Concorso Magistratura, perquisizioni choc: “Dottoressa, si cali le mutande”

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Febbraio 2018 - 00:37 OLTRE 6 MESI FA
Cristiana Sani denuncia le perquisizioni subite al Concorso per Magistrati. Le hanno chiesto di calare le mutande

Concorso Magistratura, perquisizioni choc: “Dottoressa, si cali le mutande”

ROMA – “Dottoressa, avanti! Si cali le mutande”. E’ il racconto choc di Cristiana Sani, 30 anni, concorsista all’ultima selezione per magistrati, che si è tenuta a Roma dal 20 al 26 gennaio. Tornata a casa dopo l’estenuante prova, la giovane ha denunciato sulla sua pagina Facebook le perquisizioni subite e il clima intimidatorio che si respirava alla nuova Fiera di Roma.

“Agli scritti del concorso di Magistratura – inizia il racconto – succede che alcune agenti della Polizia penitenziaria decidano improvvisamente (senza alcun indizio e indistintamente) di rinchiudere una concorsista alla volta in un angolo del bagno e perquisirla”.

E’ capitato anche a lei, che a Massa Carrara è volontaria in un centro antiviolenza. Cristiana racconta di essere stata oggetto di perquisizioni a dir poco umilianti, da parte degli agenti della Polizia Penitenziaria.

“La perquisizione richiede di togliersi la maglia, allentare il reggiseno, calarsi i pantaloni. E tirarsi giù le mutande”, scrive la giovane. “Dottoressa, avanti! Si cali le mutande. Ancora più giù, faccia quasi per togliersele e si giri. Cos’è? Ha il ciclo, che non se le vuole tirare giù?!”.

Una “violenza”, come la definisce la stessa avvocatessa. “Questo è quello che oggi è successo a me e ad altre mie colleghe. Ed ha solo un nome: VIOLENZA”.

Il suo post su Facebook ha suscitato reazioni di indignazione e sdegno. E il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha richiesto alla Commissione esaminatrice e al Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo, una relazione dettagliata sulle istruzioni impartite e sul concreto svolgimento dei controlli nei giorni delle prove.

Dopo la denuncia su Facebook, la giovane è tornata a parlare della vicenda, pubblicando un secondo post più dettagliato.

“Ero in fila per il bagno delle donne. Arrivano dei poliziotti penitenziari e invitano le ragazze dietro di me ad andare piuttosto ai bagni esterni. Le colleghe dietro di me si rifiutano, giustamente, perché era quasi il loro turno e già avevano fatto 20 min di fila (fare la fila in bagno significa perdere tempo prezioso per la stesura della prova scritta). In maniera molto tranquilla hanno spiegato che non avrebbero voluto perdere altro tempo a fare un’altra fila.

Il poliziotto (oltre a frasi del tipo: “Vi faccio passare dei guai”, “Allora ti lascio cintura e pistola e lo fai te il mio lavoro”) va a chiamare due colleghe poliziotte, le quali si avvicinano alla nostra fila, dicendo: “Non vogliono andare fuori che hanno freddo?! Lasciatele stare qui che le riscaldiamo noi!”

E iniziano a perquisire una ad una le ragazze in fila. Me compresa.
Io lì per lì non ho capito quello che stesse succedendo, non me lo aspettavo, visto che durante le due giornate precedenti non avevo avuto esperienze simili.

Capisco che c’è un problema nel momento in cui una ragazza esce dal bagno piangendo. Tocca a me e loro mi dicono di mettermi nell’angolo (non del bagno, ma del corridoio, con loro due davanti che mi fanno da paravento) per la perquisizione. Non mi mettono le mani addosso, sono sincera.

Mi fanno tirare su maglia e canotta, davanti e dietro. Mi fanno slacciare il reggiseno. Poi giù i pantaloni. Ma la cosa scioccante è stata quando mi hanno chiesto di tirare giù le mutande.Io mi stavo vergognando come la Peggiore delle criminali e le ho tirate giù di mezzo millimetro. E loro mi hanno risposto quello che ho scritto, sul ciclo e bla bla bla.
Mi sono rifiutata, rivestita e tornata al mio posto ma ero allibita.

Questo è quello a cui ho assistito, niente di più e niente di meno.

“Non mi sono stati trovati addosso né bigliettini né altro. Se avessi avuto qualcosa nascosto nelle mutande mi avrebbero espulso all’istante. Invece ho concluso il concorso e ho un attestato che prova la mia regolare partecipazione”, ha precisato.

Cristiana Sani ha inoltre annunciato di aver “preparato un esposto al Csm e alla Procura. Purtroppo so che diverse altre candidate hanno subito gli stessi abusi. Ma tutto questo non spegnerà il mio sogno di diventare magistrato. Proprio per difendere le donne”, ha concluso.

In un’articolo apparso su Repubblica Roma, a firma di Francesco Salvatore, è riportata però una diversa tesi da parte del ministero sull’accaduto: “Fonti ministeriali, però, dicono che la realtà è un’altra: Sani, dopo ripetuti andirivieni dalla sala verso il bagno, che avevano insospettito gli agenti, è stata sì perquisita e le sono stati trovati addosso alcuni bigliettini; per questo è stata espulsa dal concorso”.