi mai rilasciato interviste, ma sono sempre stati premurosi nei riguardi del loro figlio Danilo, travolto da subito da sospetti inquietanti legati alla scomparsa di Elisa Claps. E anche ora continuano a seguire le sue vicende. Il padre Maurizio, ex direttore della Biblioteca Nazionale di Potenza, ha assistito in silenzio alla maggior parte delle udienze del processo per false dichiarazioni al pm subito dal figlio nella seconda metà degli anni Novanta, e pure in silenzio ha incassato le accuse, più mormorate che esplicite, di essersi adoperato per far guadagnare l’impunità al figlio.

In questo contesto, dopo una lunga e complessa inchiesta, gli stessi pubblici ministeri di Salerno che oggi indagano sul caso Claps conclusero nel 2001 per la “mancanza di riscontri” e la “completa infondatezza” delle dichiarazioni di un pentito (poi processato per calunnia) il quale ipotizzò una corruzione da parte di Maurizio Restivo nei riguardi di Michele Cannizzaro, marito del ex pm Felicia Genovese, allora titolare a Potenza del caso Claps, perché l’inchiesta fosse insabbiata.

La vicenda fu archiviata dal gip di Salerno, che fece proprie le conclusioni della Procura, e ora non è neppure citata tra le “ferree coperture” che – secondo i pm – la famiglia avrebbe assicurato a Danilo Restivo. Al di là delle decisioni dei Restivo di allontanare Danilo da Potenza, gli inquirenti, tuttavia, continuano a dar rilievo ad almeno due particolari: un colloquio a quattr’occhi avvenuto tra padre e figlio, in casa Restivo, nelle ore immediatamente successive alla scomparsa di Elisa Claps; ed il rifiuto della famiglia, il giorno successivo, di consegnare alla polizia gli abiti (mai sequestrati) che il loro figlio indossava quel 12 settembre 1993 e che erano macchiati di sangue perché – disse Danilo – egli si era ferito ad una mano cadendo in un cantiere di scale mobili in costruzione.